Maestro pasticcere, “re delle granite” ma, soprattutto, amico affettuoso di bambini e anziani. La passione per la preparazione della granita di limone è diventata per lui occasione di incontro, di relazioni ma anche di vicinanza verso i più deboli. Ecco perché Aurelio Licata, 83 anni, non ha mai smesso, parallelamente alle vendite al pubblico, di offrire la sua eccezionale granita ai bambini, agli anziani e ai detenuti.
Ogni mattina lui apre il suo piccolo bar al porto di Sciacca, dove si respira aria di famiglia: entrarvi dentro è come fare un tuffo nella Sicilia di decenni addietro. Arredamento spartano e un angolo dedicato al laboratorio della granita di limone. Una squisitezza siciliana preparata solo con pochi ingredienti: acqua, zucchero e limone. «Il trucco? Sta nella qualità dei limoni», racconta Aurelio Licata. Da lui arrivano da ogni parte del mondo per gustare la granita o con la brioche o col pane.
«Non ho mai perso un giorno di lavoro – racconta l’anziano – la granita devo farla io, non voglio la collaborazione di nessuno dei miei familiari». Emigrato in Svizzera, il ritorno a Sciacca («ero troppo legato alla mamma»), le giornate trascorse in campagna col padre, quei limoni della propria tenuta e le prime prove di granita. Ora, quasi alla soglia di lasciare il bar («ancora qualche anno…»), pensa sempre ai bambini: «Quest’anno vorrò fare alcune domeniche dedicate ai più piccoli, offrendogli la granita. Voglio lasciare un ricordo bello: quando io non ci sarò più, ognuno di loro passando davanti a questo bar si ricorderanno così di me…».
AUTORE. Max Firreri
Grande lo zio Aurelio di tutti quelli che lo conoscono. Per quanto mi riguarda una sola pecca: aver chiamato il suo locale bar Roma e non Casa della Granita.