Manicalunga Timpone Nero, necropoli immensa con decine di migliaia di tombe, di cui appena 5000 sono state messe in luce dal Banco di Sicilia negli anni ‘60, si estende per oltre 5 Km ad Ovest del fiume Modione subito dopo il santuario della Malophoros.
La Fondazione Kepha onlus, proprietaria dei terreni dov’è ubicato il CAM – Campus Archeologico Museale e di parte della collina del Timpone Nero, inaugura il giorno 29 Ottobre 2012, una campagna di scavi della durata di due anni, su concessione della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Trapani e in collaborazione con il Parco Archeologico di Selinunte e Cave di Cusa.
La direzione spetterà alla Dott.ssa Rossella Giglio, Responsabile dell’Unità Operativa Beni Archeologici della Soprintendenza trapanese, mentre le operazioni sul campo, condotte dall’archeologo Ferdinando Lentini, avranno come scopo di riportare alla luce le strutture e corredi funerari sopravvissuti ai saccheggi dei tobaroli in un passato ormai lontano.
Fino ad un tempo relativamente recente, l’archeologia è stata dominata infatti, dal desiderio di estrarre dal suolo oggetti belli da tenere per sé, o peggio da sottrarre alla comunità tramite commerci illeciti, mentalità fortunatamente messa al bando dalla moderna archeologia “militante” che ricerca nel terreno i segni della vita di chi ci ha preceduto, belli o brutti che siano.
Difficilmente le tombe erano prive di oggetti, la pietas dei sopravvissuti, familiari, parenti o amici, accompagnava quasi sempre il defunto con oggetti a lui cari che poi venivano lasciati nella tomba. Si trattava più spesso di lucerne che dovevano squarciare il buio dell’oltretomba, di statuette di divinità destinate a proteggerlo ed infine di vasi, che secondo le concezioni greche erano destinati alla vita dell’oltretomba.
Il materiale archeologico che proviene dalle tombe ci offre la testimonianza degli usi e costumi degli antichi connessi con la morte ma nello stesso tempo ci fa capire alcuni aspetti della vita del defunto, come oggi entrando in un moderno cimitero dove simboli ed iscrizioni ci parlano del defunto.
Il lavoro di scavo sarà accompagnato dalla schedatura, classificazione e catalogazione dei reperti, punto di partenza per una razionale, omogenea e sensibile utilizzazione dei dati archeologici che costituiscono una fonte primaria di storia e cultura intesa come facoltà di comprendere, intelligenza del presente sorretta dalla conoscenza del passato.
Interverranno
Patrizio M.R. Benvenuti – Presidente Fondazione Kepha onlus
Felice Errante – Sindaco di Castelvetrano – Selinunte
Giovanni Miceli – Direttore CAM – Campus Archeologico Museale
Paola Misuraca – Soprintendente Beni Culturali di Trapani
Rossella Giglio – Responsabile Settore Archeologia della Soprintendenza di Trapani
Caterina Greco – Direttore Servizio Parco Archeologico di Selinunte e Cave di Cusa “Vincenzo Tusa”
Fabio Isman – Giornalista “Il Giornale dell’Arte”
Andreas M. Steiner – Direttore editoriale “Archeo – Attualità del passato”
Piero Pruneti – Direttore “Archeologia Viva”
Qualcuno é in grado di spiegarmi come mai a Selinunte, il più importante sito archeologico d’Europa, si torna a scavare dopo un’attesa di decenni, mentre presso il vicino sito, d’importanza abissalmente minore, di Lilybeo, l’attività di scavo ferve da anni?
Meglio tardi che mai.L’importante che queste meravigliose scoperte di cui la Sicilia è ricca alla fine si tengano aperte ai visitatori fino a tarda notte, è vergognoso che il parco archeologico di selinunte chiude d’estate alle 19,00,
la domanda vera è: tutti i reperti ritrovati in quale museo andranno??????
antonino leone, io mi porrei un altra domanda: i reperti andranno tutti al museo? o qualcosa sbadatamente non verrà catalogata???????? spero di no, ma c’è un detto: li sordi fannu veniri la vista all’orvi!!!!! e il sottosuolo in questione, come risaputo, è una miniera!!!