Un’idea che potrebbe sopperire agli organici ridotto all’osso nei pronto soccorsi degli ospedali. E’ quella lanciata dal ministro della salute Orazio Schillaci, una sorta di modello a “carriere aperte” per i medici del pronto soccorso, in cui i camici bianchi che si specializzano in Medicina di emergenza urgenza non debbano rimanere a vita in questi reparti di prima linea ma possano, eventualmente, avere prospettive di carriera anche altrove avendo la possibilità di “passare” in altre aree sanitarie.

“Non si tratta solo di aumentare gli stipendi ma anche di dare prospettive” dice il ministro. Una proposta che non convince, però, la Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu), secondo cui gli incentivi, anche di carriera, vanno pensati all’interno del sistema dei pronto soccorso stessi: incentivi, cioè, “a restare e non ad andarsene”. L’ipotesi del ministro punterebbe ad attrarre più medici verso il settore dell’emergenza garantendo loro la possibilità eventuale di cambiare, facendo in modo che non si sentano “in gabbia” per tutta la loro vita professionale.

“Abbiamo dato più sicurezza a chi lavora nei pronto soccorso, ma credo che bisogna trovare nuovi modelli organizzativi per non far sentire chi entra nel Pronto soccorso in una gabbia da cui non può più uscire, soprattutto i giovani. Ovvero – ha chiarito Schillaci – la possibilità di cambiare reparto o percorso nel corso della carriera”. Per incentivare la presenza dei medici in Pronto soccorso, secondo il ministro, è cioè importante “anche dare delle prospettive di carriera e la possibilità dopo un certo periodo di andare a lavorare in altri reparti, e non solo al pronto soccorso. E’ un problema anche di stimoli professionali”.

Le aree d’emergenza soffrono la carenza di personale. Succede pure all’ospedale di Castelvetrano dove il personale medico è in sotto organico. E, con l’avvento della stagione estiva e le ferie da godere, la situazione diventerà ancora più critica.

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