La zona del quartiere Belvedere di Castelvetrano è disseminata di cave. Da queste cave, prima degli anni ’90, si estraevano i conci usati nell’edilizia. In seguito sono state riempite di sfabbricidi, batterie d’auto, eternit ed altro materiale inquinante. Alcuni rifiuti sono ricoperti di calce. Probabilmente, chi si occupava degli interramenti illegali era già allora consapevole della loro pericolosità.

In città c’è un comitato di quartiere che da tempo denuncia le discariche di eternit a cielo aperto, chiedendo alle istituzioni di intervenire con le bonifiche. Anche il prete della parrocchia, Don Meli, fa parte del comitato. E nel gennaio scorso aveva messo a disposizione i locali della chiesa per parlarne, invitando anche un oncologo, il dottor Gaspare Lipari, che ha fornito preziose informazioni sugli effetti nocivi alla salute che i vari tipi di rifiuti possono provocare. In quell’occasione si parlò anche delle cave, chiedendo interventi urgenti.
A metà aprile, l’Azienda Sanitaria Provinciale aveva risposto che, a causa della fitta vegetazione, non era stato possibile “svolgere l’accertamento richiesto nelle cave”.
Poi, più nulla.

Qualche giorno fa, siamo andati a dare un’occhiata alle zone interessate e, a parte i soliti rifiuti abbandonati da privati, sono emersi elementi che lasciano pensare ad un macroscopico sistema di sversamenti e interramenti illegali di varia natura che, nei primi anni novanta, “funzionava” a pieno ritmo.

Per riempire le cave (riferendoci soltanto a quelle che abbiamo avuto modo di identificare), sarebbero stati usati almeno 35 mila metri cubi di materiale. Una quantità che equivale a più di mille camion di grande capacità di carico.

Oggi, prima di costruire in quella zona, parchi per bambini e campetti di calcio, il buon senso suggerirebbe di dare un’occhiata più approfondita. “Fitta vegetazione” permettendo.

Egidio Morici
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