Gianmaria Sannino è climatologo dell’Enea. Le sue attività principali sono legate allo studio degli oceani, allo sviluppo di modelli climatici e alla valutazione del potenziale energetico delle maree e delle onde oceaniche. Su questi temi è autore/coautore di oltre 70 pubblicazioni su riviste, libri e proceeding internazionali peer-review.
Dottor Sannino, dopo l’ultimo disastro verificatosi in Emilia-Romagna dobbiamo preoccuparci?
«Sì, nel senso che quello che è successo in quei territori è esattamente quello che può capitare sempre più spesso in Italia. Il tipico clima che potremo aspettarci sempre con maggiore frequenza, caratterizzato da periodi di siccità lunghissimi alternati a piogge intense. Si tratta di situazioni che non sono affatto favorevoli né per le ragioni di sicurezza, né per l’attività agricola».
Quali sono i fattori che scatenano questi rovesci così disastrosi?
«Fondamentalmente sono due i meccanismi più importanti legati al riscaldamento globale. Il primo è questo: oggi registriamo un’atmosfera più calda rispetto a quella di 100 anni fa, che contiene una maggiore quantità di umidità. Questo significa più acqua, quindi quando piove lo fa con una maggiore intensità. Il secondo elemento è dato dalla destabilizzazione della circolazione atmosferica globale, che localmente si traduce in situazioni meteo anche estreme».
Assistiamo sempre più a stagioni davvero strane: inverni meno rigidi e poi piogge temporalesche in altre stagioni che dovrebbero essere calde. Come l’uomo può contribuire affinché la situazione non peggiori?
«Il nostro clima lo abbiamo già modificato. Quello che possiamo fare è evitare di andare molto al di là, contribuendo a “gestire” il clima. Dobbiamo essere consapevoli che non potremo tornare al clima che avevamo decenni addietro. Oggi, dunque, cosa possiamo fare affinché il clima cambi ancora? A oggi abbiamo già superato 1,2 gradi di riscaldamento globale e, certamente dobbiamo limitarlo a 2 gradi. Abbiamo già superato 1,2 a livello globale. Per evitare di andare oltre i 2 gradi entro il 2050 dovremo diventare un pianeta a neutralità carbonica. Dobbiamo riuscire a fronteggiare un clima troppo difficile da gestire e questo lo possiamo fare con interventi mirati. Ad esempio, sono tanti i settori produttivi che emettono anidride carbonica nell’aria. E lo stesso cittadino può agire su alcune cose. Come, ad esempio, ottimizzare gli spostamenti e investire nell’efficientamento energetico. Utilizzare elettrodomestici sempre più performanti dal punto di vista energetico, ma anche modificare la nostra dieta quotidiana. Sembrano piccole cose, ma sono determinanti. Un clima migliore fa bene a chi ci abita sulla Terra. Dobbiamo anche cambiare il modo di pensare in un’ottica di sostenibilità energetica. Il futuro che ci attende è un futuro di vero cambiamento in tutti i sensi».
AUTORE. Max Firreri