Durante il consiglio comunale di Castelvetrano dello scorso 30 gennaio, è stato approvato ad unanimità un atto di indirizzo per dire NO alle trivelle nel nostro territorio.
Venuti a conoscenza che la società Enel Longanesi Developments SRL (società posseduta da Enel Trade s.p.a.) ha avanzato richiesta alla Regione Siciliana per l’ottenimento di un permesso per la ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi sulla terra ferma, il massimo consenso civico di Castelvetrano ha deciso di esprimere il proprio dissenso al progetto denominato “Masseria Frisella”.
Ecco l’area interessata
per le immagini si ringrazia Antonino Barbera
Le motivazioni dell’atto di indirizzo sono:
- i danni alla salute causati inevitabilmente dall’ estrazione petrolifera con le sue tecniche
- la comprovata incompatibilità delle trivellazioni con il nostro territorio ad alto rischio sismico
- lo stravolgimento strutturale del nostro territorio a naturale vocazione turistica e agricola
- il rischio di inquinamento, oltre a quello dell’aria e del suolo, delle falde acquifere sotterranee
- la perdita da parte del cittadino di ogni sovranità sulla propria terra e della svalutazione dei propri immobili
Il permesso di ricerca richiesto da Enel Longanesi Developments SRL (società posseduta da Enel Trade s.p.a.) è molto esteso: 68.166 chilometri quadrati. Interessa i comuni siciliani di Montevago, Santa Margherita Belice, (Agrigento), Bisacquino, Campofiorito, Camporeale, Contessa Entellina, Corleone, Monreale, Partinico, Piana degli Albanesi, Roccamena,San Cipirello e San Giuseppe Jato (Palermo), Alcamo, Gibellina, Poggioreale e Salaparuta (Trapani).
Anche se l’area di Castelvetrano non sarebbe direttamente interessata il consiglio comunale di Castelvetrano ha deciso di opporsi al progetto rifiutando la logica del NIMBY, un acronimo che sta per Not In My Back Yard, ed indica un atteggiamento di rifiuto verso quelle opere pubbliche che si teme possano avere effetti negativi sull’ambiente. Chi segue la logica NIMBY, infatti, riconosce tali provvedimenti come necessari, ma non li vuole nel proprio territorio.
Con l’atto di indirizzo di oggi, Castelvetrano punta all’ambiente e alle tecnologie verdi.
AUTORE. Redazione
Sembra essere ritornati ai tempi dell’insediamento dello stabilimento Bertolino, in c/da Inchiapparo Mirabile, per il ricavo d’energia (come da normativa Ue) dalle biomasse o dalle coltivazioni alcoligene come, per esempio, alcune specie di sorgo o più di recente come la canna comune. Ora i politici locali con ENEL Longanesi, come fecero allora con la ditta Bertolino (per non rimanere spiazzati dal collega Nicola Asaro, se non vado errato allora coordinatore provinciale di Rifondazione Comunista, che per primo in quella ragione sociale vide un nemico da combattere) si contrappongono, in nome della tutela del territorio e dell’ambiente, alle nuove ricerche energetiche fossili. No! Grazie. Questi politici che si ricordano del territorio e dell’ambiente solo quando percepiscono che può innescarsi gazzarra (buona ai fini del consenso) su di un’ipresa dal nome eclatante, possono rappresentare loro stessi e chi si lascia trascinare dall’istinto. Il vero ambientalista, il naturalista radicato sul territorio, consci dell’educazione ambientale, sia del popolo siciliano che delle sue classi dirigenti, consci dello stato in cui versa il patrimonio naturale regionale (nonostante i parchi, le riserve e i miliardi spesi), consci dei rischi che possono cagionare le imprese più o meno inquinanti, più o meno insalubri, le trivelle, le draghe ed altro, non possono abboccare al richiamo delle sirene. Chiedo al Preside Fiordaliso di organizzare, presso l’Istituto che dirige, una conferenza sulla nuova ricerca di idrocarburi nel nostro territorio, in modo da potere esporre la qustione disinteressatamente, senza veli.
la bertolino voleva insediarsi a campobello di mazara e se ricordo male ciò provoco’la rivolta del paese e la denuncia e la destituzione del sindaco stallone..e castelvetrano non mosse un dito..come per i bidoni del belvedere e le lattine greche…
@ enzo sciabica mi scusi, con tutto rispetto, credo che non bisogna essere ambientalisti o naturalisti puri per comprendere che le trivelle nella valle del Belìce non c’entrano nulla. Basta riflettere sulle conseguenze. Quanto alla classe politica, sarebbe veramente il momento che abbandonasse l’idea di adorare il dio denaro e di pensare a come imbrogliare il popolo e cominciasse a mettere in atto tutte quelle politiche risparmiose (soldi spesi per nessuna utilità pubblica, ma per il loro tornaconto privato) in modo tale da lasciare ai cittadini volenterosi dei soldini da investire in attività pulite. La Sicilia è una regione a statuto speciale, è ora di applicarlo sul serio. Che vadano a cercare gli idrocarburi in continente, anzi no, che cominicino a sviluppare energie pulite. Forse meno redditizie, ma forse capaci di salvare l’ambiente.
Accolgo con vivo piacere la richiesta del dr. Sciabica di organizzare un convegno per affrontare bene la tematica, coinvolgendo anche gli studenti.
Mi auguro che possano intervenire anche degli esperti in materia di impatto ambientale.
@francesco fiordaliso:: mi risulta che il sig. Sciabica si firmi “rag.”, non “dr.”, ma posso sbagliarmi..
Grazie, Signor Preside.
Care Anna e Loredana, colgo i Vs. commenti per evocare e chiarire, intanto, i fatti (veri, in buona parte storici, visto che sono contenuti in documenti inoppugnabili anche in mio possesso)riconducibili all’insediamento della ditta Bertolino nel mazarese. Fatti che, allo stato attuale della gestione della cosa pubblica, mi inducono, mio malgrado, a dialogare più con gli impresari disponibili che non con i politici che gestiscono o aspirano a gestire la cosa pubblica. E’ vero che la ditta Bertolino, pur disponendo di 150 ettari di terreno in c/da Inchiapparo Mirabile di Mazara del Vallo (a circa 10 Km. dalla Città, terreno già bonificato da altre imprese del marsalese, senza controllo alcuno nonostante ricadesse nel SIC, sciare di Marsala, ormai quasi cancellate per fare posto soprattutto alle coltivazioni in serra e fino a poco tempo addietro al bromuro di metile, oggi bandito), per potere impiantare lo stabilimento per la produzione di energia (verde, come da Direttive Ue) dalle biomasse o dalle colture alcoligene, come per esempio alcune varietà di sorgo, fu indotta ad acquistare altro terreno (circa 70 ha in totale) nella piana di S. Nicola di Mazara, tra Campobello e Mazara del Vallo. In quella località, infatti, sarebbe risultata più gradita (godeva anche del sostegno di tecnici di Castelvetrano). Località che, a volere prescindere dalla vicinanza ai due Comuni, accoglie gli ultimi mosaici della “Sciara Costiera di Mazara”, già SIC e(grazie alle battaglie personali del 2005) ZPS ITA010031, le Cave di Cusa con il Pantano Leone, la RNI L. Preola e G. Tondi. Vista l’inerzia degli amministratori pubblici locali e dell’ARTA, mentre un “politicante” di Mazara del Vallo, per primo in assoluto, dava il via alla protesta contro la “Bertolino”, nella stessa Città marinara ci fu chi (senza fare baccano) si rivolse alla Commissione competente dell’Ue e al Ministero dell’Ambiente per fare notare l’incompatibilità di quello stabilimento (anche se tecnologicamente avanzato, basta leggere il progetto Simonini per capirlo) in quel posto, ben noto a livello internazionale per le sue qualità naturali e culturali. La ditta, senza che nessuno se ne fosse accorto, aveva iniziato pure ad investire per dotare l’area dei servizi necessari, ma ciò nonostante dovette rinunciare ad insediarsi in quel luogo, vicino a CAMPOBELLO e a MAZARA DEL VALLO, per ritornare nei 150 ha di c/da Inchiapparo Mirabile. Cosa che, però, non ha placato la protesta di massa anche se il progetto prevedeva un consumo d’acqua inferiore a quello del “pescheto” precedentemente impiantato nello stesso terreno, il riciclaggio dell’acqua nel corso del ciclo produttivo e il rispetto delle norme ambientali. Cose che avrebbero dovuto indurre a delle riflessioni, specie se si pensa che proprio sotto il profilo ambientale, la ditta si era impegnata (è tutto scritto) con il Ministero dell’Ambiente a mettere a disposizione 100 dei 150 ettari di terreno per ripristinare e riqualificare l’originario habitat (sciara – arbusteti mediterranei – gariga). Poi, per il decorrere dei termini, il competente Ministero ha stornato il finanziamento pubblico, pregiudicando la riqualificazione ambientale e il decollo di un reale sviluppo economico in un’area già devastata da chi è stato lasciato fare, senza controllo alcuno, ma porta voti ai nostri politici che, una volta al potere, non perdono occasione per dire (a chi è fuori da un certo giro) che non hanno soldi per la tutela e la cura del patrimonio naturale. A queste condizioni, può essere dimostrato che ci sono, invece, impresari disponibili ad ivestire anche per l’ambiente per cui, prima di dire no, bisognerebbe confrontarsi (possibilmente senza intermediari), capire e valutare se valga la pena dialogare. L’area più ad occidente di quella oggetto del programma della Enel Longanesi è stata già, più volte, esplorata (non so se, per esempio, qualcuno si ricorda dei pozzi di c/da Lippone, dove hanno lavorato mazaresi, oggi in pensione) e non mi sembra che ci sia stato l’attuale fermento. Il fermento dovrà, eventualmente, svilupparsi dopo che Studenti ed Enel Longanesi si saranno confrontati nel corso del convegno offerto dal Preside Fiordaliso.
