«Feudalità e giuspatronato gentilizio nella Sicilia del XVII secolo: nuovi apporti archivistici» è la nuova ricerca di Antonio Ingoglia, docente di Diritto ecclesiastico italiano e comparato e di Diritto matrimoniale canonico presso l’Università di Palermo. Il saggio è contenuto nel volume collettaneo «Il diritto come “scienza di mezzo” – Studi in onore di Mario Tedeschi», curato da Maria D’Arienzo. Ingoglia focalizza il suo lavoro sull’istituto del giuspatronato (ossia il complesso di privilegi attribuiti dall’autorità ecclesiastica ai fondatori di una chiesa e ai loro eredi) nella Sicilia feudale, prendendo spunto da una bolla del 15 luglio 1609, con la quale l’allora Vescovo di Mazara del Vallo, «preso atto dello sviluppo assunto dalla comunità costituita territorialmente nel feudo di Rambinseri – scrive Ingoglia -, elevava a sede “arcipretale” un tempio in esso edificato, ma non ancora consacrato, riconoscendo al marchese Luigi Arias Giardina ed ai suoi successori il diritto di giuspatronato sulla medesima».
L’articolato saggio di Ingoglia esamina questo giuspatronato di tipo “familiare”, connesso alla successione del feudo, che in Sicilia, come osserva lo studioso, «poteva essere anche al femminile», qualora non ci fossero stati eredi maschi, come difatti avviene per i discendenti di Arias Giardina (fondatore, nei primi anni del Seicento, di Santa Ninfa). Il sindaco Giuseppe Lombardino ha voluto ringraziare il professor Ingoglia per il lavoro svolto.
