Un tempietto, di due terzi la grandezza del tempio R, a pianta rettangolare e priva di colonne. E poi ancora una serie di sale per banchetti rituali lungo il limite nord del tempio C. Sono questi i risultati straordinari a conclusione della campagna di scavi dell’Institute of Fine Arts (New York University) e dell’Università degli Studi di Milano, in convenzione con il Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria. Per quasi 40 giorni hanno scavato nell’area dell’Acropoli sessanta tra collaboratori e studenti portando alla luce tracce dell’antica città di Selinunte sinora non esplorate. L’area del Santuario a nord del tempio C è una delle zone che sono state battute da archeologici e studenti. Numerosi sono gli edifici legati alla vita dell’area sacra tra età arcaica e classica, scavati solamente nella prima metà del Novecento e poi non più esplorate. «È chiaro che il settore nord del grande santuario urbano avesse una funzione rituale e un carattere monumentale assai superiore rispetto a quanto ipotizzato finora e si spera che le ricerche dei prossimi anni possano permettere di comprendere meglio quest’area in tutta la sua ricchezza originaria», spiega Clemente Marconi a capo della missione.
La missione di scavi ha interessato nuovamente quest’anno la cella del tempio R, già scavata lo scorso anno. Dai materiali estratti è stata confermata la cronologia del cantiere del tempio R, la cui costruzione corrisponde cronologicamente al momento di transizione tra il Corinzio Medio e il Corinzio Tardo (580-570 a.C.). Lo scavo del 2024 ha inoltre permesso di documentare per la prima volta un rifacimento del cavo di fondazione in corrispondenza dell’angolo nord-est del tempio R. Durante lo scavo è stata rinvenuta una profonda buca di palo e una cuspide di lancia in ferro deposta in associazione ad abbondanti resti faunistici. Lo scavo di quest’anno ha poi permesso di identificare strati pertinenti al primo cinquantennio di vita dell’insediamento di Selinunte (630-570 a.C.), contribuendo nuovi dati di indubbia rilevanza.
Un gruppo di archeologi ha anche scavato la porzione occidentale del naos e del limite est dell’adyton all’interno del tempio R. È stato possibile documentare due fasi distinte: la prima corrispondente a interventi di scavo moderni (a opera di Biagio Pace negli anni ’20 del secolo scorso) e la seconda corrispondente alla porzione superiore del livellamento di età ellenistica (300 a.C. circa, come confermato dal rinvenimento di una moneta in bronzo). Al centro dell’area è stato rinvenuto un pozzo circolare, scavato per la profondità di 2,95 m, che conferma la presenza di acqua in questo settore dell’Acropoli. Il pozzo con ogni probabilità è stato realizzato e riempito in età ellenistica. All’interno del pozzo sono stati rinvenuti diversi strati di riempimento distinti, con strati sabbiosi alternati a strati argillosi.
«Le attività di ricerca effettuate in questa zona – dice l’assessore ai beni culturali e all’identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato – riservano sempre nuove scoperte e in questo caso si tratta di rinvenimenti di grande valore. In autunno, quando riprenderanno le attività, avremo dettagli più chiari sulla portata del ritrovamento».
AUTORE. Redazione