@ gentile Enzo Sciabica, la sua lunga spiegazione non mi fa comprendere da che parte Lei si colloca. Personalmente credo, e mi ripeto, che le trivellazioni non sono cosa buona per la Sicilia. Non credo al confronto tra Enel Longanesi e gli altri soggetti in quanto, ovviamente i primi hanno tutto l’interesse a “vendere il loro prodotto” che mal si concilia con le caratteristiche di territorio ambiente storia paesaggio rischio sismico inquinamento e scempio della bellissima terra che lei ha la fortuna di vivere. Mi spiace, ma in questo caso non si può avere una posizione grigia, o è bianco o è nero. Cordialità
Loredana, non sa quanto ho apprezzato il suo commento del 31/1 che si rifà al pensiero del più grande rivoluzionario dell’era moderna. Non comprendo, però, come non abbia percepito la portata dei miei precedenti commenti che, alla luce dei tempi in cui viviamo e, dopo i danni che sono stati inferti al territorio oggetto della ricerca petrolifera (i pesci morti nel Belice sono importanti bioindicatori), mi sembrano alla portata di tutti. Lasci perdere la semplificazione “bianco o nero” perchè se è vero che istintivamente le direi che, come Lei, sono contrario alle trivellazioni, è altrettanto vero che la ragione, con la conoscenza e la competenza (in materia ambientale), m’impone di non mettere in secondo piano il fatto che dal 1992 le Nazioni del Mondo si sono accordate per porre un freno allo sfruttamento delle risorse naturali, per mitigare l’inquinamento e per arrestare la perdita di biodiversità. A livello europeo è stato deciso, pertanto, che ogni Stato membro deve destinare fino al 20% circa del proprio territorio alla conservazione naturale. L’Italia dal 1997, almeno sulla carta, si è adeguata (legiferando) a questa direttiva, aggiungendo altri biotopi alle sue aree naturali già protette. Dopo tanto, come la penso io sulle trivelle CHE AGISCONO FUORI DEL 20% DEL TERRITORIO SOTTOPOSTO A SALVAGUARDIA AMBIENTALE, conta veramente poco, anche perchè so per quali aree semi e subnaturali (la maturalità piena non esiste più) vale la pena impegnarsi fino in fondo. Tenendo conto che le trivelle non sono centrali nucleari o impianti per la raffinazione del greggio, che non occupano (una volta impiantate) ettari ed ettari di terreno, come per esempio la vite (oltre alle eccedenze che affliggono l’economia, rende il terreno “asettico”, definizione usata da illustri naturalisti) o, per esempio le fattorie eoliche o solari (chieda agli amministratori comunali come abbiano potuto permettere il seppellimento della zona umida di Dagala Fonda, al limite nidifica anche la Cicogna bianca, dai pannelli solari) ; tenendo conto che l’area oggetto della ricerca EVITA i SIC circostanti, interessando minimamente una parte (per la quale può essere chiesto l’allontanamento) di uno di essi; tenendo conto che l’impresa deve adottare misure di mitigazione e di eventuale compensazione (vale anche per le aree vicine a quelle protette) dell’impatto, prima di dire di no, bisogna attentamente, come vuole la legge, valutare, sotto il controllo diretto della popolazione che può costituirsi in comitati, associazioni che, però, stiano sempre a vigilare presso i competenti Assessorati regionali. Lei è libera di non credere ai confronti, ma io, se l’ENEL Longanesi parteciperà al convegno che organizzerà il Preside, ne saprò di più per potere valutare meglio. Non mi faccia parlare “della bellissima terra che ho la fortuna di vivere”, ma che continua (nonostante l’impegno personale) ad essere deturpata anche nelle “riserve naturali”, ovvero sin dentro quel 20% di territorio che, sulla carta e a chiacchiere risulta preservato. Nell’economia di mercato, in assenza di controlli, come avviene da noi, dove tra l’altro l’interesse individuale, mi sembra che l’abbia vinta sull’interesse collettivo, è normale che “l’interesse a vendere il proprio prodotto” sia preminente, sta al compratore non lasciarsi ingannare dalla propaganda (abbasso le tasse prima delle elezioni) e dai difetti che può celare il prodotto da acquistare. L’equilibrio, la conoscenza, l’unione ed il confronto (contrariamente a quanto è accaduto, per esempio, con il fotovoltaico di Dagala Fonda) possono mettere in crisi i mercanti. Per venire al suo indimenticabile affondo sul “dio denaro”, non posso fare a meno di citare la famosa frase (1963) del leggendario rivoluzionario: “Lottiamo contro la miseria, ma lottiamo, al tempo stesso, contro l’alienazione…. Eliminare l’interesse, il fattore “interesse individuale” e il LUCRO dalle motivazioni psicologiche”. Mi sarò dilungato, ma non ci faccia caso anche perchè tutte le volte che scrivo alla Commissione Ambiente dell’Ue, di solito, contrariamente al ns. Assessorato regionale
Territorio e Ambiente (per la verità sembra che stia cambiando tendenza), mi risponde con note di due ed anche tre pagine.
Trovo del tutto legittimi ed ammissibili gli argomenti illustrati dal rag. Sciabica. Mi riservo di considerarli condivisibili dopo approfondito ragionamento. Tuttavia, a meno che non abbia capito male, mi sembrano incompatibili con l’idea di un ‘Parco naturale del Belice’ da lui proprosta.P.S.: al di fuori del settore dello spettacolo, l’ “impresario” si chiama “imprenditore”.
Preg.mo Valenziano, non sto a disquisire sul termine “impresario o imprenditore”, per questo c’è il vocabolario (a prescindere che io ho studiato ragioneria, materia che, ai miei tempi, trattava con dovizia di aprticolari dell’IMPRESA e dell’impresario, non solo di pompe funebri o del “settore dello spettacolo”) che adeguatamente consultato dimostra che la sua sottiglienza è fuori luogo, ma mi auguro che approfondisca realmente la questione che ruota attorno alle trivelle, lontane dalla costa (come quelle di Lipponde che non hanno destato mai sgomento) e in aree non sottoposte a tutela. L’uomo, con l’intelligenza e la ragione, nel momento in cui accantona l'”Interesse Individuale e il Lucro dalle motivazioni psicologiche” e si limita ad agire nell’interesse collettivo, può rendere compatibile con l’ambiente ciò che a prima vista può rivelarsi incompatibile. Per tutti, le cito il caso della “salinatura”, per esempio, nella riserva naturale delle “Saline di Trapani e Paceco”, che per i tecnici (propaganda a parte)è impattante, ma può essere resa compatibile, adottando elementari accorgimenti.
Come si può notare dalla perimetrazione cartografica, l’area oggetto della ricerca petrolifera, come avevo accennato, evita accuratemente tutte le zone protette (segno che l’impresa è stata consigliata da qualche docente universitario che conosce bene la carta della biodiversità della Sicilia e, quindi, la distribuzione a macchie di leopardo, considerata la frammentazione, dei vari SIC) ad esclusione di una parte valliva dei Sicani, al limite sud della diga Garcia (merita protezione che io da solo, dopo la concessione del 20% di territorio protetto, non posso chiedere con insistenza). Nella conferenza che organizzerà il Preside bisogna discutere anche dell’eventualità d’espansione della zona già sottoposta a tutela che è stata compresa nella perimetrazione. Fermo restando il fatto che sarà rievocata la costituzione del “Parco del Belice” che, alla luce delle recenti novità , potrà essere definita meglio. Mancano solo i Sindaci della Valle del Belice che, con il loro silenzio (dopo il lancio dell’idea), non agevolano la proposta per il “Parco”, mentre, sia pure inconsapevolmente, agevolano la trivelle.
