Il fascino antico della Sicilia non si declina solo nelle testimonianze archeologiche greche o nelle influenze arabeggianti. Anche i Fenici furono protagonisti importanti del territorio e oggi, da Marsala a Palermo, è possibile rintracciarne il passaggio in decine di siti che furono centri nevralgici che assicuravano al popolo di navigatori legami commerciali con gli abitanti locali, ‘sicilioti’ e poi greci.
Non è un caso se la “Rotta dei Fenici”, confederazione internazionale che raggruppa 14 reti territoriali che collaborano per la valorizzazione del patrimonio culturale e naturale, ha una sede anche a Castelvetrano, a due passi dal Parco Archeologico di Selinunte, il più vasto nel Mediterraneo e fra i più grandi al mondo. Fondata nella seconda metà dell’VIII secolo a.C. da coloni greci provenienti da Megara Iblea, la città di Selinunte fu potente per due secoli, mantenne rapporti commerciali con Cartagine e Siracusa. Nel 409 a.C. tuttavia la “storica” rivale Segesta chiese aiuto ai Cartaginesi contro Selinunte che fu conquistata e quindi dominata dai cartaginesi fino al 250 a.C. quando fu rasa al suolo per evitare che diventasse romana.
Oggi lo splendore di una volta si snoda su un’area vastissima, quasi a strapiombo su un mare incontaminato. La sua Acropoli presenta i tipici sistemi di edificazione cartaginesi. Un sito archeologico molto visitato dai turisti, ma che potrebbe essere valorizzato ancora di più. Con l’autunno e le temperature più miti la visita è senz’altro più consigliata che in estate. Sempre meglio insieme a delle guide specializzate.
Il luogo è molto suggestivo, tanto che il colosso di internet Google quest’estate l’ha scelto per un meeting con circa 300 invitati ai piedi del maestoso Tempio di Hera. Ed è un sito che ha ancora tanto da raccontare. Solo qualche giorno fa, in occasione dell’ultimo giorno di scavi che in estate si ripetono puntualmente dal 2010, è stata annunciata la scoperta dell’industria di produzione di terrecotte e ceramiche più grande del mondo antico mai ritrovata. Un’area con ottanta fornaci che si estende per 1.250 metri quadrati nella valle del Cottone. È stata portata alla luce dal team dell’Istituto archeologico germanico di Roma e dell’Università di Bonn, guidato dal professore Martin Bentz.
Il fascino fenicio in Sicilia non si respira solo a Selinunte, ma in decine di altri siti. Uno di questi è Mothia, sull’isolotto di San Pantaleo nello Stagnone di Marsala. Si tratta di uno degli abitati fenici meglio conservati: aveva approdi, darsene, una spessa cinta muraria con torri, un porto naturale e un bacino di carenaggio artificiale, impianti per la fabbricazione di laterizi, vasi e per la concia e tintura delle pelli, edifici templari e aree di culto. La maggior parte dei reperti è conservata al Museo Nazionale di Palermo e in quello locale sull’isola.
di Stefania Passarella
per ANSA > In Viaggio