[di Enzo Napoli] Già in altre occasioni abbiamo evidenziato che dal dopoguerra in poi vi sia stata una notevole mancanza di sensibilità, sia da parte delle varie Amministrazioni Comunali che si sono succedute, sia da parte dei privati cittadini, relativamente alla salvaguardia dei monumenti e dei palazzi storici di Castelvetrano. In questi ultimi decenni, con la massima indifferenza, sono state demolite o lasciate nell’abbandono totale chiese come quella del Rosariello, dell’Immacolata, del Crocifissello, di Nostra Signora dell’Itria, di Nostra Signora della Catena (solo per citarne alcune); sono stati distrutti palazzi come quello dei baroni Di Blasi (Hopps); sta andando in completa rovina il palazzo Signorelli.

Sono stati distrutti anche portali di palazzi o di cortili, che si sarebbero potuti salvare senza incidere sulle capacità economiche dell’ente o del proprietario. Ad esempio, quello chiaramontano della vecchia chiesa di San Gandolfo, dove ora sorge il plesso scolastico “Ruggero Settimo”, si sarebbe potuto rimontare altrove senza spesa eccessiva. Alcuni di essi, con la stessa spesa occorrente per le modifiche che hanno subito, si sarebbero potuti recuperare o restaurare senza manometterli. Essendo quasi impossibile tornare indietro e recuperare questi manufatti scomparsi o trasformati presentiamo le immagini di due di essi, come erano nel loro stato originario, per conservarli alla futura memoria.

Il primo si trova nella via Savonarola n. 5. Si tratta di un grande portale (foto 1), fatto costruire dal principe Diego Pignatelli Aragona Corte (1862-1930), per accedere nei giardini e nei magazzini retrostanti del palazzo Pignatelli. Fu ricostruito nel 1926, contemporaneamente all’enorme magazzino interno lungo ben settanta metri, dalla ditta Antonino ed Angelo Centonze, come una lapide all’interno del cortile ricorda.

Foto 1

Il grande magazzino interno, per quei tempi opera notevole in cemento armato, dopo la metà degli anni cinquanta ha ospitato il Consorzio Agrario Provinciale. Durante quell’utilizzo si era presentata l’esigenza di allargare l’apertura del portale esterno per fare entrare gli automezzi. Per provvedere a quella necessità il presidente del consorzio, signor Paolo D’Angelo, tra il novembre 1955 e il gennaio 1956, presentò un progetto di modifica (foto 2,3) che rispettava perfettamente lo stile architettonico della struttura. L’integrità del portale, con le nuove modifiche, durò un bel po’ di anni, fin quando a forza di ritocchi e rimaneggiamenti è stato ridotto come oggi lo vediamo (foto 4). Come si evince dai disegni originali, presentando il portale soltanto pochi fregi ad altorilievo per evidenziare alcune sue parti, non sarebbe stato difficile ne costoso mantenerlo come era nella sua seconda fase del 1956.

FOTO 2

FOTO 3

Foto 4

L’altro portale che vogliamo ricordare si trova nella via Milazzo n. 5 (foto 5); esso fungeva da ingresso del palazzo Polito. L’ 8 gennaio 1954 il signor Martino Vincenzo, proprietario di un vano terraneo del palazzo, si vide negare dal Comune l’autorizzazione per aprire una finestra, perché ciò avrebbe alterato la simmetria ed il decoro del palazzo. Invece, in seguito, in tempi più recenti, si è stravolto l’intero palazzo, compreso il portale (foto 6) che si sarebbe potuto conservare perfettamente senza creare problemi tecnici od economici ai proprietari.

Speriamo per il futuro che si presti una maggiore attenzione a questi temi, onde conservare per i posteri ciò che i nostri antenati avevano con tanta cura costruito e che purtroppo noi oggi continuiamo a distruggere.

FOTO 5

FOTO 6

Enzo Napoli

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