Egr. rag. Sciabica, di regola evito di sottilizzare o di correggere refusi altrui, trovandolo insopportabile, ma, per dirla con Barry Lindon, “come vengo trattato, tratto”. Comunque, sulla questione imprenditore, impresa ed impresario, più che il dizionario, soccorre il Codice Civile ( art. 2082 ). Un conto é la vulgata, un altro la legge vigente. E questo vale per tutti i campi d’applicazione del diritto, ambiente e territorio compreso, si capisce. Quanto alle saline, personalmente le considero la più immane opera di stravolgimento del territorio mai operata da queste parti, tale da stravolgere addirittura la carta geografica, ove oggi, a chiudere lo stagnone di Marsala compare l’isola lunga, laddove prima emergevano degli isolotti, poi saldati artificialmente per creare le saline. Quel che invece non compare in alcuna carta geografica, né del passato, né del presente, é la c.d. ‘laguna di tonnarella’, ancorché tale dicitura compaia impropriamente nel codice ISPRA, non so se frutto di di ‘motivazione psicologica’ di taluno. In ogni caso, prendo atto che Ella riporta il termine ‘impattante’ come sinonimo di rovinoso. Non é così. L’impatto ambientale ( da molti, anche ‘addetti ai lavori’, spesso confuso con quello panoramico )apportato da qualunque intervento può risultare, infatti, positivo o negativo per la collettività. E’ proprio per stabilirlo che si fanno le omonime valutazioni. Ma sono sicuro che Ella queste cose le sa.
veramente irritante…
@Gentile Enzo Sciabica, ho letto il suo post in cui fornisce ulteriori delucidazioni circa il suo pensiero. Personalmente continuo a pensarla esattamente come prima: rifiuto l’idea che la valle del Belìce possa venire trivellata. Che il mio pensiero si rifaccia a quello “del più grande rivoluzionario di tutti i tempi” è una sua deduzione. Il denaro è utile e benedetto quando frutto dell’onestà, diventa un dio tutte le volte in cui il suo procurarselo lede il principio della verità, della trasparenza, del lavoro pulito e causa per questo povertà e danno nel resto delle persone. Personalmente mi ritengo una “battitrice libera” che, se proprio deve abbracciare il pensiero di qualcuno, a quello del Che preferisce l’aforisma di Baden Powell che recita così: “procurate di lasciare il mondo un po’ migliore di quello che avete trovato”. Un altro pensiero che mi affascina particolarmente è quello del maestro Battiato nel testo di “Povera Patria”. Per questi motivi penso che chi amministra, o ha a che fare con la cosa pubblica, a qualsiasi livello lo faccia, ha due grandi responsabilità, quella di lasciare la società un po’ migliore di come gli è stata consegnata e quella di usare i denari non suoi unicamente per il bene comune, con lo stesso principio che userebbe per amministrare il proprio bilancio familiare. Per tornare alle trivelle, le leggi le fanno gli uomini e le fanno come possono. Da non esperta non sapevo del 20% di territorio che risulta preservato. Ho già detto che non sono un’ambientalista, però credo che l’ambiente non si comporti come un organismo chiuso, ma come un sistema aperto il cui prodotto di un organismo costituisce l’input per un altro. In natura tutto interagisce a dispetto del 20% stabilito dagli uomini, per cui non credo che la trivellazione non lascerà segni e, anche se non toccherà il comune di Castelvetrano, lo coinvolgerà comunque con lo scempio paesaggistico a cui gli avventori saranno costretti ad assistere ogni volta che vi si recheranno. Mi chiedo anche cosa succederà se dopo avere trivellato troveranno gli idrocarburi. No, non riesco proprio a pensarci. Si potrebbe obiettare che tutto questo porterebbe lavoro in una terra si bella, ma martoriata dalla disoccupazione. Quale sarebbe il prezzo da pagare in termini di salute? No, non mi interesserebbe proprio incontrare quelli di Enel Longanesi, ma questo è un mio pensiero. Ha ragione, la riserva del fiume Belìce (l’unica che conosco e frequento, ma non come studiosa) è priva di controlli efficaci ( o forse ci sono ma si scontrano con la stupidità dell’uomo che la frequenta) ed è sempre più frustrante assisterne allo sconvolgimento. Altra cosa che mi domando è come si concilierebbero le trivellazioni con il parco del Belìce (di cui aspetto di capire cosa esattamente sia e che compiti abbia). Non ho altro da dire se non no alle trivelle e vorrei anche che non si facesse l’incontro con Enel Longanesi perché sarebbe come fare mettere la punta del piede in casa propria quando l’ospite, inaspettato, non è gradito, ma è un mio personale, personalissimo pensiero ed è solo mio. Aggiungo che questa mattina ho appreso dal quotidiano che Enel Longanesi vuole trivellare in provincia di Ravenna. Mi scuso con i lettori di questo bellissimo blog per la lunghezza del mio post. Cordialità
Per farla breve, il denaro è merce di scambio, mentre il LUCRO è il GUADAGNO negli scambi. Attività dove gli “individualisti” tendono a considerare prevalenti gli interessi personali e non quelli collettivi. A differenza dell’artista Battiato o di altri liberi pensatori, Ernesto Rafael Guevara de La Serna (noto come CHE e probabilmente solo come riviluzionario), lottò fino alla morte per stabilire un equilibrio tra gli interessi personali e quelli sociali. Come San Francesco, nonostante l’affetto che lo legava al genitore, presidente (persona colta e progressista) dell’Unione petrolifera argentina, ancor prima di conseguire la laurea in medicina (dopo avere abbandonato gli studi di matematica), se ne distaccò, per girare (assieme al biologo Granado)e conoscere l’America Latina e per curare i lebrosi che incontrava lungo il percorso. Divenuto medico, dopo l’esperienza acquisita sul campo (era uno dei pochi che per maggiore efficacia arrivava a curare i lebrosi senza guanti), si impegnò a sperimentare un vaccino contro la lebbra. Cosa che gli valse una borsa di studio per proseguire la ricerca presso l’Istituto Pasteur di Parigi. L’incontro con Fidel (attenzione alla propaganda perchè tra i due non ci sono state mai beghe, l’uno avrebbe dovuto continuare la rivoluzione a Cuba che restiste, nonostante l’isolamento, ancora al capitalismo, l’altro si era impegnato ad esportarla per il mondo), lo indusse a scegliere la rivoluzione contro “l’individualismo” (che opprime più della lebbra), piuttosto che vivere nell’agiatezza (che aveva conosciuto quando suo padre voleva guarirlo dall’asma) e nella notorietà borghese. A Cuba, dopo (evito di descrivere le sue gesta non solo militari sulla Sierra Maestra) che con il suo compagno, Camilo Cinfuegos (altro grande e raffinato rivoluzionario non sufficientemente ricordato, vittima di un incidente aereo, scaricato dai soliti sempre su Fidel), espugnò Santa Clara, segnando definitivamente la vittoria della rivoluzione. Subito dopo gli fu affidata la fortezza della Cabagna, luogo dove petere giudicare i controrivoluzionari (la maggior parte dei quali spediti negli USA). Completata l’opera, per una delle sue passioni e per le sue qualità attitudinali, la matematica (ma fu anche un sensibile e gradevole poeta), gli fu affidato il Ministero dell’Economia, la presidenza della Banca Nazionale cubana e la rappresentanza di Cuba all’ONU. Ciò nonostante, confidando nella forza del popolo (sottovalutandone però l’educazione e il grado culturale), sempre pressato dalle disparità sociali (gli uomini nascono uguali, la proprietà privata li rende diversi, come da G.G. Rousseau) porta la rivolutione nell’ex Congo Belga, in Algeria, quindi, in Bolivia, dove il presidente nazionale del Partito comunista, Mario Monge (a quanto pare su stimolo di Mosca), lo lascia solo, per quasi due anni, con un manipolo di appena 40 uomini, nella selva Boliviana, a lottare contro l’esercito e i rangers addestrati dagli americani. Dopo tanto, cara Loredana, Lei può, come non può condividere, il pensiero e talune delle azioni guevariane, ma la prego di non fare paragoni. Il suo commento del 31/1, mi ha condotto subito al CHE che ancor prima di Battiato e ancor più di Powel, con la sua famosa frase, rimasta su “Luomo e il Socialismo a Cuba”, ha affrontato e chiarito meglio ciò che Lei intendeva: “nell’abbandono dell’idea di adorare il dio denaro e di PENSARE A COME IMBROGLIARE IL POPOLO….”. A Cuba il CHE, ministro dell’economia, pur scrivendo poesie per il paesaggio, per il “verde caimano” che caratterizzano le paludi cubane, spinse al massimo per il progresso tecnologico, energetico ed industriale. Una volta che è stato programmato che il 20% del territorio deve essere destinato alla conservazione naturale, con equilibrio, oculatezza, partecipazione, togliendo il LUCRO (cosa diversa dalla moneta o denaro) dalle motivazioni psicologiche, bisogna PROGRAMMARE per il resto. In una società organizzata anche se da migliorare, ciò non può prescindere dalla discussione e dal confronto.
