Ribassi troppo alti negli appalti, maggiori costi di gestione e le piccole e medie imprese edili e di movimentazione terra boccheggiano e, in alcuni casi, chiudono. È la fotografia di cosa succede in Sicilia e del quale si parlerà domani a Caltanissetta durante un incontro del Comitato regionale appaltatori. Ci sarà anche Giuseppe Tamburello, 63 anni, di Partanna, un imprenditore di movimentazione terra ed edile le cui aziende si trovano ora in difficoltà. Mutui da pagare per l’acquisto di mezzi, poco lavoro e appalti ai quali, quasi quasi, non conviene più partecipare: «I ribassi sono troppo alti e spesso chi partecipa lo fa per disperazione», ammette Tamburello. È uno spaccato preoccupante quello che emerge dalle piccole e medie imprese in Sicilia. E la storia delle aziende Tamburello è emblematica.

«Io ho iniziato seguendo le orme di mio padre che si occupava di movimentazione terra in agricoltura – spiega Giusepppe Tamburello – poi negli anni ’80 con mio fratello abbiamo costituito la prima società». Ai mezzi già di proprietà se ne aggiungono altri, acquistano escavatori, camion, pale meccaniche. Ci sono i bandi di gara e partecipano aggiudicandosi gli appalti. Lavorano bene con l’Eas (oggi Siciliacque), l’azienda cresce e da lavoro. Giuseppe Tamburello vede crescere il figlio Francesco e così costituisce la “CGT costruzioni”. Dal 2009 al 2022 lavorano nell’edilizia privata. «Da imprenditore compro altri mezzi, così penso di ingrandire l’impresa e acquisto anche un terreno di quasi 35 mila metri quadri. Ci sono, quindi, le rate del leasing da pagare, inizio ma, nel frattempo, il lavoro viene meno e mi trovo in difficoltà».

Tamburello ha oggi un parco macchine per la movimentazione terra che in tanti lo invidiano ma, la maggior parte dei mezzi è fermo. Attualmente sono 24 gli operai che lavorano, «li pago regolarmente, seppur spesso a me non rimane nulla in tasca», ammette. A conti fatti, spiega Tamburello, «mi ritrovo oggi con 1,5 milioni di debiti tra leasing e mutui», una situazione difficile che lo porta in sofferenza. Ma quello che succede per la sua azienda è fotocopia di tante altre realtà piccole e medie in Sicilia (in Italia sono 4,7 milioni le piccole e medie imprese). «C’è chi, colto dalla disperazione, inizia a vendere i mezzi – dice Tamburello – ma, alla fine, li svende per recuperare qualcosa, ogni giorno facciamo i conti con le cose da pagare». Intanto, come fa Tamburello, l’impegno è quello di resistere seppur con le difficoltà: «La speranza è sempre quella che i tempi cambino e possiamo affrontare un futuro diverso di crescita e di benessere per le nostre aziende», conclude Tamburello.

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