Alla bretella della Sp51 che conduce all’area archeologica delle Cave di Cusa, a Campobello di Mazara, sarà apportata una modifica sulla sede stradale. È quanto contenuto nel nuovo progetto del Libero Consorzio dei Comuni della provincia che ha pensato di realizzare (il progetto è firmato dal geometra Giovan Battista Culcasi) dopo che, da più parti, sono arrivate critiche sull’attuale sede stradale fatta di lastre di pietra e praticata da poche auto e pullman. I 650 metri da risistemare congiungono la SP51 all’ingresso del baglio Florio e dell’area archeologica, un sito d’interesse culturale che “sconta” anche un accesso difficile per via della sede stradale sconnessa. Da qui l’idea dell’ex Provincia di apportare una modifica, ossia scavare due fasce carrabili (a misura d’auto e non di pullman) per il passaggio mezzi sul pavimento esistente. Un intervento di 390 mila euro che dovrà consentire anche la sistemazione dei lampioni in ghisa oggi fuori uso.

Il progetto, così per com’è, viene però contestato dal Club Unesco di Castelvetrano che, d’accordo col sindaco di Campobello di Mazara Giuseppe Castiglione, ha chiesto al Libero Consorzio provinciale la convocazione di una conferenza di servizio: «La nostra proposta che avremmo voluto condividere con i tecnici e la Soprintendenza ai beni culturali è quella della posa di una resina trasparente livellante sull’intera sede stradale, con un investimento molto più economico rispetto a quello previsto nel progetto delle fasce carrabili», spiega Nicola Miceli del Club che contesta il progetto a firma di Culcasi. Alla richiesta di convocazione però, al momento, nessuno ha mai risposto. Intanto il progetto del Libero Consorzio è esecutivo e ha già ottenuto il parere positivo della Soprintendenza ai beni culturali. E dall’Ufficio tecnico del Consorzio assicurano che entro fine mese verrà bandita la gara d’appalto. «Io ho chiesto agli Uffici del Libero Consorzio che il progetto andava valutato congiuntamente – ha ribadito il sindaco Giuseppe Castiglione – ma hanno risposto che era stato già sottoposto alla Soprintendenza ai beni culturali di Trapani, facendo così fuori da un tavolo di discussione il Comune».

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