@Enzo Sciabica, mi piace questo blog perchè informa e permette di esprimere il proprio libero pensiero. E’ in quest’ottica che lascio i miei post. “Dalle trivelle nel Belìce alla biografia di Che Guevara”, potrebbe diventare un sottotitolo. Il gioco del ping pong mi piace, quello fatto sul tavolo e con due racchette però; quello fatto sul blog, dopo che ognuno ha raccontato il proprio punto di vista rispettando l’altro, per me si ferma. Si ferma perchè, quando i soggetti coinvolti rimangono sulla propria posizione, si raggiunge lo scopo che internet può consentire. Il seguito del dibattito sarebbe sterile e forse potrebbe risultare anche non rispettoso dell’altro, come a volte è già accaduto. Del mio ultimo post, mi spiace dire che Lei ha voluto leggere cose diverse dalle mie affermazioni: il mio commento del 31/1 l’ha indotta a pensare che io mi rifacessi al Che. Trovo irritante il fatto che una persona debba necessariamente rifarsi al pensiero di qualcuno anche se questo è un illustre personaggio e, se proprio ciò dovesse accadere preferirei i già citati soggetti senza per questo fare paragoni come da Lei ingiustamente sottolineato. Avrei preferito che Lei avesse umilmente riconosciuto che la mia affermazione l’aveva erroneamente ricondotta al rivoluzionario sudamericano invece di illustrare la biografia di Che Guevara. Se avessi voluto rifarmi a lui, lo avrei fatto senza problemi. E’ vero, una società organizzata non può prescindere dalla discussione e dal confronto (costruttivo aggiungo IO), quando questo non puzza di bruciato però e, sulle trivelle nel Belìce si potrebbe sentire…………
cordialità
Se non erro il messaggio di Valenziano del 3/2, in cui ha ritenuto opportuno mettere in evidenza la differenza tra “imprenditore e impresario”, era diretto a me. Visto che non aveva nulla a che dividere con le trivelle, considerato che tra impresario e imprenditore, in perfetto italiano (altro che vulgata od anche C.C.), non corre la differenza in commento, ho dovuto rispondere. La Laguna di Tonnarella (altro fuori tema di Valenziano) merita una pagina a parte (mi auguro che l’Editore prima o poi provveda) per cui, momentaneamente, evito di replicare.
Non occorre una pagina per affermare 1) che la laguna di tonnarella non esiste, 2) che la colmata ‘B’, corrispondente a quella che altri definiscono impropriamente ‘laguna di tonnarella’ dista qualche chilometro dalla più vicina area protetta sita nel comune di Mazara. Aree protette che raggiungono una percentuale sulla superficie complessiva del territorio comunale a me ignota in esatti termini numerici, ma, comunque, non irrilevante, tra sciare di Marsala ( site nel comune di Mazara )sciare di Mazara e zone SIC ZPS di capo feto e preola e dintorni. Gli interessati possono reperirle sul sito istituzionale del Comune, . In ogni caso la colmata ne rimane, e di parecchio, al di fuori. Quindi, secondo il rag. Sciabica, vi si potebbe tranquillamente piazzare una trivella. Ed ecco che si rientra in tema. Io invece sostengo che occorre soltanto ultimarvi l’opera portuale prevista dagli strumenti regolatori vigenti.
Loredana, se ci fa caso nel mio commento del 3/2, ore 14,40, mi sono fermato al termine generico di rivoluzionario, senza fare nomi, convinto che non tutti possano condividere i miei slanci od anche le idee e le azioni del rivoluzionario. Il suo affondo sul “dio denaro”, mi ha condotto istintivamente al pensiero di E. Guevara, ma è a decorrere dal suo commento del 4/2, ore 19,34, che, apertamente, è stato fatto il nome del rivoluzionario, accostato a quelli di altri personaggi che, come Lei, posso stimare, ma non paragonare al CHE, anche per un motivo di rispetto della “biodiversità”. Considerata l’appartenenza allo stesso “genere”, per evitarmi doverose precisazioni su Guevara (il pubblico, una volta che si innesca un meccanismo, deve sapere), avrei gradito il confronto con Gandhi, ma alle sue condizioni: “amor mi mosse e mi fe’ parlare”.
Se il Direttore permette, vorrei segnalare un pezzo apparso oggi su http://www.siciliainformazioni.it dal titolo che più o meno recita “Anche se si trova il petrolio, la Sicilia resterà povera”. Questo perché da noi si pagano le ‘royalties’ più basse del mondo, e quindi il grosso, eventuale, rimarrebbe alla società privata. Mi chiedo che ne direbbe non dico Che Guevara, ma anche un semplice socialdemocratico, non necessariamente del calibro del povero Olof Palme..
Pigghia di sutta e metti in capo. Gentile Enzo Sciabica ho fatto caso al mio commento del 4/2, ed ho visto che non ho fatto altro che dare un nome al rivoluzionario a cui Lei ha pensato che io mi ispirassi. Penso che trivellare in quella zona sia una violenza talmente grande per la Sicilia che solo la sete di denaro o interessi enormi non alla portata delle persone comuni, possano giustificare, da qui il dio denaro. Adesso troviamo Ghandi e Dante, tutti grandi personaggi. Chissà cosa avrrebbero detto loro sulle trivelle nella valle del Belìce.
Credo di avere dato anche troppe spiegazioni dopo avere annunciato “l’abbandono del tavolo da ping-pong”.
E’ stato un piacere disquisire con Lei, per davvero.
Aggiungo solo una generica domanda che lascio aperta: perchè sarebbe cosa buona trivellare nella valle del Belìce?
Cordialità
Presto detto: o le imprese come l’ENEL Longanesi, si abituano a scendere a patti (con chi ha argomenti da fare valere), adottando le misure di compensazione (stentano a decollare in Sicilia nonostante la legge), quando operano nelle aree contigue a quelle destinate alla conservazione naturale, o saranno regolarmente denunciate (senza tanta messinscena) a chi di competenza. Il perchè la Sicilia è destinata a rimanere economicamente povera, ritengo che vada ricercato nei siciliani e nei governanti che scegliamo. Caro Valenziano, solo lei può sognare “la trivella” al limite della cinta urbana di Mazara del Vallo e al limite della spiaggia di Tonnarella, dove, tra l’altro, nel 2003, è stato individuato un biotopo (di eccezionale valenza ecologica) che era sfuggito alle attenzioni.
Loredana, se le idee hanno un fondamento vanno difese fino in fondo e non accostate ad un tavolo da ping pong. Metta da parte il gioco e legga attentamente quello che ho scritto in merito alle trivelle che dovrebbero operare in quella parte della Valle del Belice, classificata a bassa biodiversità.
Continuo a pensarla diversamente da lei e da tutti coloro che vogliono trivellare e credere alle promesse di Enel Longanesi.
Enzo Sciabica, i post sono andati on line prima che io potessi leggere il suo ultimo. Ho letto attentamente quello che Lei ha scritto, ma è proprio diverso il punto di partenza. Per Lei conta solo l’ambiente, la biodiversità, il biotopo e tutti quei concetti propri degli addetti al settore. Lei così divide la già martoriata terra di Sicilia in 20 e 80 per cento. In uno si può trivellare, nell’altro mettiamo in atto le politiche di compensazione che, laddove non venissero poste adeguatamente in essere, denunceremo. A chi denuncia, per ricavare cosa? Quando il danno sarà già stato fatto? Io non divido la Sicilia in niente, e la penso nella sua intierezza, nella sua grande bellezza (e adesso non mi paragoni a qualche poeta e sentimentalista) nella sua posizione centrale nel mediterraneo, nella sua grande ricchezza per cui sono venuti tutti a conquistarla, ma proprio tutti, e della sua ricchezza di risorse enel longanesi nel 2013 vuole appropiarsi promettendo di tutelare altre zone. Ma stiamo scherzando? Non può pensare di trivellare solo perchè così preserviamo e tuteliamo il 20%. La natura se ne frega della legge e anche i biotopi forse (non mi addentro nell’argomento perchè proprio non nè so nulla). E gli abitanti. Lei sui rischi delle persone ha completamente glissato, Lei vede solo i biotopi. La Sicilia non è povera di risorse ha tutto per emergere senza distruggersi, basta avere cervelli e politici capaci di conciliare positivamente il turismo senza stravolgerlo, le eccellenze enogastronomiche, la storia, la cultura e tutte quello cose che tutti sanno e che non devo elencare io. Le chiedo inoltre di accettare che qualcuno la pensi diversamente da Lei. Noto che ha ancora una volta travisato una mia affermazione: io non accosto le idee ad un tavolo da ping-pong, accosto il nostro confronto su questo blog che abbiamo monopolizzato, conservando la nostra posizione. Se davvero si trivellase, Enel Longanesi sarebbe l’ennesimo conquistatore della terra di Sicilia. Tutto questo è il mio personale pensiero e idea, che si può condividere o no.
Visto che pur essendo alla frutta qual’cosa da masticare ancora c’è, sarebbe bene non trivellare ne ora ne domani. Perchè non aspettare invece, magari un giorno si potrebbero raggiungere degli accordi, a proposito di Royalties ma anche di altro, più vantaggiosi per il territorio e per i locali.
