Ventitrè anni dopo, arriva a sorpresa un altro pezzo di verità sulle stragi Falcone e Borsellino. A deciderle, con il vertice di Cosa nostra, ci fu anche Matteo Messina Denaro, il padrino della provincia di Trapani, l’ultimo dei grandi boss di Cosa nostra che sembra diventato imprendibile proprio da quei giorni del 1992.
Adesso, sulla sua testa pende un altro ordine di arresto, che il gip di Caltanissetta ha firmato su richiesta della procura. Gli investigatori della Dia hanno notificato il provvedimento alla madre del boss, a Castelvetrano. Un passo in avanti importante per le indagini, che è destinato a sollevare altri misteri sulla stagione delle bombe mafiose. Sì, perché uno dei pentiti chiave dell’ultima indagine dei magistrati siciliani parla di rapporti della mafia trapanese con uomini dei servizi segreti, proprio in quei mesi terribili delle stragi. E non sono dichiarazioni degli ultimi mesi.
di SALVO PALAZZOLO
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La cosa che lascia perplessi è la curiosa valutazione dicotomica della storia degli anni ’90: i giudici di Palermo ne hanno scritta una, grazie ad un sedicente pentito (Scarantino) che si è inventato tutto. I giudici di Caltanissetta ne stanno scrivendo un’altra: ma esisterà una punizione terrena per quelli che, spacciandosi per pentiti, hanno mandato a p**** il sistema giudiziario?