«Abbiamo pagato 9 mila dinari per questa traversata e abbiamo navigato per tre giorni, il mare ci faceva paura. Poi, giunti vicino la costa, la barca si è inclinata su un fianco e ci hanno detto di scendere. Così ci siamo buttati in acqua, chi sapeva nuotare ha raggiunto la costa, altri non ce l’hanno fatta». È il racconto di Abdel (il nome è di fantasia), un giovane che dice di avere 16 anni che, due notti addietro, è sbarcato sulla costa tra la foce del fiume Belìce e Porto Palo di Menfi. Lui è uno dei 13 migranti sopravvissuti allo sbarco di venerdì notte, che le Forze dell’ordine hanno bloccato a Castelvetrano. Altri 23 sono stati fermati a Menfi e trasferiti alla tendostruttura di Porto Empedocle.
Da sabato notte Abdel, insieme ad altri 6 migranti che si trovavano a bordo della barca, è ospite del Cpa di Castelvetrano gestito dalla Croce Rossa. Passeggia fuori il centro con altri due amici, anche loro sedicenni, di ritorno dal supermercato: «Ho comprato un pacchetto di caramelle», dice accennando un sorriso. «A bordo eravamo in 60 – aggiunge – non abbiamo mangiato né bevuto, nessuno ci ha picchiato. Non abbiamo dormito per due notti». E il racconto di Abdel continua: «Quando siamo arrivati sulla spiaggia ci siamo incamminati e in mezzo al buio mi sono accorto che con noi c’erano anche due donne». Abdel, come gli altri migranti fermati, è stato già sentito dalla polizia. Ora è ospite al Cpa di Castelvetrano per alcuni giorni prima di essere trasferito in una comunità per minori.
AUTORE. Max Firreri