Poi queste tasse sulle licenze per trivellare, le Royalties, non vengono pattuite, anzi dettate dai politici? Se è così anche in questo caso ha ragione chi scrive che la Sicilia è povera per colpa di una buona maggioranza dei siciliani e dei politici eletti.
Loredana, finalmente mi avrà capito. In effetti, Realisticamente, mi sforzo di fare capire al pubblico “concetti propri degli addetti al settore….”. Buon senso, educazione, timore di diffondere cattiva informazione, mi impongono, infatti, di non commentare o rilasciare giudizi su argomenti che sfuggono alla mia conoscenza e competenza. Chi non sa che le “trivelle” possono comportare rischi (la consapevolezza ha fatto molto per attenuarli), ma le sembra corretto che la popolazione venga posta in allerta (nei tempi e nei modi) solo davanti alle trivelle o alla Bertolino? Le sembra corretto che venga lasciata all’oscuro dei rischi che derivano, per esempio, dal consumo degli alimenti prodotti in loco o, per esempio, dei rischi per la realizzazione di “centri comunali di raccolta rifiuti speciali, presidiati”, sin dentro le Città? L’ossicloruro di rame (cilestru in vernacolo) a temperatura ambiente dovrebbe essere innocuo per la salute umana, mentre con le alte temperature sembra che sviluppi sostanze cancerogene. Sa quante frasche, dalla patatura degli olivi (trattati quasi continuamente con il detto prodotto), vanno a finire nei forni a legna per la produzione del nostro pane quotidiano? Chi si è fatto mai carico di controllare i tempi del passaggio delle frasche dai campi ai forni? Chi ha mai controllato lo stato di conservazione delle frasche imballate? Sa, tra dicembre e marzo, cosa pascolano le pecore che ci danno il formaggio e la ricotta? Un giorno ho condotto un diabetologo che lavora all’ASL ad osservare le pecore al pascolo. Ha intuito tutto e subito, ma mi ha detto di fare una lettera proprio all’ASL. Il medico, mi sembra che abbia adottato l’atteggiamento di Pilato, mentre i politici od anche taluni dirigenti ARTA, quando tento di mettere in evidenza le varie disfunzioni ambientali, sono pure capaci di rispondermi: “la gente Deve Lavorare”. Se ne ha voglia, se vuole vederci chiaro, mi segua presso gli Assessorati regionali di competenza e forse si renderà conto che l’identificazione, suddivisione e programmazione territoriale sono gli elementi di base per potersi confrontare, quindi, per fare valeri i diritti o fare osservare i doveri, ai quali tutti dobbiamo sottostare. E’ una cosa bellissima sognare (anche a me è capitato nel corso delle escursioni in natura o ascoltando romanze come Un dì all’azzurro spazio dell’Andrea Chenier) “la Sicilia nella sua grande bellezza, nella sua interezza”, nella bontà dei suoi prodotti “enogastronomici”, ma con i sogni, alla lunga, mi sono reso conto che non si ottiene nulla, specialmente per quanto attiene alla salvaguardia del territorio e dell’ambiente.
@ Enzo Sciabica, no, non mi sembra giusto che le persone vengano allertate solo davanti ad eventi di grande impatto, anche emotivo, ma nel caso delle trivelle si è trattato di un’informazione che ho letto sul portale e che mi ha portato a fare le considerazioni che già conosce. Non mi sembra nemmeno giusto ingerire sostanze nocive a causa dei mancati controlli nella catena alimentare, così come non mi sembra giusto assistere allo scempio della Riserva Orientata del Fiume Belìce e dune limitrofe che dovrebbe essere sottoposta a specifici controlli. Diritti e doveri, l’osservazione di entrambi appartiene al senso di responsabilità di ogni individuo, un po’ come quando prima di addormentarsi ci si chiede se la coscienza può godere del meritato riposo. C’è chi è sensibile all’argomento, e non prende sonno nel caso in cui non si senta a posto e chi, invece, dorme sonni anche di fronte al malaffare. Lei in un precedente post scrive: “o le imprese come l’ENEL Longanesi, si abituano a scendere a patti (con chi ha argomenti da fare valere), adottando le misure di compensazione (stentano a decollare in Sicilia nonostante la legge), quando operano nelle aree contigue a quelle destinate alla conservazione naturale, o saranno regolarmente denunciate (senza tanta messinscena) a chi di competenza”. Allora mi domando, perchè vuole correre il rischio concreto di essere nella condizione (alla luce del malaffare dominante nella nostra società, purtroppo) di dover denunciare (dopo che i trivellatori avranno rovinato anche l’ambiente vicino all’area protetta)? Non sarebbe preferibile aggiustare, anche denunciando, quello che già è stato rovinato, prima che le trivelle possano fare altri danni. Sarò una sognatrice e forse i sogni non portano a nulla e, ad “aggravare” la mia posizione, credo che gli adulti abbiano una grande responsabilità e un grande potere nell’educare i propri figli. Il mio sogno è quello di una Sicilia senza trivelle, anzi, per adesso è una realtà.
Nel 2003 non è stato scoperto alcun ‘biotopo’ sfuggito all’attenzione, semplicemente perché prima del 2003 quel sito era mare, ancorché protetto da un’opera portuale. Una volta chiuso, per accidente, s’é determinata una soluzione di acqua dolce e salmasra che attira saltuariamente in ambito portuale specie avicole provenienti dalle numerose oasi faunistiche presenti nel territorio di Mazara. Sono disposto ad ammettere che la ‘colmata B’ sia un oggi un biotopo a condizione che si ammetta che lo é alla stessa stregua del ‘bioparco’ di Roma. Sì, quello che fino a poco tempo fa si chiamava ‘zoo’. Con la differenenza che la realizzazione di uno zoo a Villa Borghese fu prevista ed attuata, mentre qui é prevista la realizzazione di una colmata ad uso portuale. E non come area di sedime di una trivella. Altri hanno detto che se il territorio non é compreso nella percentuale tutelata da appositi strumenti normativi le trivelle non sono un problema. C’é modo e modo di ‘far capire al pubblico concetti propri degli addetti al settore’.
Errata corrige: ho scritto ‘attira saltuariamente’. Preferisco esprimermi con ‘distoglie e dirotta saltuariamente specie avicole dalle oasi faunistiche presenti nel territorio di MAzara. Perché di questo, sostanzialmente, si tratta. Come ha acutamente osservato una lettrice di MazaraOnline, anche le discariche di rifiuti attirano gli uccelli, non per questo se ne chiede la tutela.
“Aggiustare quello che è stato già rovinato” è il sogno che continua a pervadermi ma, cara Loredana, come Le ho detto, mi segua in Assessorato e vedrà che tra sogno e realtà, “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. In un paese civile per fare valere la legge, nel 20% di territorio sottoposto a tutela, non c’è bisogno delle denunce all’Autorità giudiziaria, basterebbe rivolgersi agli Uffici amministrativi preposti. Con il “berlusconismo” può addirittura accadere che le denunce (per la tutela del patrimonio naturale), depositate presso i Carabinieri o direttamente presso le Procure della Repubblica, possono ritorcersi su chi le fa.
Valenziano o Fiorentino o…, mi sembra in “conflitto d’interessi”, visto che il tratto di mare (attuale bacino lacustre di Tonnarella, per evitare chiacchiere dispersive), al limite est della più nota (a livello locale) spiaggia di Tonnarella, è stato annesso al porto di Mazara del Vallo, quindi alla giurisdizione della Capitaneria, proprio quando il Demanio marittimo era gestito dalle “Capitanerie di Porto”. Ora il detto Demanio è ritornato nella gestione “civile” (si tenga conto, tra l’altro, che la Capitaneria, godendo della gestione, avrebbe voluto una discarica di rifiuti presidiata proprio a Tonnarella, documenti in mio possesso) che non può permettere quanto è stato programmato dal solo corpo militare. A titolo personale, consiglio a Valenziano o… di evitare i commenti su di quest’argomento. Nel caso dell’approvazione di una legge sul “conflitto d’interessi”, dopo quello che ha scritto sulla Colmata B o Laguna di Tonnarella (come voluto anche dall’ISPRA – Mninistero dell’Ambiente, tante note ministeriali in merito), saprei chi denunciare.
Valenziano, eviti di lanciare messaggi che possono indurre i lettori in errore. È nota la mobilità’ degli uccelli, ma le varie specie ornitiche hanno habitat confacenti. Se non presso la Secca del Metanodotto, difficilmente, per esempio, troverà la Sterna sandvicensis (All. 1 D. 79/409 CEE) nella palude di Capo Feto, mentre è quasi certo che annualmente la troverà svernante presso la nostra Laguna di Tonnarella (probabilmente il sito del trapanese più importante per la specie). I tecnici sanno benissimo che le discariche di rifiuti solidi urbani sono ottimi siti trofici, per esempio, per i Laridi, i Ciconidi, gli Accipitridi. Nelle regioni più civili può accadere, pertanto, che a completamento, vengano rinaturalizzate, arricchite da carnai che non faranno disperdere le specie ornitiche che le frequentavano.
