Il nuovo blog di Carlo Spallino Centonze non è il solito blog di cucina: ricette scontate spacciate per veloci, linguaggio rozzo da cuochi che si improvvisano star della tv e dicono “goloso” per dire “buono”, “scagliato” per dire “tagliato in scaglie”, insomma il trionfo del cattivo gusto e dell’analfabetismo di ritorno.
E’ un blog di grandi ricette, alcune facili da eseguire, altre giustamente complesse ma alla fine di straordinaria bellezza, bontà e soddisfazione; racconta la storia nobile della cucina nei secoli, una autentica attività ed espressione culturale; indica ristoranti che vale la pena visitare, maestri della cucina che vale la pena conoscere, tavole che vale la pena apparecchiare.
E’ accompagnato da belle illustrazioni, perché la forma conta; fa conoscere la sapienza di enologo dell’amico Luca Maroni, oggi il numero uno nei vini.
Carlo ha studiato e continua a farlo perché chef e gourmet non si diventa per caso, ma ha appreso i segreti nelle case di famiglia a Castelvetrano, dai nonni Centonze, dalla zia Alba, dalla madre Rosa, cuoca raffinata, anche dal padre Nino, ingegnere e pasticcere per diletto. A casa sua tutti hanno sempre cucinato per passione, ma usando la testa. E’ grande cucina nazionale e iinternazionale, ma le radici stanno saldamente in Sicilia.
Last but not least, l’ambientazione è in luogo speciale perché è anche casa mia, a Roma, a due passi dal Pantheon.
Visita il blog all’indirizzo: www.carlospallino.com
scritto da Maria Giovanna Maglie
(in foto, assieme a Carlo Spallino)
Sapienza e raffinatezza: tipico di Carlo. Sin da giovanissimo posso testimoniare le capacità culinarie del “Conte” Spallino, che improvvisando trasformava una serata tra amici in cena superba, anche con pochi e “poveri” ingredienti a disposizione. Interessantissimo il blog, e davvero affascinante la location, dove ho avuto il piacere di essere stato ospite di Carlo e della gentilissima Maria Giovanna. Complimenti!!
Fa particolare piacere apprendere che un giovane castelvetranese, di umili origini, faccia parlare BENE di se e del nostro territorio nei salotti bene della capitale. Auguri a Carlo che ha sempre creduto in quello che fa.
Spallino ”umili” origini? Non direi!!!
Ricordo Carlo al liceo, simpatico, una vera forza della natura, unico neo il fatto che faceva troppo spesso caso nelle frequentazioni alle caste di provenienza e si atteggiava come se avesse discendenze nobili.
Ancora oggi credo che pecchi per ciò usando impropriamente il doppio cognome di papà e di mamma.
Io appartengo ad una famiglia nobile discenente dai Lanza di Scalea ma non ho mai ostentato il mio status, anzi sono stata più proletaria io che il figlio dell’imbianchino (per es.).
Se fa ciò per meglio penetrare nel mondo dei salotti bene della Capitale fa benissimo ma, a pare mio, non deve mai rinnegare le proprie origini( modeste come dice Vittorio o medio borghesi come ritengo io), anzi ne deve essere più orgoglioso.
Sono contenta che faccia qualcosa che gli piace e che promuove positivamente la Nostra amata terra.
Sinceri auguri da Margy
Cara margi non so se ci conosciamo, tu ti ricordi di me ma io non so chi sei. Sulle mie origini non credo tu sia informata qualunque esse siano. Il mio doppio cognome riguarda il mio sentirmi profondamente sia uno Spallino che un Centonze. Non rinnego le mie origini anche perché , mi sembrano più che ottime, e il mio inserimento nei salotti romani nulla a che vedere con tutto ciò. Io parlo nel mio blog della mia passione per la cucina, per la storia della cucina e per il saper vivere.
saluti e grazie per gli auguri Carlo Spallino Centonze
Caro Carlo noi ci conosciamo “pochino” ma quanto basta per dire con certezza che sei un GRANDE…..
Grazie Davide, si ci conosciamo da un pochino, una trentina di anni se non sbaglio. un abbraccio
Quando in una persona spicca un forte desiderio di mostrare il proprio senso di appartenenza verso qualcosa, si può pensare ad un “esibizionista”. Io, da sempre, penso a Carlo come ad un uomo che ha investito tutta la sua vita nella ricerca delle sue origini e posso dire con assoluta certezza che questo viaggio lo ha portato a consolidare il piacere di appartenere ad una famiglia in cui senso estetico e ironia hanno sempre camminato a braccetto. Io mi chiamo Paola Bandiera e ho espresso serenamente il mio pensiero, Carlo Spallino Centonze che ama “abbondare” citando il cognome dei nonni materni, ha voluto CONDIVIDERE la sua passione attraverso un blog. Presentarsi con 1 o 2 cognomi è senz’altro sinonimo di affermazione o trasparenza; effettivamente può sembrare un esagerazione agli occhi di chi preferisce non esporne neanche uno.
Scorrendo le pagine del nuovo blog di Carlo non abbiamo potuto fare altro che apprezzare un progetto,sicuramente ambizioso,e di grande respiro;eccellente sia dal punto di vista grafico che dei contenuti.
Chi conosce Carlo,e come lui,e con lui condivide l’amore per l’arte della cucina e del bien vivre,non può non comprendere quanta passione e dedizione egli abbia messo in questa sua nuova “creatura”.
