«Il mio augurio è quello che questa città sia pulita». Chissà cosa voleva dire Caterina Leggio, moglie dell’ex sindaco Vito Lipari, che se ne è andata il 15 agosto scorso a 82 anni. Quelle parole furono pronunciate dalla vedova a un ex amministratore di qualche anno addietro e in quelle due parole «città pulita» c’era, probabilmente, il sogno di una donna castelvetranese che voleva una Castelvetrano non corrotta e senza poteri forti. La signora Leggio è morta per le complicanze di un male che, in prima battuta, anni addietro, aveva vinto ma poi è riapparso. Quella della signora Leggio è stata una vita segnata dalla morte violenta per mano mafiosa del marito Vito Lipari avvenuta il 13 agosto 1980, dopo la sua rielezione a sindaco. Da allora si è chiusa in un silenzio assordante e, anche quando i tre figli sono diventati grandi, con non poche difficoltà ha raccontato quel che successe nel 1980.

Ma la vita di Caterina Leggio è bene leggerla anche per il volontariato gratuito che ha donato, forse come sfogo per un dolore difficile da accettare. Fu la prima a organizzare la vendita delle azalee in piazza a Castelvetrano per la raccolta fondi AIRC, si è impegnata nella Fidapa e da quasi vent’anni ha indossato i panni di volontaria nella Croce Rossa Italiana: «La tua sensibilità era un dono raro che usavi con delicatezza per sostenere chiunque avesse bisogno di conforto, di una parola gentile, di un abbraccio sincero – la ricorda il presidente del Comitato di Castelvetrano Giuseppe Cardinale – la tua umiltà, unita alla tua esperienza, ci ha insegnato che la vera grandezza non sta nell’autorità o nel farsi valere, ma nel tendere la mano con semplicità e rispetto». «Mia mamma, prima di chiudere gli occhi, ha chiesto di mio padre – dice il figlio Francesco Lipari – e allora mi piace ricordare cosa, insieme a mio papà, si preoccuparono per la loro città intervenendo nelle zone dove bisognava intervenire. Nei quartieri della sua città, della nostra città».

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