In riferimento al ritrovato e ritengo proficuo dibattito sull’autonomia siciliana, che le recenti agitazioni hanno opportunamente riportato in auge, vorrei offrire come contributo alla discussione quanto pubblicai dal sito “Altra Sicilia”, cira tre anni fa, su una questione apparentemente formale ma che, invece, può offrire lo spunto per indurre la classe dirigente regionale a riscoprire il valore e il senso dello statuto speciale.
Contro coloro che, riferendosi al nostro organo di autogoverno, si ostinano a scrivere o a dire “Regione Sicilia”, giova ribadire alcune considerazioni che non concernono tanto una questione nominale, ma tendono ad evidenziare i motivi più profondi della nostra autonomia speciale. La Regione nostra, come vollero i padri dello Statuto, è “Siciliana” e non “Sicilia”, non solo perché ufficialmente questo ne è il nome, ma per un motivo storico preciso e per un attento rapporto istituzionale che la lega all’Italia.
Il nome ufficiale non è modificabile nemmeno in maniera surrettizia con il suo cattivo uso. Così come la Sardegna si chiama Regione Autonoma della Sardegna, altrettanto la Sicilia deve chiamarsi “Regione Siciliana”La Regione è “Siciliana” – in assonanza con la Repubblica che è “Italiana” e non “Italia” (e, se vogliamo, con l’Unione che è “Europea”) – perché nasce come ente originariamente sovrano e legato all’Italia da un rapporto pattizio e potenzialmente paritetico.
La Regione “Sicilia” sarebbe invece una regione “concessa” dal centro, un’articolazione amministrativa e burocratica dello Stato Italiano, come la vogliono i neocentralisti; la Regione Siciliana, invece, ha preferito l’aggettivo al sostantivo perché non “costituisce” per gentile concessione dello Stato una comunità politica ma “è derivata” da una comunità nazionale o comunque storica e geo-politica che le preesiste e che trova la propria prima legittimazione nel Popolo Siciliano e nella sua storia, prima ancora che nel decreto di Umberto II o nella legge costituzionale di recepimento (la n. 2 del 1948): queste ultime tutt’al più “riconoscono” l’Autonomia della Sicilia, la incorporano nella Costituzione Repubblicana ma non hanno valore costitutivo.
La Sicilia è un’Istituzione a sé e una società, prima che uno Stato o un Ente Pubblico; da questa deriva uno Stato (non dichiarato come tale, ma tale nella sostanza per il dettato statutario e per le sue modalità di formazione) che, dovendo fare riferimento e “derivare” da quella società-nazione, ha bisogno di un aggettivo (o, similmente, di un complemento di specificazione). Così, nel mondo, ci sarà una “Generalitat de Catalunya” e non “Generalitat Catalunya” uno “United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland” e non “United Kingdom Great Britain etc.
“Sarebbe, pertanto auspicabile che la classe dirigente regionale, Presidente in testa (e, per favore, non usiamo la brutta espressione “Governatore” di derivazione americana), a cui attribuiamo la responsabilità politica in materia, ad adeguare il nome ed ad adoperarsi affinché la cittadinanza conosca l’esatta denominazione dell’ente sovrano della nostra “piccola patria” e più in generale che i valori dell’Autonomia vengano trasmessi con una azione di vera e propria “educazione civica”, senza la quale le lamentele sulla “scarsa proficuità” dell’Autonomia non dovrebbero avere diritto di cittadinanza.
AUTORE. Francesco Saverio Calcara
Grazie Francesco per la chiarezza e l’eleganza con cui riesci ad informare e a far riflettere
lo statuto è legge costituzionale se ben ricordo. quindi approvata dal parlamento centrale.. sappiamo che palermo aspetta il fischio per applicarla.. sbagliato ,io ritengo.. il compito per recepirla spetta a palermo stesso con una legge locale… la regione recepisce lo statuto approvato tra le parti contraenti, con legge propria che viene pubblicata nella propria gazzetta regionale. essa entra in vigore subito per motivi di urgenza sociale ed economica.. in tal caso, se roma non concede l’urgenza, si aspettan oi canonici quindici giorni per l’entrata in vigore della legge. passati i 15 giorni se lo stato non risponde e tentenna, si ritiene valida’ la risposta di assenso… consenso.—-cosi’ finalmente quetstpo bidone legisliativo resuscita ed entra in funzione… e vissero felici e contenti..senza riesumare separatimi e fantasmi di giuliano. questa è la mia opinione..
Oh! Adesso che conosciamo la corretta denominazione della nostra Regione, devo confessare che sono avvolto da una inaspettata sensazione di benessere! Mi ha colto di sorpresa, mi affaccio alla finestra e vedo strade pulite, servizi al cittadino che neanche in Tentino, aiuole curate e verde pubblico ovunque, piste ciclabili e servizio di bike sharing (promesso e scomparso), i trasporti che funzionano benissimo grazie anche alle nostre ferrovie a doppio e triplo binario che funzionano da Dio e fanno andare i treni super velocissimi! Wow! Sarà merito del fatto che grazie allo “statuto speciale” (ops, si dirà mica “statuto autonomo”?… Aspetto con ansia un suo ulteriore articolo prof. che risolva questo mio atroce dubbio), che ci permette di tenere il 90% delle tasse pagate dai cittadini Siciliani! Ok, ok lo ammetto ammetto, avrò esagerato un poco… Non saremo certo In Regione Trentino Alto Adige, ma vuoi mettere la soddisfazione di chiamarsi REGIONE SICILIANA invece di quella squallida denominazione Regione Sicilia?
Che figo ragazzi!!!
VIVA L’ITALIA UNA E INDIVISIBILE!!!
quoto Gaspare.
Sogno, per la nostra disgraziata “Regione Siciliana” (Fanalino di coda di tutte le classifiche sulla qualità della vita) meno burocrati e più uomini pragmatici, capaci di intercettare gli umori della gente e dare loro gli stimoli di cui hanno bisogno.
Giustissima precisazione….. intanto però che sia “Sicilia” o “Siciliana” sempre in fondo siamo
Ovviamente non è un nome che risolve le cose. Ma da un’attenta lettura di quanto scritto si evince che la questione nominale potrebbe aiutare anche a riscoprire le questioni sostanziali: nel caso nostro, la piena attuazione dello Statuto e il rinnovamento, prima di tutto culturale, della classe dirigente siciliana per troppo tempo succube ai voleri romani. Il sempre attuale Orwell ci insegna che le questioni linguistiche sottendono spesso questioni di merito, il Grande Fratello, ad esempio, aveva abolito, dal vocabolario la parola “libertà”. Del resto, dicevano i latini: Nomina sunt consequentia rerum….
Detto questo, concordo con lo spirito dei commenti di coloro che sollecitano una effettiva presa di coscienza delle problematiche siciliane e meridionali, al di là delle disquisizioni nominalistiche.
Bene le precisazioni e il corretto uso delle parole (“le parole sono importanti” gridava in un vecchio film Nanni Moretti), ritengo però importante ribadire che questi sofismi lessicali non possono e non devono essere un pretesto per inoculare, tra la gentnte, pensieri e voglie separatiste, indipendentiste o pseude patriottiche, Regione Sicilia o Siciliana che sia.
Regione Lombardiana,Regione Campaniana,Regione Friulana,Regione Trentina,Regione Valdostana,Regione Emiliana,Regione Laziale,Regione Pugliese,Regione Calabrese,Regione Sardegnana……e potrei continuare….sta male e non vuole dire proprio nulla questa assonanza