Clima e vegetazione ideali e lontani dal centro abitato e un invaso pescoso sono le condizioni ottimali di un habitat che hanno fatto decidere a un falco pescatore di fermarsi, ormai da un mese e mezzo, nell’area della diga Trinità di Delia invece di dirigersi verso l’Africa per svernare.
Il volatile, monitorato attraverso un gps, è nato, così come altri tre falchetti, a maggio nel parco naturale della Maremma e da lì si è fermato a castelvetrano.
Un altro dei nostri piccoli falchi pescatori – dice Giampiero Sammuri, presidente del parco arcipelago toscano – è stato localizzato nella zona di Siracusa, un altro è volato in Algeria e con il quarto abbiamo perduto i contatti.
È dal 2006 che i parchi di Maremma e Corsica in un primo tempo e poi anche dell’arcipelago toscano, con il contributo dell’Università francese di Montpellier e Legambiente, si adoperano per riportare questi volatili in Italia dove dopo 46 anni la prima coppia si è riprodotta nel 2011. Il fatto che uno da circa un mese e mezzo si sia fermato nell’area della diga ci ha stupiti e ci ha colpito il fatto che i volontari di Legambiente ne abbiano monitorato altri due oltre al nostro
Il circolo Crimisi di Legambiente, di cui è presidente Giuseppe Salluzzo, anche in passato aveva rilevato la presenza di falchi pescatori nella zona della diga dove è stata registrata pure una colonia di cicogne.
A castelvetrano – conclude Stefano Raimondi, dell’ufficio aree protette di Legambiente – l’area di Trinità di Delia è tranquilla, per questa ragione il falco pescatore invece che andare in Africa a svernare ha trovato rifugio lì
Margherita Leggio
per La Sicilia
Evidentemente Stefano Raimondi non frequenta assiduamente la diga della Trinità. L’avrà praticata in occasione dell’iniziale monitoraggio del giovane Pandion haliaetus (falco pescatore). La diga, infatti, anche se distante dalla città di Castelvetrano, registra una smodata pressione antropica (lecita ed illecita). Potrebbe essere normale che un cittadino comune non vi faccia caso, ma Legambiente? Il comprensorio della diga è dal 2003 che è interessato dalla nidificazione regolare di Ciconia ciconia (cicogna bianca), quindi, è normale che vi possano essere osservati gruppi di cicogne bianche che ad oggi hanno lasciato contare fino ad un massimo di 103 individui (15/8/2008). Il monitoraggio dei cosiddetti rapaci, attraverso i collegamenti satellitari, è prassi ormai nota. In Sicilia si è iniziato con i capovaccai, Neophron percnopterus. La diga va protetta per le sue qualità biotiche e abiotiche (non tanto per gli esperimenti che si compiono su animali muniti di segnalatori) e per il fatto che si trova al centro di un’interessantissima rotta migratoria, acclarata anche dal compianto Angelo D’Arrigo (in deltaplano), quando custode dell’invaso era il compianto Ettore Falco.