Come è noto, il recente restauro del Duomo di Santa Maria Assunta in Castelvetrano ha permesso di recuperare il nome dell’autore della tela collocata nella cappella dei Calzolai, ovvero dei SS. Crispino e Crispiniano.
La firma, in basso a sinistra, è venuta alla luce a seguito della ripulitura generale del dipinto, e dunque nessun rimprovero può essere mosso alle generazioni di storici – locali e no – che nel corso degli anni hanno lungamente dibattuto circa la paternità dell’opera che tradizionalmente era stata attribuita dal Polizzi e, senza troppa convinzione, anche dal Ferrigno, al pennello di Orazio Ferraro; giacché la dicitura, come conferma la restauratrice Lia Calamia, era del tutto illeggibile.
Per la verità, più recentemente quella attribuzione era caduta, giacché, conoscendo finalmente la data di nascita dell’artista giulianese – 1561– e ammesso che fosse stata esatta la data di esecuzione della tela fornita dal Ferrigno – 1573 – era da escludere l’assegnazione al Ferraro se non altro per incongruenza di natura cronologica, oltre che per le dissonanze stilistiche da opere documentate dello stesso.
Va detto che il 1573 si riferisce all’anno nel quale la corporazione dei calzolai chiese a don Carlo d’Aragona e Tagliavia il permesso di erigere nella nostra Maggior Chiesa un altare con edicola dove collocare un quadro dei Santi protettori che, evidentemente, non poteva essere l’attuale, datato 1656, e non 1665 come è stato detto e scritto, conforme a quanto riportato nel detto cartiglio, dove si distingue chiaramente la seguente iscrizione, le cui lacune abbiamo colmato entro parentesi quadra:
[GA]BRIEL CABRE= / RA E CARDONA / [N]A.SIS PĪGEBAT (e non PINXIT !) / 1656 (e non 1665 !)
Che le lettere [N]A.SIS debbano interpretarsi come abbreviazione di “Narensis” (quindi originario di Naro) lo evinciamo a motivo di una analoga firma che troviamo apposta per esteso dal detto artista su un’opera in cartapesta da lui eseguita, dieci anni dopo, in una chiesa del Messinese, rappresentante La consegna delle chiavi a Pietro, alla cui base si legge: GABRIEL CABRERA E CARDONA NARENSIS FECIT 1666. Detta opera, concepita per la chiesa di S. Pietro a Trungali, oggi diruta, si trova conservata nella chiesa del Rosario di Galati Mamertino.
Evinciamo dunque che il Cabrera dovette essere un eclettico artista vernacolare siciliano, di Naro, attivo nella seconda metà del secolo XVII, di cui al momento non abbiamo purtroppo ulteriori notizie e al quale la predetta confraternita, dopo avere costruito, nel 1624, dietro il primitivo altare, la nuova cappella, comunicante con la navata meridionale della chiesa mediante un grande arco, oggi tompagnato, chiese la realizzazione dell’attuale dipinto.
Francesco Saverio Calcara
Aurelio Giardina
Vincenzo Napoli