Con termocamera ad alta sensibilità termica, caricata sul drone, i geologi dell’Università di Camerino hanno rilevato sul terreno di Selinunte alcune anomalie termiche riconducibili ad importanti strutture sepolte che dal “Tempio M” scendono verso il porto di Selinunte.
Le straordinarie scoperte dei Geomorfologi dell’Università di Camerino, sono state anticipate ieri alla stampa, presso il Baglio Florio a Selinunte.
Ambienti naturali e antropici risalenti a 2.700 anni fa, sotto il sito archeologico, tra i più grandi del mondo. I risultati della scoperta sono stati illustrati dall’intera equipe di ricercatori, tra cui il direttore del Parco Archeologico di Selinunte, Enrico Caruso, soprintendente ad Interim dei Beni Culturali di Trapani, e Gilberto Pambianchi, presidente nazionale dei Geomorfologi e Coordinatore del Gruppo di Ricerca dell’Università di Camerino.
“E’ come se si scoprisse una Pompei antica antecedente a quella che oggi vediamo e che possiamo visitare – ha spiegato Pambianchi – perché a Selinunte siamo riusciti a filmare con la termocamera in sostanza gli ambienti naturali dei primi insediamenti, dunque una realtà non ancora venuta alla luce, ma che è sotto”.
La città fu distrutta una prima volta nel 409 a.C. dai Cartaginesi, quindi una seconda volta dai Romani nel 250 a.C.; nonostante ciò continuò ad essere abitata fino al XIII secolo circa, quando il progressivo abbandono la celò sotto una spessa coltre di sedimenti sabbiosi di natura eolica e sotto la fitta vegetazione costiera.
I geologi hanno scoperto la ricchezza idrica sotterranea di Selinunte.
“Anche i greci effettuavano deviazioni di corsi d’acqua ma vedremo il perché. Gli studi fin qui condotti a Selinunte hanno permesso in primo luogo di ricostruire quella che doveva essere l’antica linea di riva al tempo della massima espansione della città greca – ha dichiarato Marco Materazzi, geomorfologo dell’Università di Camerino – evidenziando la presenza di due porti ubicati immediatamente ad est e ad ovest dell’Acropoli di Selinunte e confermando (integrandole) le ipotesi già formulate dagli archeologi Hulot e Fougères agli inizi del ‘900.
Inoltre è stato possibile scoprire le tracce di importanti interventi effettuati da quelle popolazioni sul territorio, come deviazioni di corsi d’acqua, captazioni di sorgenti, sbancamenti imponenti per scopi legati al commercio, al culto religioso o militari.
Interessantissimi sono i risultati dello studio sull’ acqua, la più importante delle “risorse sepolte”, nel territorio di Selinunte, oggi interessato da una grave crisi idrica ma che in passato doveva aver trovato proprio nell’abbondanza d’acqua la fonte della sua prosperità ma allo stesso tempo di gravi problemi, per la presenza di aree paludose e insalubri. Lo studio ha infine permesso, con metodi geoelettrici non invasivi, di evidenziare la presenza nel sottosuolo, al di sotto dei depositi sabbiosi, di “risorse sepolte” ed in particolare di strutture probabilmente riconducibili ad edifici, mura o strade. Future indagini archeologiche potranno confermare e dare risposte definitive su quanto scoperto”.
Ulteriori immagini saranno diffuse al pubblico mercoledì 17 gennaio durante l’incontro che prende il titolo di “SELINUNTE ed il Consenso Geologico” presso il Baglio Florio di Selinunte alle 15:00.
Interverranno:
Vittorio Sgarbi – Assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana
Maria Elena Volpes – Dirigente Generale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana
Enrico Caruso – Direttore del Parco Archeologico di Selinunte e Cave di Cusa
Claudio Pettinari – Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Camerino
Previsto anche il programma scientifico “Conoscenza Geologica ed Ambientale della Polis di Selinunte” con i seguenti interventi dei docenti UNICAM: Gilberto Pambianchi, Fabio Pallotta, Marco Materazzi, Pietropaolo Pierantoni.