Il noto pittore mazarese Salvino Catania, 67 anni, è stato trovato morto ieri mattina nella sua abitazione di via Roma.
L’allarme e scattato a seguito della segnalazione alla polizia Municipale di un cittadino che ha l’attività commerciale proprio di fronte al vecchio palazzo dove abitava, sul luogo sono arrivati gli uomini del commissariato di polizia ed i carabinieri, sono intervenuti due agenti della polizia scientifica al fine di raccogliere elementi utili a stabilire la causa del decesso.
Il cadavere sarà sottoposto ad un esame per capire le cause della morte. Difficile pensare al suicidio, l’ipotesi più probabile e quella dell’incidente. Le sue condizioni negli ultimi mesi erano peggiorate. Gia lo scorso agosto era stato protagonista di un attacco e si era barricato in casa, spesso era sottoposto ad un trattamento sanitario obbligatorio.
Poi tornava in giro con in braccio le sue tele. Da qualche giorno però stava male. Salvino Catania rischiava la vita ogni giorno in quella casa pericolante dove viveva, colma di immondizia ed illuminata da un lumino a gas.
fonte. TELE 8
AUTORE. Altre Fonti
Salvino l’ho incontrato diverse volte a Mazara, quando per caso mi trovavo in giro per la città. Subito mi avvicinava e cominciava a parlare, manifestando il bisogno di esprimere i suoi pensieri maturati nella solitudine esistenziale in cui si era ridotto, convinto di avere davanti qualcuno che finalmente potesse capirlo. Spesso mi mostrava con orgoglio le tele che aveva sottobraccio affinché ne cogliessi il significato esoterico che egli gli dava, senza tentare di vendermele. Aveva colto in qualche pubblico discorso da me fatto, non so quando né dove, una comunanza di sentire che lo entusiasmava. Una volta, mentre mi trovavo a conversare con persone importanti, mi si avvicinò con la solita cordialità, irrompendo con la sua loquela dirompente. Non riuscii a nascondere il mio fastidio, per cui, offeso, egli si allontanò mortificato. Da allora quando m’incontrava girava da un’altra parte, con mio sommo dispiacere. Mi è rimasto un senso di colpa, che si è rinnovato alla notizia della sua morte, di cui mi sento anch’io responsabile per lo stato di degrado in cui viveva, senza che nessuno se ne occupasse e preoccupasse, ma soprattutto per l’isolamento in cui lo abbiamo lasciato.