Si parla spesso di malasanità, tendendo a criticare o notare le cose negative, ma accade anche il contrario, come a una nostra lettrice che, invece, vuole solo ringraziare il personale del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale “Vittorio Emanuele II” di Castelvetrano. La sua mamma, Nicolina Adragna, è stata ricoverata presso quel reparto.
Il momento che viviamo è molto particolare: oltre il Covid-19 c’è gente che soffre, purtroppo, di altre patologie. «Mia madre – racconta Rosaria Maria Marino di Marsala – è stata sottoposta a un piccolo intervento; in quel reparto abbiamo subito notato l’accoglienza, la gentilezza, la disponibilità del personale e, soprattutto del primario Angelo Caradonna: una persona eccezionale, un professionista umile, umano e sensibile. L’umanità e la gentilezza di quelle persone ci ha colpito fin da subito, perché un “buongiorno” detto con occhi sorridenti a chi sta attraversando momenti bui, è un dono meraviglioso e spesso scontato».
In un periodo coì delicato, soprattutto per l’ambito ospedaliero, il personale in prima linea, spesso criticato, è fatto di gente che ogni mattina ha la consapevolezza di andare in guerra, una guerra fredda fatta di dolore e sofferenza.
«La mascherina non impedisce di notare il loro sguardo umano, la loro gentilezza, la loro disponibilità, la loro umanità – continua Rosaria – e pur mantenendo e rispettando tutti i protocolli di sicurezza, riescono ad “abbracciare e confortare” la gente con il loro sguardo e il loro modo di fare».
La prima persona che la signora Rosaria Maria Marino ha incontrato è stata l’infermiera Anna che, con la sua gentilezza, simpatia ed empatia ha tranquillizzato una ragazza straniera che non parlava e capiva bene l’italiano; poi l’incontro con la caposala Giovanna, attenta e sensibile verso i colleghi e le pazienti, e soprattutto verso i familiari dei pazienti ricoverati.
Questo tempo di pandemia non consente ai familiari di stare a fianco agli ammalati ricoverati. «Ma, nonostante questo, le notizie sullo stato di salute dei propri cari, non sono tardate ad arrivare», spiega ancora la signora Rosaria.
Il “grazie” va a tutti: Francesca, Anna, Giovanna, Donatella, Sonia, Graziella, Maria Antonietta, la dottoressa Li Causi, «ma anche a tutti coloro dei quali ho dimenticato il nome», spiega Rosaria. In un momento tanto buio come questo che stiamo vivendo, la gente ha davvero bisogno di umanità.
AUTORE. Patrizia Vivona