L’annuncio di ridurre gli ATO per la raccolta dei rifiuti formando un consorzio per ogni provincia siciliana crea scompiglio tra le forze politiche e la possibilità che la Belice Ambiente, formata da 11 soci sindaci e attualmente in mano al centro sinistra, possa passare sotto l’ala del centro destra si fa sempre più concreta.
Forse è per questo che un assessore della Provincia di Trapani del Pdl, Girolamo Pipitone, rispondendo ad una interrogazione di un consigliere del Pd, Giampiero Giacalone, fa scoppiare il caso dei conti in rosso della società Belice Ambiente, l’ATO che si occupa dei rifiuti nella valle del Belice, denunciando sprechi e discutibili clientele.
Che l’ago della bilancia si stia spostando verso destra?
Intanto però, a causa delle accuse circostanziate dell’assessore, tutto viene trasmesso alla Procura della Repubblica che dovrà accertare i fatti.
Ma come era prevedibile il Pd e l’Udc non ci stanno e convocano una seduta straordinaria e aperta sulla questione, per il pomeriggio del 5 novembre 2008, invitando anche tutti i sindaci soci.
Il senso dell’assemblea però appare subito chiaro: il centro sinistra e i sindaci soci vogliono sapere con chi sta il presidente Mimmo Turano.
Dalle quattro e mezzo del pomeriggio fino alle otto di sera si svolge un esagitato balletto di affermazioni incandescenti:
“Il Presidente Turano ha voluto censurare l’operato di 11 sindaci? Insomma, sono stati tutti dei banditi?” (Giampiero Giacalone, Pd).
“Se l’assessore Pipitone ha collegato il cervello prima di scrivere quello che ha scritto, si prenderà le sue responsabilità!” (Giuseppe Giammarinaro, Udc)
“l’ATO Belice Ambiente è stata anche premiata e considerata un esempio virtuoso per tutta la Sicilia. Questa è una cosa che fa a cazzotti con la lettera di Pipitone. Porti le prove!” (Salvatore Daidone, Pd).
Curioso l’intervento dell’amministratore unico della Belice Ambiente, Francesco Truglio che, dopo aver elencato tutti i meriti di una società virtuosa, si lascia scappare un infelice: “Noi siamo il braccio armato di 11 comuni che si occupano della raccolta dei rifiuti”.
Intanto qualcuno va via in piena assemblea, tra cui Pietro Pellerito dell’Udc, sicuramente impensierito da altri problemi, dopo aver ricevuto il divieto di dimora per la recente inchiesta su mafia e politica ad Alcamo.
Provvidenziale l’assist di Piero Russo (Pdl): “Propongo di dare voce a chi non ha voce – qualcuno, nella sua beata innocenza, pensa subito ai cittadini, ma si sbaglia – che intervengano i sindaci e si vada al nocciolo della questione”.
Gli interventi dei sindaci mostrano di avere tutti lo stesso denominatore comune: vogliono sapere che ne pensa il Presidente Turano. “Che intrecci ci sono dietro questa volontà di cancellazione di un ATO così virtuosa? – dice Leonardo Salvaggio, sindaco di Poggioreale – Pipitone ha gettato fango su una società che funziona. La politica non può sostituirsi alla magistratura.”
Quando prende la parola Gianni Pompeo, sindaco di Castelvetrano, non vola una mosca, l’attenzione è massima: “Se fosse vero un terzo di questa risposta, io sarei uno sciocco che non capisce nulla e farei parte di una congrega di sindaci criminali… Chi muove le fila di tutto ciò? Chi vuole delegittimare un’esperienza così virtuosa?… Io non ho votato l’attuale amministratore di Belice Ambiente, né gli altri componenti, ma lo sostengo e non mi sento di essere un delinquente. Inoltre io ho votato lei, Turano, perché ho avuto fiducia nella sua esperienza politica. A me non interessa il pensiero di Pipitone, mi interessa invece il suo, presidente. Se lei non condivide, deve dimissionare l’assessore Pipitone per le cose infamanti che ha detto. Non chiederò io all’assessore di dimettersi, sarebbe troppo facile per lui, deve farlo lei! – sbattendo il pugno sul banco – E fin quando non ci dirà con chiarezza qual è la sua posizione, non parteciperò più ad incontri di questo genere.”
Il presidente Turano però delude tutti, dicendo di non sapere nulla più di quanto non si sappia già, avendo appreso dalla nota le stesse cose che hanno appreso tutti. Non conoscendo le cose non può quindi dare alcun giudizio. Dice anche di avere la coscienza a posto, ricordando i 5 milioni di euro che, grazie al suo interessamento quando era deputato, sono serviti a non far fallire una Belice Ambiente che non poteva più pagare gli stipendi dei dipendenti.
È lì che si scatena il putiferio: “Adesso basta! Queste sono provocazioni che non accetto – urla Giacalone del Pd – il presidente si è ammattito, ha perso la testa!”. L’aula è ormai un acceso vociare, tra chi minaccia di abbandonarla e chi proferisce parole di sdegno.
Anche il consigliere di Rifondazione Comunista, Ortisi, è contrario alla posizione di Turano: “Se ne lava le mani come Ponzio Pilato”.
Qualcun altro è categorico: “Il presidente Turano ci deve dire se le cose affermate da Pipitone sono cose vere o false. Dopodichè o fa dimettere Pipitone o si dimette lui. A lui la scelta!”.
Insomma, dalle quattro e mezza del pomeriggio si arriva quasi alle otto di sera e alla fine delle urla scomposte dei politicanti professionisti (come direbbe Francesco Guccini), un avvocato della Federconsumatori, John Li Causi prende la parola e parla di legittimità delle bollette e di cose che potrebbero interessare i cittadini. Ma tra il pubblico ci sono solo una cinquantina di persone, tra cui una decina di dipendenti della società Belice Ambiente, vari gruppetti di simpatizzanti degli undici sindaci soci, qualche esponente di varie associazioni, alcuni giornalisti e i tecnici della tv mazarese Tele8.
Tutti hanno assistito alle richieste di dimissionare l’infame che ha buttato fango sulla società e adesso commentano tra di loro, mentre gli argomenti dell’avvocato Li Causi non suscitano l’interesse dei cittadini. Per forza: i cittadini comuni non ci sono.
Si tengono alla larga “perchè forse – come scrive Roberto Scarpinato in ‘Il ritorno del Principe’ – non riescono ad identificarsi in uno Stato che, tranne poche eccezioni, ai loro occhi si presenta con il volto di tanti personaggi compromessi che nelle pubbliche cerimonie parlano di cultura della legalità e poi nelle segrete stanze fanno man bassa dei soldi della collettività o traccheggiano con gli uomini della mafia militare”.
Egidio Morici
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