Nelle sue preparazioni egli mette tutto ciò che è:il suo essere un perfezionista si rispecchia nelle geometrie dei piatti,il suo essere artista negli accostamenti cromatici degli ingredienti,che richiamano quasi la tavolozza di un pittore.
La sua attitudine al bello fa di lui un esteta del Gusto.
Le sue ricette richiamano sicuramente la tradizione siciliana,ed in particolare le tradizioni tramandate da generazioni nella sua antica quanto blasonata famiglia,rinomata ai più.
Colgo ancora una volta l’occasione per rinnovare a Carlo Spallino Centonze i miei più sentiti auguri,e per testimoniargli tutto l’affetto,e l’orgoglio che i suoi amici provano nel vedere realizzare uno dei suoi sogni.
Volevo inoltre aggiungere che ho immensamente apprezzato il commento della Signora Bandiera,che non ho il piacere di conoscere personalmente,ma della quale condivido appieno il pensiero:ci vuole veramente un gran “coraggio”,ed una grande nobiltà,quantomeno d’animo,a scrivere cattiverie gratuite non firmandosi poi con nome e cognome!
Carlo la vera storia la so io….non ci conosciamo ma credo sia pressapoco così……Presso il paese di Castelvetrano, nel trapanese, vive la laboriosa famiglia Spallino – Centonze. Il patriarca è il NONNO che vive presso la casa insieme alla figlia sposato con Nino (l’incignè). Nino ha tre figli che per comodità chiameremo ‘carlù, aspano-tranta, ste. Il principale mezzo di sostentamento è la “Provvidenza”, una piccola imbarcazione utilizzata per la pesca.
Nel 1863 ‘carlù, il maggiore dei figli, parte per la leva militare. È la prima volta che un membro della famiglia parte per la leva nell’esercito del Regno d’Italia, e sarà questo evento a segnare l’inizio della rovina della famiglia stessa. Per far fronte alla mancanza, Padron ‘Nino tenta infatti un affare comprando una grossa partita di lupini (peraltro avariati), da un suo compaesano, chiamato Zio ardu per via delle sue continue lamentele e del suo perenne pessimismo. Il carico viene affidato al figlio perché vada a venderlo a Selinunte, ma durante il viaggio la barca subisce naufragio e aspanuzzo muore. A seguito di questa sventura, la famiglia si ritrova con una triplice disgrazia: è morto il padre, principale fonte di sostentamento della famiglia, mentre il debito dei lupini è ancora da pagare e la Provvidenza va riparata. Finito il servizio militare, ‘carlù torna malvolentieri alla dura vita di pescatore alla giornata, e non dà alcun sostegno alla già precaria situazione economica del nucleo familiare.
Le disgrazie per la famiglia non terminano. Luca, uno dei nipoti, muore nella battaglia di Lissa (1866); ciò determina anche la rottura del fidanzamento di Mena con Brasi Cipolla. Il debito costa alla famiglia anche la perdita dell’amata Casa del nespolo, e la reputazione e l’onore della famiglia peggiorano fino a raggiungere livelli umilianti. Un nuovo naufragio della “Provvidenza” porta Padron ‘carlù ad un passo dalla morte; Maruzza, la nuora, muore invece di colera. Il primogenito ‘Ntoni decide di andare via dal paese per far ricchezze, ma, una volta tornato ancora più impoverito, perde ogni desiderio di lavorare, dandosi all’ozio e all’alcolismo.
La partenza di costringe nel frattempo la famiglia a vendere la Provvidenza per accumulare denaro al fine di riacquistare la Casa del nespolo, mai dimenticata. La padrona dell’osteria Santuzza, già desiderata dallo sbirro Don Michele, si invaghisce invece di (che intanto entra nel giro del contrabbando), mantenendolo gratuitamente all’interno del suo locale. La condotta di e le lamentele del padre la convincono a distogliere le sue aspirazioni dal ragazzo, e a richiamare Don Michele all’osteria. Ciò diventa origine di una rissa tra i due pretendenti, che sfocia nella coltellata di ‘carlù al petto di Don Michele, nel corso di una retata anti-contrabbando. ‘carlù finisce dunque in prigione e accorso al processo e sentite le voci circa la relazione tra Don Michele e sua nipote Lia, sviene esanime.’carlù riesce a evitare una forte condanna per motivi “d’onore”: l’avvocato lascia intendere che la rissa fosse scoppiata perché ‘carlù voleva difendere la reputazione della sorella Lia,della quale Don Michele si era invaghito ma che Lia aveva respinto.
…………….alla fine è costretto ad abbandonare la sua casa proprio quando ha preso consapevolezza che era l’unico luogo in cui era possibile vivere degnamente.
Caro Filippo Verga, grazie del tempo che hai voluto dedicarmi. La storia è suggestiva e lieve. Io non conosco bene come te la storia della mia famiglia ma credo sia andata proprio così. Da questi miei antenati, da te citati con tanta sapienza e precisione storica, ho imparato l’ironia , l’allegria e l’amore per le belle cose. Dal lovo savoir vivre ho imparato le regole del galateo, che mi sono tanto care, il piacere di ricevere e l’amore per il cibo e la tavola. Ora mi spiego perché odiavano i lupini. Grazie e spero di conoscerti presto. CSC
Caro Filippo…VERGA…Ahahah!