Ignoravo che le capitanerie di porto fossero enti privati aventi come oggetto sociale la gestione di discariche. Ma che gli uccelli fossero animali molto mobili…questa si che e una rivelazione,
Valenziano, non è concepiblile che lei non sappia che le discariche possono essere gestite anche da Enti pubblici; che lei non sappia che proprio la Capitaneria di porto di Mazara del Vallo ha destinato (nel corso della riunione programmatica il comune di Mazara del Vallo è risultato assente) un “Centro raccolta rifiuti speciali, presidiato” proprio nell’area di Tonnarella. Personalmente dispongo di un documento (della stessa Capitaneria) del mese di febbraio del 2008 che non lascia adito a dubbi. Prima di annebbiare le idee dei lettori si documenti (le consiglio di documentarsi anche sulle royalties, visto che qualcuno si è lasciato trascinare dal suo intervento in merito) o eviti i commenti a casaccio.
Valenziano, aspetto ancora la sua risposta in merito al conflitto d’interessi e in riferimento al fatto che il Compamare di Mazara del Vallo ha goduto dell’accorpamento del bacino lacustre di Tonnarella, limitrofo alla spiaggia (frequentata da migliaia di bagnanti), mentre gestiva il Demanio marittimo.
Coda di paglia o cos’altro induce Valenziano a non rispondere ai miei messaggi dell’11 c.m.?
Cosa taluno intenda per ‘godimento’ del Demanio Marittimo da parte della Capitaneria di Porto é cosa per me impenetrabile, ma mi fa venire in mente un cocktail che si chiama ‘sex on the beach’ Ribadisco che la Capitaneria di Porto, da quel che mi risulta, é un organo periferico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ancorché formato da personale militare, che esercita sia compiti di polizia, che di amministrazione attiva sul demanio marittimo in generale, che su quello portuale in particolare, esercitando i poteri che la legge assegna alle autorità portuali nei porti che non ne sono sede. In Sicilia tutti tranne Palermo, Catania, Messina ed Augusta. A proposito di nebbia da diradare, sono costretto a ripetermi, a beneficio di coloro che non conoscono Mazara del Vallo, che non é mai esistito, né esiste adesso, un ‘bacino lacustre’ limitrofo alla spiaggia di tonnarella. O meglio: sul lato di ponente, tonnarella confina con la laguna di Capo Feto, zona umida riconosciuta ed oasi faunistica, mentre sul alto est il litorale è chiuso dalla foce del Mazaro, da secole, anzi millenni, ambito portuale. Negli annio ’80 parte dello specchio acqueo adiacente la diga occidentale del porto fu delimitato, per scelta ministeriale, da una scogliera destinata a definire un’area di colmata per l’atterraggio del raccordo sopra-elevato di collegamento tra il porto di Mazara e l’autostrada A/29. Non essendo ancora del tutto colmato, ancorché chiuso, quello specchio acqueo oggi attira uccelli diretti alle oasi faunistiche di Capo Feto e Gorghi tondi, distogliendoli dal loro habitat naturale, ma rendendone più facile l’osservazione a taluni appassionati locali. Ribadisco che le Capitanerie di Porto, essendo organi amministrativi decentrati dello Stato, non possono gestire attività commerciali, come le discariche di rifiuti, speciali e no. A proposito di royalties. L sapete che gli automobilisti della Basilicata pagano di meno i carburanti perchè in quella Regione sono attivi dei pozzi petroliferi? L’ho appreso girando un pò a casaccio..
Valenziano sa perfettamente che le Capitanerie, fino a pochi anni addietro, oltre a vigilare sulle coste, gestivano il Demanio marittimo, che se non vado errato, dopo il 2005 è passato alla gestione delle Regioni. Personalmente da Fiorentino o Valenziano volevo una conferma relativemente al fatto che la diga (ha formato una laguna= “specchio d’acqua litoraneo comunicante con il mare, dal quale è separato mediante strisce di terra”) che chiude il tratto di mare ad occidente della foce del Mazzaro (adibita a porto) sia stata realizzata per permettere l’atterraggio della Soprelevata. Conferma che, finalmente, è arrivata, smentendo che il bacino lagunare possa essere una discarica (così come è stata resa da Provincia e Comune) o un sito da utilizzare per progetti diversi da quello (attuale) dell’ANAS.
Sciabica confonde il demanio marittimo con il demanio portuale ( che del demanio marittimo fa parte, ma é sottoposto a disciplina particolare ). A me risulta che l’area di colmata prevista in ampliamento al porto di Mazara, allo scopo di permettere l’atterraggio della sopraelevata ( da realizzarsi comunque sopra il livello del mare, non sotto , é destinata ad usi portuali essendo soggetta alle previsioni del pertinente piano regolatore. Smentisco trattarsi di laguna, sia perché opera artificiale da completarsi, sia perché non comunicante con il mare. In ogni caso non mi risulta che l’ANAS intenda realizzarvi zoo per specie avicole.
non ho seguito tutta la discussione ma ho solamente letto la parte iniziale e gli ultimi due/tre commenti, per cui non so come dalle trivellazioni in una zona abbastanza centrale dell’isola si è passati al mare… comunque, per chiarimento, posso confermare che quella che tutt’ora sembra una laguna ad ovest del porto di mazara è la “colmata B” e là dovrebbe confluire la sopraelevata e tutta la parte interna deve essere riempita. A differenza di molti anni fa, per fare un riempimento si devono fare le analisi del terreno che sono in zona in quanto si può utilizzare solo terreno che sia compatibile e che nn sia inquinato. Circa 11 o 12 anni fa avevano iniziato a fare un dragaggio del porto e stavano utilizzando il materiale tolto dal fondo per metterlo nella colmata, ma poi hanno interrotto i lavori appunto perchè, se ricordo bene, il materiale usato era inquinato. Per quel che riguarda il demanio marittimo la competenza è passata definitivamente alla regione e la capitaneria ha solo compiti di polizia marittima e demaniale mentre per quel che riguarda i porti bisogna distinguere le strutture portuali, che essendo demaniali sono sempre di competenza della regione, dalla gestione amministrativa di un porto la quale compete o al ente gestore porto o alla capitaneria, ma anche qua intervengono molti altri enti che possono essere il comune (pulizia, segnaletica ect.), il genio civile (ristrutturazione banchine, dighe foranee, illuminazione), ect. per cui potete capire che si tratta di una materia molto complicata da gestire. Spero di essere stato abbastanza chiaro. Saluti
C’è poco da confondere, il Demanio marittimo è da qualche anno a questa parte che è passato in gestione alle Regioni. La Giurisdizione delle Capitanerie o delle Autorità portuali sulle aree di competenza è un’altra cosa. La Soprelevata, cinta di piattaforme multiuso, su uno dei più estesi posidonieti (protetto) del Mediterraneo, da “realizzarsi comunque sopra il livello del mare” (Valenziano e personaggi come lui poi sono pure capaci di contestare il ponte sullo stretto di Messina), è ormai un sogno nel cassetto per gli affaristi che pensano alle grandi opere, ai grandi appalti e subappalti finanziati dallo Stato. L’ANAS ha dovuto rivedere il suo progetto (Fiorentino si documenti), adeguandolo alla realtà del lungomare di Tonnarella. Personalmente posso aggiungere che un dirigente ANAS si è dichiarato disponibile a collaborarare ad un progetto per l'”inerbimento” delle zone adiacenti alla discesa della bretella stradale, limitofe alla laguna. Ecco perchè è meglio confrontarsi con i dirigenti d’impresa che non con i politicanti o i funzionari statali come Valenziano. Non so che cosa intenda Valenziano per laguna (naturale o artificiale che sia), ma allo stato attuale, il bacino idrico di Tonnarella continua ad essere governato dalla marea.
Preg.mo Sig. Leone, il suo messaggio delle 17,27, è arrivato qualche secondo dopo il lancio del mio delle 18,18. Se avessi avuto modo di leggerlo prima, forse non avrei risposto al commento di Valenziano. Una volta che ci sono, voglio, però, cogliere l’occasione per rammentarLe che una parola tira l’altra e una volta che Valenziano o Fiorentino ha aperto il discorso della “trivella” a Tonnarella, non mi sono potuto trattenere. Colgo anche l’occasione per chiederLe se il comune di Mazara del Vallo dispone del P.R.P. e se ha letto le indicazioni del Decreto approvativo (2003) del P.R.G. di Mazara del Vallo, relativamente al litorale di Tonnarella. In attesa di gradita Sua risposta, distinti saluti. Enzo Sciabica.
egregio sig. Sciabica, no non sono a conoscenza se il comune di mazara dispone del P.R.P. e non ho neanche letto le indicazioni del Decreto del P.R.G., posso provare ad informarmi. le mie erano nozioni generali sull’amministrazione del demanio marittimo e dei porti, e ricordi che avevo del periodo che lavoravo a mazara finito proprio nel periodo nel quale avevano iniziato a riempire la colmata. Se posso dare un mio parere personale riempire quella colmata è stato un grosso errore, ne sarebbe uscito un porticciolo turistico niente male, bastava costruire un piccolo ponte che collegava il braccio, tutt’ora esistente, della colmata con il molo del porto di mazara.
