«Una politica basata su accordi di bottega e sul trasversalismo (riferendosi principalmente a Lo Sciuto) che, a prescindere da ogni valutazione di carattere etico, non integra alcuna ipotesi di reato, costituendo il previo confronto sugli incarichi di governo uno strumento essenziale per mantenere fermi gli equilibri politici in seno alla coalizione».

I giudici del Tribunale del Riesame si sono espressi così nelle motivazioni dell’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’ex sindaco Felice Errante, arrestato nell’ambito dell’operazione antimafia “Artemisia”. Il documento è stato depositato stamattina; il Tribunale, presieduto da Lorenzo Jannelli si era pronunciato l’11 aprile scorso, non entrando però subito nel merito.

I giudici, analizzando la posizione dell’ex primo cittadino (difeso in prima battuta da Franco Messina e ora da Roberto Tricoli del Foro di Palermo), evidenziano come le intercettazioni «danno solo dimostrazione di come l’interesse del Lo Sciuto (Giovanni, ex onorevole, ndr) per la massoneria avesse matrice esclusivamente elettorale, non attestando l’esistenza di due realtà parallele, una palese e un’altra occulta, come, invece, sostenuta dalla pubblica accusa».

Per i giudici, dunque, non c’è nessuna loggia segreta. Sempre il Riesame scrive che «non appare significativo, in termini di dimostrazione indiziaria dell’addebito associativo, l’accordo politico tra Errante e Lo Sciuto, successivo al rimpasto della giunta Errante». Il caso in questione è quello che vide la nomina a vice sindaco di Vincenzo Chiofalo. E sempre i giudici del Riesame evidenziano come le alleanze e gli accordi elettorali erano di volta in volta «fluttuanti, e non contemplassero una cogenza, tipica di un’organizzazione fra gli stessi idealmente superiore all’interesse dei singoli partecipanti».

«Ho difeso l’ex sindaco della mia città Felice Errante jr e ne sono soddisfatto, l’ho poi affidato a un mio amico e collega Roberto Tricoli e ne abbiamo ottenuto la riconquista della dignità e onorabilità per un’accusa infondata. Il Tribunale del Riesame di Palermo emette un’ordinanza con cui mette le cose a posto e non si limita al l’incompetenza territoriale di un giudice, ma va oltre e restituisce ai castelvetranesi la certezza che non tutto era perso e corrotto in passato. Così come non tutta la politica del passato fosse disdicevole e comunque non penalmente rilevante. Grazie ai giudici che ci hanno ridato la fiducia nella giustizia» ha dichiarato l’avvocato Franco Messina.

AUTORE.