“Penso che gente come Matteo Messina Denaro debba pagare le sue colpe. A lui gli chiederei solo una cosa: con quale stato d’animo sia andato a dormire dopo le stragi che ordinava? Con quale coscienza si è guardato allo specchio? Se mai una coscienza ce l’ha…”. Emilia Catalano, 40 anni, è arrabbiata. Lei è nipote di Agostino Catalano, l’uomo della scorta di Paolo Borsellino che morì nella strage di via D’Amelio nel 1992. “Quel giorno ero in vacanza con mia nonna – ricorda Emilia Catalano – eravamo alle terme di Montevago e di ritorno abbiamo appreso la notizia. Quando lunedì ho visto le immagini dell’arresto di Matteo Messina Denaro mi sono chiesto più volte se fossi stata in grado di riconoscerlo incontrandolo per strada, ma se girava con cappello, occhiali scuri e mascherina come avrai potuto fare?”.
A Emilia Catalano, che oggi è attiva nel teatro di impegno civile, l’immagine di una città omertosa che appare dai tg dà fastidio: “Come la mia famiglia, tanti sono gli onesti a Campobello di Mazara. Poi le mele marce ci sono qui come ovunque”. E aggiunge: “Per 30 anni Matteo Messina Denaro è stato latitante e ora il fango si butta tutto su di noi, additandoci come una comunità di omertosi. Non ci sto…”.
AUTORE. Max Firreri