AUTORE. Redazione
La notizia della tragica scomparsa di Giuseppe mi ha raggiunto solo oggi, mentre sono fuori Italia per una missione di lavoro.
La prima domanda che non smetteremo mai di farci, le compagne e i compagni della camera del lavoro, io stessa, è perché non abbiamo capito che si era sorpassata quella sottile linea di confine tra l’indignazione e la possibilità di continuare a lottare e sperare e la disperazione che viene dalla perdita del lavoro, vissuta per Giuseppe come perdita di dignità e tradimento dei valori sui quali si era formato, per i quali aveva scelto di militare nella CGIL, a partire dall’articolo 1 della nostra costituzione.
Ci rimarrà sempre questo dubbio, sempre ci domandiamo se possiamo dobbiamo fare di più per cogliere intorno a noi quel crescere di disperazione, di rassegnazione che una crisi così lunga e profonda determina in tanti che privi di lavoro si sentono anche privi della loro cittadinanza della loro dignità del loro orgoglio.
Affranti ci poniamo il dubbio, sapendo che nulla oggi possiamo fare, se non provare ad interrogarci ancor di più sugli effetti di una disoccupazione crescente, che in certi settori come l’edilizia sembra una discesa senza fine.
Nell’esprimere alla famiglia e alle compagne ed ai compagni tutti la più sentita partecipazione al dolore, l’impegno che dobbiamo e possiamo assumere è quello di continuare la nostra iniziativa e mobilitazione perché il lavoro torni al centro delle politiche perché si difenda e si crei lavoro.
Ogni giorno sentiremo la difficoltà di non aver capito, ma ogni giorno sapremo che Giuseppe e tanti altri con lui ci dimostrano che non di deve arrendersi perché lavoro e dignità sono cittadinanza, ancor più certezza per la vita delle persone.Con grande affetto
Susanna Camusso
11 Febbraio 2013 | Redazione | CONDIVIDI SU FACEBOOK |
Io ho sempre sostenuto che la costituzione è stata per molto tempo calpestata, addirittura ridotta a motivo d’intratteniomento serale per Benigni.
Prioritario come non mai è diventata la tutela del Diritto al Lavoro, sancito dalla Costituzione ma ignorato dalla politica e dal sindacato. Il sindacato che non può e non deve ridursi a cinghia di trasmissione della politica, che spesso si agita per la difesa di alcuni privilegi di chi il lavoro ce l’ha, e dimentica chi il lavoro o lo ha perso o non lo avuto mai. Credo che la disperazione che si vive quando si perde il lavoro la capisce solo chi ci è passato, non certo chi non ha lavorato mai.
Esprimo Solidarietà alla fam. Burgarella.