“Grazie a questo importante progetto di ricerca condotto dai geomorfologi dell’Università di Camerino e giunto al primo anno, abbiamo verificato che intorno ai Templi di Selinunte esiste un quartiere molto importante, praticamente una nuova Pompei.
Attraverso scavi archeologici continuati nel tempo potremmo immaginare di portare alla luce il sistema di Selinunte. Una Selinunte immensa che non si limita solo ad essere una città grande che va oltre l’Acropoli ma addirittura invade anche gli spazi della Collina orientale e sicuramente anche della collina Occidentale in prossimità della Necropoli”.
Lo ha annunciato poco fa il Direttore del Parco Archeologico di Selinunte, Soprintendente ad Interim ai Beni Culturali di Trapani, Enrico Caruso, soffermandosi con i giornalisti giunti da tutto il mondo per la presentazione dello studio condotto dai geomorfologi sul sito archeologico di Selinunte.
Oggi l’arrivo di Vittorio Sgarbi. L’intera equipe di ricercatori italiani è guidata dal professore Gilberto Pambianchi, Ordinario di Geomorfologia presso l’Università di Camerino e Presidente Nazionale dei Geomorfologi Italiani.
“Abbiamo condotto ben 14 voli con drone sul quale abbiamo caricato una termo camera ad alta sensibilità termica ed abbiamo elaborato 150.000 immagini. Abbiamo coperto la registrazione di 1 Km quadrato di territorio corrispondente al Parco Archeologico di Selinunte. Emergono dalla termo camera delle anomalie termiche riscrivibili e riconducibili ad opere antropiche sepolte – ha dichiarato Fabio Pallotta, geoarcheologo, consulente dell’Università di Camerino e del Parco Archeologico di Selinunte – che oggi ad occhio nudo non si vedono ma sono ricoperte o da dune o da sedimenti che si sono depositati su queste vestigia. È quindi verosimile che la Polis di Selinunte sia stata molto più estesa e dotata di infrastrutture ben organizzate”.
I templi distrutti dai terremoti, ma questi terremoti sono stati generati da quale faglia?
“Selinunte nella sua storia millenaria ha subito due forti periodi con sequenze sismiche forti che hanno generato crolli diffusi nei Templi ed i crolli – ha affermato Pierantonio Pietropaolo, geologo dell’Università di Camerino – hanno avuto due direzioni preferenziali di crollo. Una tendenzialmente nell’allineamento Nord – Sud ed un’altra in direzione Est – Ovest. Questo è molto probabilmente legato a due sorgenti sismiche, a due faglie distinte e dunque l’interrogativo che pone questo studio è che in un’area come questa della Sicilia Occidentale noi abbiamo diverse sorgenti sismiche che possono aver generato i terremoti nella Città di Selinunte ma un’osservazione recente relativa alla sequenza sismica del 1968 del Belice, dopo la quale non si sono osservati i danni nelle strutture ricostruite, ci suggerisce che l’area sismo genetica del Belice non può essere considerata l’area sorgente dei due eventi sismici che nel 3- 4 Secolo prima e poi intoirno al sesto secolo d.C. hanno distrutto quasi interamente i Templi della Città di Selinunte”.
Ben 2700 anni fa c’era la via del commercio
“Abbiamo ricostruito che ben 2700 anni fa c’erano degli ampi Golfi sia ad Est che ad Ovest dell’Acropoli di Selinunte – ha dichiarato Marco Materazzi, geomorfologo dell’Università di Camerino – ed anche un ampio Golfo presente alla foce del Belice. Abbiamo anche visto che i fiumi non erano come li vediamo adesso ma avevano una dinamica diversa ed erano molto verosimilmente navigabili per diversi Km nell’entroterra, in particolare il Belice poteva essere navigabile per decine di Km e dunque poteva rappresentare sicuramente un asse viario molto importante sia a fini commerciali che per il trasporto di merci o di legname”.
Molte le campagne di scavo che hanno e stanno portando a risultati importanti nel Parco Archeologico di Selinunte
“Abbiamo trovato le tubature costruite dai greci ed attraverso le quali l’acqua arrivava nelle case. Abbiamo rinvenuto ambienti domestici destinati al culto come ad esempio altari cilindrici – ha concluso Enrico Caruso, Direttore del Parco – e la più antica raffigurazione di tutto il mondo greco di Hekate, personaggio di origine pre – indoeuropea che fu ripreso nella mitologia greca. Ecate o Hekate, regnava sui demoni malvagi, sulla notte, sulla luna. Quella rinvenuta a Selinunte è la più antica raffigurazione di tutto il mondo greco. Abbiamo rinvenuto anche vasi corinzi, oggetti ornamentali, statue ed addirittura un flauto sempre dell’epoca greca. Abbiamo ricostruito le case risalenti all’epoca classica ed ellenistica, dopo la distruzione del 409 a.C. Inoltre abbiamo ricostruito parzialmente la facciata del Tempio Y. Infatti abbiamo trovato alcuni elementi architettonici che appartenevano alla facciata e siamo riusciti parzialmente a ricostruirla. Si tratta del Tempio dorico, circondato da colonne, più antico tra quelli Selinuntini”.
Oggi – Mercoledì – 17 Gennaio ore 15 – immagini effettuate con termo camera – per la prima volta presentazione degli studi condotti dai ricercatori dell’Università di Camerino – interverrà : Vittorio Sgarbi – Baglio Florio – Parco Archeologico di Selinunte. Incontro aperto alla stampa.
Con Vittorio Sgarbi e Claudio Pettinari, Magnifico Rettore Università di Camerino .
Oggi la comunità scientifica. Interverranno : Vittorio Sgarbi – Critico d’arte e Assessore ai Beni Culturali della Regione Sicilia – Claudio Pettinari – Magnifico Rettore dell’Università di Camerino – Maria Elena Volpes – Dirigente Generale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana -Enrico Caruso – Direttore del Parco Archeologico di Selinunte. Oggi – Mercoledì 17 Gennaio, ore 15 – Baglio Florio – Parco Archeologico di Selinunte –
AUTORE. Redazione