Nel comune quotidiano l’olio d’oliva, che in questo periodo si produce dalle nostre parti dove primeggia la cultivar Nocellara del Belìce, lo si lega, per lo più alla cucina. Tra tutti i popoli nel mondo è riconosciuto come elemento base per centinaia di pietanze. Ma l’olio extra vergine d’oliva è anche simbolo purezza, di avvicinamento, di legami forti e durevoli come le sue caratteristiche chimiche. Donare un olio EVO vuol dire innanzitutto regalare una grande ricchezza e augurare gioia, prosperità e pace. Con questo significato anche quest’anno l’oleificio Asaro di Partanna ha rinnovato una tradizione che, a sentir loro, viene rinnovata da decenni. Nella sala dove gli agricoltori attendono che dalle centrifughe esca il frutto delle loro fatiche, hanno posizionato tre fusti dove ognuno può donare una quantità a piacere d’olio. Due vanno al Santuario della Madonna della Libera, uno, invece, serve per gli ospiti di una comunità per minori e di una casa per ragazze madri a Partanna. La presenza di quei tre fusti non passa inosservata ai tanti agricoltori che in questo periodo frequentano l’oleificio. E in molti si sono avvicinati per curiosare. Dopo aver letto a chi veniva regalato l’olio, decine di agricoltori hanno deciso di donare una parte della loro produzione.
L’olio extra vergine d’oliva, dunque, col gesto compiuto dentro l’oleificio Asaro diventa così anche elemento di fraternità e aiuto. Dal punto di vista scientifico l’extravergine sale in cattedra per le sue proprietà: è una miniera di antiossidanti tra cui la vitamina E, il tocoferolo e diversi composti fenolici. Tutte molecole in grado di difendere il nostro corpo dall’invecchiamento precoce attraverso la lotta ai radicali liberi. Poi, nella Chiesa, è anche simbolo dello Spirito Santo: c’è nel Battesimo, nella Cresima, nella consacrazione dei sacerdoti, dei Vescovi e delle chiese, e c’è l’unzione degli infermi. Serve altro per capire che valore ha il nostro EVO?
AUTORE. Max Firreri