“Avete fatto bene”, “Non si possono infamare due ragazzi dal niente”, “Bravissimi…Ormai ci si deve fare giustizia da soli”.
Sono solo alcuni dei commenti che girano in internet, riferiti ai due giovani arrestati per aver picchiato un minorenne, mandandolo all’ospedale.

Ma andiamo con ordine.
La mattina dello scorso 17 ottobre i carabinieri della stazione di Castelvetrano hanno arrestato Giacomo e Carmelo Caracci, rispettivamente di 28 e 26 anni, per il reato di lesioni aggravate, sequestro di persona e detenzione e porto abusivo di coltello di genere vietato. Secondo la ricostruzione del capitano dei Carabinieri Emanuele Fanara, i due caricarono a forza nella loro macchina M.A. di 17 anni, per poi pestarlo a sangue in un luogo senza testimoni.

I Caracci, già noti alle forze di polizia, interrogati dai carabinieri, riferirono il motivo dell’aggressione: il minorenne, la sera prima, aveva rotto il deflettore posteriore dell’auto di uno dei due fratelli (Giacomo). Intanto il diciassettenne, vista la gravità delle sue condizioni e dopo aver perso più volte conoscenza, veniva trasportato d’urgenza a Palermo, presso il reparto maxillo facciale di “Villa Sofia”, dove gli diagnosticavano “lesioni di particolare gravità, prevalentemente concentrate nella regione cranico-facciale, guaribili in 60 giorni”.

Qualche giorno dopo però un quotidiano torna ad occuparsi del caso, riportando la versione dei fatti del difensore dei due giovani, l’avvocato Nello Alfano. Questi descrive un Giacomo Caracci, accerchiato da una banda di cinque minorenni che dopo le avances alla sua ragazza, arrivano a picchiarlo. Inoltre, “mentre tentava di fuggire – sempre secondo il legale – la banda si è sfogata contro l’autovettura danneggiandola con calci e pugni”.

Secondo la lettura dei fatti dell’avvocato Alfano, in forte contrasto con le acquisizioni dei Carabinieri, non ci sarebbe stata quindi alcuna spedizione punitiva, perché i due Caracci, il giorno dopo, sarebbero usciti di casa “con il preciso scopo di rendere noto ai genitori dei ragazzi del comportamento violento dei figli”. E non ci sarebbe stato alcun sequestro di persona, perché il minore – secondo il difensore – sarebbe salito in macchina “spontaneamente” per accompagnarli a casa di coloro che erano con lui la sera precedente.

Al capitano Fanara però non risulta che il castello accusatorio sia stato demolito:
“Credo invece che il provvedimento sia abbastanza chiaro: l’arresto è stato convalidato, i due hanno l’obbligo di dimora a Castelvetrano e il divieto di allontanarsi da casa dalle 21 alle 6 di ogni giorno”.
Al di là delle tesi difensive c’è però qualcos’altro che caratterizza questa brutta storia: nessuno chiama i Carabinieri. Ad avvertirli dell’accaduto sono solo i medici del pronto soccorso.
Non è certo un bel segno, soprattutto alla luce di alcuni commenti in rete che, dopo aver appreso dalle parole dell’avvocato difensore che il motivo della “spedizione punitiva” sarebbe potuto essere un altro pestaggio avvenuto la sera prima, si sono trovati ad esprimere solidarietà ai giovani vendicatori: “Una persona non può più uscire per strada che qualche imbecille gli rovina la vita. Bravi ragazzi, chi fa da sé fa per tre”.
Il capitano dei Carabinieri, ha tenuto però a precisare: “Mi sembra evidente che in nessun caso possa essere auspicabile farsi giustizia da sé. Significherebbe ritornare alle caverne”.

Egidio Morici
per L’isola del 29/10/2010

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