Saluti
@antonino leone: Non é vero che i lavori di riempimento della colmata furono interrotti perché il materiale era inquinato. Semplicemente si conclusero. QUanto al porticciolo turistico è un pò come la storia degli uccelli: siccome nelle more del riempimento si erano piazzate delle berche, i proprietari pretendevano che si modificasse la destinazione dell’area per il loro comodo, e quando iniziò il dragaggio le proteste, ovviamente, si basarono sull’assunto che i detriti ‘inquinavano’. Non era così, naturalmente, Leone se lo dovrebbe ricordare. E’ sempre la solita storia, a Mazara si dice ‘cu si susi prima la matina cumanna’. Vale per chi voleva fare il porticciolo turistico, per gli appassionati ornitologi e per l’anonimo funzionario ANAS “disposto a collaborare” ( con chi? con il rag. Sciabica, forse? a che titolo?) A proposito, non é vero che l’ANAS “ha dovuto rivedere” il suo progetto ( si documenti Lei ). Semplicemente l’ha ridimensionato per risparmiare. Se stiamo rubando spazio alla questione delle trivelle del Belice é perché il rag. Sciabica, rispondendo alla sig.ra Loredana, ha asserito che non essendo le trivelle previste all’interno di zone protette si possono piazzare tranquillamente ( non mi assalga Sciabica, ma questa é la sintesi). Non capisco perché il rag.Sciabica ragioni in un modo per il Belice ed all’opposto per Mazara. Tutto qui
P.S.. in ogni caso, per tornare in argomento, suggerisco a tutti la visione di ‘Promised land’, con Matt Damon protagonista; racconta di una Valle del Belice degli Stati Uniti.
Gentile Sig. A. Leone, eviti di perdere tempo nella consultazione del PRG e degli atti che dovrebbero portare al PRP di Mazara del Vallo. Sarà premura mia fornire al pubblico notizie quanto più precise e puntuali in merito, nel momento in cui la Redazione di Castelvetranoselinunte sarà così cortese da dedicare una pagina alla Laguna di Tonnarella o Colmata B (in contrapposizione alla Colmata A, già tombata per accogliere la Capitaneria di Porto, il Comando SOM della Guardia di Finanza e il fallimentare Mercato comunale ittico all’ingrosso costato 5milioni di euro) che non interessa solo i mazaresi, ma tutti i cittadini europei consci dell’accorto internazionale AEWA ed altro. Mi consenta di chiederLe se, per caso, non sia parente del dott. Enzo Leone che, nel 2008, nella qualità di assessore provinciale all’Ambiente, ha fatto tanto per mitigare i danni che Provincia e Comune hanno inferto all’area lagunare e per tutelare il sito.
Ora abbiamo pure l’informatore unico…
Prima che scatti il ‘pensiero unico’ forse sono ancora in tempo a chiedere 1) quali sarebbero i danni arrecati, anzi inferti, dal comune di Mazara alla colmata ‘B’; ) quali sarebbero i danni arrecati, anzi inferti dalla provincia alla ‘colmata B’; Cosa avrebbe fatto l’assessore Leone eccetto tentare di stornare 200.000 euro dal bilancio provinciale per ‘riqualificare’ un’area 1) non é lagunare; 2)sulla quale la Provincia non ha competenza alcuna.
Non sono un incursore per cui non “assalgo” nessuno, tanto meno una persona affabile come Fiorentino o Valenziano o… La sig.ra Loredana avrà asserito quanto riportato dall’amabile interlocutore nel commento odierno delle 8,27, ma è stato proprio Valenziano a trasferire la “trivella” da una “zona abbastanza centrale” della Sicilia occidentale al litorale di Tonnarella. Il pensiero unico lo lascio ai somari, mentre risponderò dettagliatamente sulla Laguna di Tonnarella o Colmata B, anche all’illuminato Valenziano, non appena l’Editore riterrà opportuno dedicare una pagina alla straordinaria zona umida, ormai nota in tutta Europa checchè ne dica Valenziano.
No, non sono parente di Enzo Leone. Sig. Valenziano i lavori non furono conclusi, allora furono bruscamente interrotti in quanto ci si accorse che quello che stavano gettando nella colmata non era altro che fango contenente alti livello di materiale inquinante, perlopiù dovuti alle acque di sentina scaricate dai pescherecci, ma anche molto materiale proveniente dal fiume, tanto più che i lavori di dragaggio del porto non erano ancora finiti. Altra cosa, che c’entra ora tutto il discorso del porticciolo che si sarebbe potuto creare là, mi pare di aver detto solo che, secondo me, sarebbe potuta venire fuori una buona struttura, quello che poi dicevano gli altri non lo so e sinceramente non mi interessava.
Sugli ultimi post non mi ci metto proprio. Non ho alcuna competenza, semplicemente vi leggo. Il mio pensiero sull’argomento l’ho già espresso, però credo che andrò al cinema. Cordialità
Altro che “pensiero unico”! C’è gente che cerca di capire, ricercando, per quanto possibile, la verità e c’è gente, come per esempio Valenziano, avvezza al comando che tenta di annebbiare il pensiero dei comuni mortali. Non me ne voglia la sig.ra Loredana, ma emulando gli struzzi o cercando rifugio (si fa per dire visto che i bei film attraggono tutti) nelle sale cinematografiche non si vincono le battaglie (contro le trivelle selvagge) per la conservazione del patrimonio naturale.
@Enzo Sciabica, secondo me Lei ci sta prendendo gusto a postare su quest’argomento, perchè stiamo affrontando l’argomento partendo da posizioni diverse e non spostandoci di un millimetro. Non andrò al cinema per mettere la testa sotto la sabbia o per cercare rifugio in una sala cinematografica pensando di vincere la battaglia contro le trivelle selvagge. Come riesce a pensare questo?
Andrò al cinema per rilassarmi guardando un film sulle trivelle. Ognuno si rilassa come vuole.
Cordialità
L’argomento sulle trivelle sarà affrontato in diretta, con dovizia di particolari, nel corso della conferenza del 9/3, organizzata dal Preside del Liceo classico di Castelvetrano. Sono certo che la Sig.ra Loredana, sicuramente interessata all’argomento, sarà presente, mentre sono quasi sicuro che non ci sarà Valenziano, buono solo a lanciare pietre in qualsiasi direzione e a nascondere la mano. Se il mio originario commento del 31/1 fosse stato letto e interpretato correttamente, se fosse stato letto il successivo commento del Preside, probabilmente non saremmo ancora qui a discutere. Come ho detto, però, una parola tira l’altra e allora non vedo nulla di male quando il dialogo (anche con Valenziano) continua. Dal confronto, io naturalista, tra l’altro, ho colto una serie di conferme che torneranno utili alle mie battiglie ambientali per il, probabile, definitivo salvataggio della Laguna di Tonnarella. Laguna che, in seguito allo scarico di qualsiasi materiale della pulizia del porto canale 2002 – 2004 e ad altre, successive richieste di conferimento di rifiuti, comunali, provinciali e di privati, sarebbe già tombata. Non appena rientrerò a Mazara del Vallo sarà premura mia organizzare una serie d’incontri con le scolaresche (Nel 2010, alunni ed insegnanti dell’Istituto tecnico Commerciale di Mazara del Vallo sono rimasti stupiti, hanno addirittura fotografato il raro Airone gardabuoi a neanche 15 m. di distanza) per fare conoscere la straordinaria, per alcuni aspetti ineguaglia, Laguna di Tonnarella.
@antonino leone: Lei ricorda male. @sciabica: quella che Lei spaccia per ‘notorietà europea’ altro non é che l’interssamento di un euro-deputato di Treviso che, secondo me, non ha mai messo piede a Mazara, ma, anche se l’ha fatto, non ha ben compreso di che cosa si trattava, anche perché, non essendo del posto, poteva anche bersi la versione di un pantano artificiale spacciato per laguna, ove ogni tanto si posano uccelli che sarebbe molto meglio per tutti, ( uccelli compresi!! ) se popolassero, invece, le oasi di capo feto e lago preola e gorghi tondi. In ogni caso una trivella in un porto può starci solo smontata perché destinata all’imbarco, o perché appena sbarcata. Se debbano o meno sbarcare nel Belice, francamente, non lo so. Se sì, spero di pagare meno i carburanti, come già accade in Lucania. Ma forse la visione di ‘Promised land’ mi convincerà del contrario.
SOLO Valenziano che spesso accosto ad un “pesce fuori dall’acqua” ha la visione chiara delle cose. Contrariamente ad alcuni ambientalisti locali, anche del WWF, l’On. Zanoni è un sensibile, onesto e preparato ambientalista trevigiano, aderente al WWF.
