Un bene confiscato alla mafia, lungi dall’essere venduto, è stato invece consegnato al presidio di Libera Castelvetrano. Sarà la nuova sede ufficiale dell’associazione che l’ha subito intitolata a Giuseppe e Salvatore Asta, i fratellini di Margherita Asta (presidente provinciale di Libera) che hanno perso la vita nella strage di Pizzolungo.

È per questa occasione che il presidio locale di Libera ha ospitato Don Ciotti, il magistrato Antonio Ingroia, il questore Giuseppe Gualtieri, il giornalista Rino Giacalone e la stessa margherita Asta.

Abbiamo intervistato don Ciotti (nel video) e seguito gli interessanti temi affrontati nel dibattito, dall’informazione alla giustizia, dalla cultura della legalità ai problemi delle forze di Polizia.

Le dichiarazioni di Antonio Ingroia sono apparse di una sensatezza disarmante: “Questo clima non fa bene alle istituzioni, con questo costante attacco ai fronti della magistratura. Va accolto l’appello del Capo dello Stato ad un maggior rispetto reciproco. Quello che occorre sono invece delle reali riforme per rendere la giustizia più rapida e più efficiente – ha proseguito Ingroia – anche se di interventi di questo tipo se ne avverte la mancanza. Purtroppo siamo di fronte ad una classe dirigente che ricerca per via legislativa la sua auto-assoluzione”.

Il magistrato ha parlato anche dell’importanza della società civile, sottolineando come i maggiori successi antimafia si siano realizzati quando si è riusciti a costruire un movimento dal basso per la legalità, la giustizia, la trasparenza e le regole: “Sono questi movimenti che possono aiutare Castelvetrano, Palermo, la Sicilia e l’Italia tutta ad aprire la porta della legalità, della verità e della giustizia”.

Incisiva anche Margherita Asta: “Noi qui siamo nella terra di Matteo Messina Denaro, ma anche nella terra di Teresa e dei soci di Libera che si impegnano per sconfiggere un sistema che ci tiene in ostaggio. Però molta gente a Castelvetrano è andata a chiedere il favore al signor Grigoli – ha continuato Margherita Asta – e allora ciascuno di noi forse ha il dovere di guardarsi allo specchio e chiedersi che cosa sta facendo. Io però devo davvero ringraziare per aver collegato la memoria e quindi la storia dei miei fratelli con l’impegno dei tanti castelvetranesi che hanno detto basta”.

Egidio Morici
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