Ogni volta che le ruspe si mettono in azione e iniziano a togliere benne piene di posidonia dal porto si rinnova la speranza tra i pescatori che qualcosa seppur si muove. A Marinella di Selinunte stamattina è entrato in azione un primo mezzo della “Cosmac”, l’impresa che dalla Regione ha avuto affidati i lavori di rimozione della posidonia dal porto. In totale una sessantina di giorni che serviranno agli operai per dragare il fondale e ammassare la posidonia in una zona dello stesso porto in attesa di sapere cosa fare. Del resto i soldi a disposizione sono pochi: 200 mila euro il cui stanziamento risale a due anni addietro ma, intanto, la posidonia è aumentata a dismisura. Ora ce ne sarà circa 3.000 tonnellate. Gli uffici dell’Assessorato regionale alle infrastrutture hanno già in mano i risultati di due caratterizzazioni del rifiuto che non destano preoccupazione. Ma si sa già che i soldi a disposizione per la rimozione della posidonia dal porto sono quei 200 mila e si dovranno trovare altri fondi per trasportarla, eventualmente, presso una discarica autorizzata.
Che quello che è iniziato oggi è l’ennesimo intervento tampone lo sanno tutti, dai pescatori all’ingegnere Giancarlo Teresi dell’Assessorato regionale alle infrastrutture che ha seguito l’iter tecnico per Marinella di Selinunte. «Marinella di Selinunte ha bisogno di un porto che garantisca la circolarità delle correnti, con una progettazione nuova», ammette Teresi. Intanto da oggi i pescatori sperano di riportare in mare le loro barche “sequestrate” dentro il porto. E a sollecitare l’avvio dei lavori alla Regione ci ha pensato anche l’assessore Davide Brillo (FdI), che ha raccolto l’appello dei pescatori.