Piuttosto, non è Leone che “ricorda male”, ma Valenziano che ha la memoria corta, dato che all’epoca, se non vado errato, prestava servizio presso il locale Compamare.
voglio ricordare pure, in aggiunta a quello che ho detto nei commenti precedenti, che in tutti casi qualsiasi terra debba essere usata per ripascimento/colmata, dopo essere stata analizzata per vedere il grado di inquinamento e campatibilità, deve essere posta da qualche parte e solo dopo un periodo di tempo, che nn conosco, può essere utilizzata. Se pensate che, invece, allora il fango, perchè alla fine di quello si trattava, veniva dragato e pompato direttamente nella colmata capite che qualcosa non andava
Nei paesi civili qualcuno avrebbe già pagato per lo scarico diretto e per il danno ambientale ampiamente documentato (documenti ufficiali che Valenziano non può non conoscere).
@antonino leone: ma che dice, la legge parla esspressamente di materiali immessi o refluiti. Da lei mi aspetterei che si documentasse meglio prima di sesprimersi con tanta sicumera su argomenti così delicati.
immessi o refluiti da dove? da nn dentro un porto, dove la quantità di fanghi e olii provenienti dalle sentine dei motopesca ha un alto tasso di inquinamento, si parla di immessi o refluiti quando il materiale viene spostato (avendo le stesse caratteristiche) per esempio dal mare alla spiaggia frontale tramite delle pompe, ma lei ha presente quello che c’è nel fondo di un porto, di certo non è lo stesso materiale che vi è dentro la colmata, l’incompatibilità è enorme e l’inquinamento pure. Quello che esce da un porto è melma nera, lei gliela vedeva questa melma nella colmata? le sembrava una cosa naturale? si è mai veramente chiesto perchè tutto d’un colpo hanno fermato l’immissione di materiale lasciando il lavoro a metà? Il discorso della posa del materiale prima di essere utilizzato, ma è normale che non è proprio in tutti i casi (se il materiale proviene dalla spiaggia attigua,per esempio), delle analisi da effettuare ect. mi è stato riferito da un addetto ai lavori alcuni anni fa durante un piccolo corso sull’ambiente marino se è questo che vuole sapere, se pi mi ha detto delle fesserie nn lo so, ma nn ho fatto altro che dire ciò che mi era stato spiegato.
anzi Egr. Sig. Valenziano vada su questa pagina c’è un interessante articolo fatto anni fa appunto sulla colmata, fa una sintesi di quello che è successo e poi c’è il commento di un dipendente del Centro Nazionale Ricerche e mi dica cosa ne pensa “www.mazaraonline.it/?cat=1425”
@antonino leone. i dragaggi si effettuano nei porti. La legge considera con favore il conferimento dei detriti, anche allo stato liquido, in vasche di colmata, mentre, in precedenza, ci si limitava a scaricare in mare, opzione, peraltro, ancora prevista per il ripristino d’urgenza del passo d’accesso. Ovviamente, prima occorre fare tutti gli accertamenti del caso che, per quanto concerne il dragaggio in questione, mi risulta che furono regolarmente effettuati. E non fu ravvisata alcuna incompatibilità, né, successivamente, inquinamento. Non vedo come Lei possa affermare il contrario. E lei ricorda male quando sostiene che ‘hanno fermato tutto di colpo’. Semplicemente, fu esaurito lo stanziamento. E le dico pure che se fosse stata impiegata una sorbona più adeguata, oggi l’opera sarebbe stata completata e non saremmo qui a discutere. Quella che lei chiama ‘melma nera’ altro non é che il materiale naturale nel suo aspetto normale da bagnato. Da asciutto torna chiaro. Non lo dico io, lo dicono le foto, anche in questo portale. Anche per la spiaggia del Poetto a Cagliari, ripascita con sabbia proveniente dal largo, che sembrava più scura, fu detta la stessa cosa, all’inizio: poi la polemica rientrò. Riguardo “quel che io vedo nella colmata” la cosa non ha alcuna importanza, dal momento che vi é prevista la realizzazione di un raccordo viario, non un ampliamento di spiaggia, né un porticciolo turistico, né, tanto meno, uno zoo per uccelli. Infine ho idea che Ella non abbia ben chiaro il regime fluido degli idrocarburi che, essendo più leggeri dell’acqua, vi galleggiano sopra e non vanno a fondo. Solo nel caso di sversamento di petrolio grezzo una minima parte può depositarsi sul fondale. Qui però si tratterebbe di prodotti da raffinazione. Ma lei sa, o dovrebbe sapere, che da anni lo smaltimento dei liquidi di sentina dai motopesca é rigidamene regolamentato, ed avviene mediante conferimento a ditte specializzate. Gli articoli sulla vicenda sparsi su MazaraOnLine li ho letti già tutti e li ho pure più che ampiamente già commentati. Comunque, grazie.
beh, allora questo vuol dire che dentro il porto tutto è pulito, si ricordi che le acque di sentina non contengono solo olii e petroli, in mezzo vi sono tante altre sostanze che di certo a galla non stanno. Certo tutto è regolarizzato, anche lo smaltimento dei rifiuti speciali è regolamentato, ma guarda caso si continua ad inquinare…. allora sarà regolare pure inquinare. Vabbè, comunque convinto lei, convinti tutti. Si vede che dentro il porto di mazara posso andare tranquillamente a farci il bagno e a prenderci le cozze…… saluti
@antonino leone: Ho ragione di ritenere che le acque del porto di Mazara del Vallo siano di qualità superiore a quella di molte rinomate, e magari premiate, località balneari. Ricordo che, quest’estate, i risultati del punto di prelievo relativo alla colmata ‘B’ erano eccellenti, così come quelli del punto di prelievo più vicino al porto, ancorché di livello leggermente inferiore. La mia fonte é il ‘portale delle acque’ del Ministero della Salute. E ricordo pure che qualcuno disse che il prelievo fosse stato effettuato dalle parti di Capo Feto, ( per curiosità: laddove la qualità dell’acqua é, relativamente ad un constesto ottimale, la peggiore )nonostante decine di testimoni oculari avessero assistito alle operazioni nei pressi del terzo stabilimento a partire da ovest.. Ma lei mi insegna che bagnarsi nei porti é vietato.
Valenziano parla per partito preso e basterebbe leggere (non vorrei che ci fosse qualche indagine in corso dell’Autorità giudiziaria) specifici verbali (che dovrebbe conoscere) della Capitaneria di Porto di Mazara del Vallo per fugare qualsiasi dubbio in merito. L’operazione di scarico del 2002-2004 fu effettivamente interrotta, tanto che nel 2008, la Provincia disponeva (rimanenze) ancora di circa 200.000 euro per eventualmente riqualificare il sito. Sui materiali di risulta da potere conferire in aree rivierasche, Valenziano farebbe bene a consultare il Decreto 152/2006 (non esclusi gli Allegati) e successive modifiche e integrazioni. Colgo l’occasione per informare i lettori e i commentatori che la Redazione ha aperto una pagina specifica per la tanto discussa Laguna di Tonnarella o Colmata B di Mazara del Vallo.
Conosco il ‘decreto’ ( sic; recte: d.lgs.) 152/’06, meglio noto come il ‘Codice dell’ambiente’. Stabilisce, all’art. 109, il principio secondo cui “E’ consentita l’immersione deliberata in mare od in ambiti contigui dei materiali di escavo di fondali marini o salmastri”. Naturalmente a determinate condizioni, per le quali occorre riferirsi anche ad altre normative. Ma non é questo il punto. Quand’anche non ne sapessi nulla,da cittadino, auspico,anzi pretendo, che ove si metta mano al dragaggio del porto di Mazara questo avvenga secondo la più scrupolosa osservanza della legge vigente. E’ la medesima posizione espressa dalla locale Legambiente, e certamente condivisa da qualunque cittadino dotato di un minimo di senso civico. Ma qui il dragaggio non c’entra nulla. La vera questione é il tombamento di quel rimasuglio di pozzanghera rimasto all’interno della ‘colmata B’ che, ho ragione di ritenere, c’é chi avverserebbe anche se si prevedesse di operarlo scaricandovi dei diamanti, forse il materiale più inerte che esista..
Per questioni attinenti alla Laguna di Tonnarella o Colmata B (come vorrebbero gruppi di potere locale), ora che la Redazione ha ritenuto opportuno aprire una pagina apposita, mi confronto esclusivamente su quella pagina. Velen-ziano è al corrente della pagina dedicata alla Laguna, spero quindi che la smetta di fare anche il ballerino tra una pagina e l’altra. Fermo restando il fatto che i suoi commenti sul rispetto dell’ambiente marino rimangono molto vaghi.
ah ah ah ah!! ora dovrei pure curarmi di risparmiare al mio interlocutore la fatica di ricercare i miei commenti nel portale! P.S.: la colmata B é prevista come tale in uno strumento regolatore, e strumento regolatore è uno strumento di diritto, non di potere.