Sulle questioni “sensibili”, spesso legate alla giustizia, destra e sinistra non hanno mai nemmeno fatto finta di litigare. Soprattutto se a vario titolo sono coinvolti esponenti di entrambi gli schieramenti.
Ci sono infatti temi bilateralmente scottanti sui quali si può anche pensare di non parlare, cambiare argomento o, al massimo, trasformare tutto in qualcos’altro.
Uno di questi meccanismi perversi, che incontrano la piena collaborazione dei media (che in questi casi ottengono il plauso sia da destra che da sinistra), è stata la fantomatica “guerra tra procure”.
Da tv e giornali è infatti passato il messaggio che due procure, quella di Salerno e quella di Catanzaro, sono in guerra, al punto da richiedere l’intervento del presidente della Repubblica Napolitano.
Molti italiani si sono quindi convinti che ormai i magistrati sono alla frutta, tanto che hanno cominciato a scannarsi tra di loro. Insomma, se la sinistra non è d’accordo su niente e la magistratura è fiaccata da guerre intestine, l’unico punto fermo sembra essere il partito del cavaliere, che si sentirà ancora più legittimato a mettere le mani sulla giustizia.
Purtroppo però le cose non stanno affatto così come ce le hanno propinate tv e giornali.
Vediamo cosa nasconde in realtà quella che furbescamente è stata definita una “guerra tra procure”, partendo da un tassello fondamentale: Luigi De Magistris.
È il magistrato che il Consiglio Superiore della Magistratura ha trasferito da Catanzaro a Napoli, prima che potesse portare a termine tre delicate indagini. L’indagine “Poseidone” sui depuratori in Calabria, mai realizzati nonostante gli 800 milioni di Euro dell’Unione Europea, interrotta non appena De Magistris ha cominciato ad indagare su l’On. Pittelli di Forza Italia; l’indagine “Why Not” non appena vengono indagati Prodi, Mastella, Saladino ed altri; e infine l’indagine “Toghe Lucane” non appena viene coinvolto il Parlamentare Buccico di AN, sindaco di Matera.
Ma anche le procure sono soggette alla legge e per l’operato della procura di Catanzaro è competente quella di Salerno che, ancora prima che De Magistris venisse trasferito a Napoli, comincia ad indagare, avendo ricevuto delle denunce da parte di decine di suoi inquisiti (su delle presunte irregolarità nelle indagini).
Quelli della procura di Salerno lavorano per mesi senza che tv e giornali si interessino di loro, fin quando nel gennaio scorso (quasi un anno fa!), vengono sentiti dal CSM, al quale dicono che non ci sono irregolarità sulle indagini di De Magistris e che quindi tutte le denunce presentate contro di lui saranno archiviate.
Il CSM però lo trasferisce ugualmente.
Nel frattempo però anche De Magistris aveva denunciato alla stessa procura un presunto complotto ai suoi danni, finalizzato al blocco delle indagini che stava conducendo. E Salerno cerca di indagare anche su questo. Ci prova, ma fa fatica. Infatti, per verificare il presunto complotto, la procura di Salerno ha bisogno degli atti delle indagini “Why Not” e li chiede per ben sette volte alla procura di Catanzaro, senza ricevere risposte per quasi un anno.
A questo punto, come per altro previsto dalla legge, se li sono andati a prendere con un provvedimento di sequestro di 1700 pagine.
Con una mossa astuta però il procuratore generale di Catanzaro va in tv dicendo che l’atto di Salerno è eversivo e, per dare più eco alla trovata, qualcuno inventa anche la storia che “quelli di Salerno li hanno fatti addirittura denudare”. Ecco allora intervenire Napolitano, mentre il CSM (dopo aver letto 1700 pagine di provvedimento in soli 24 ore!) propone di trasferire i procuratori delle rispettive procure. Un po’ come quando due bambini litigano e il maestro li punisce entrambi, non importa chi ha torto o ragione.
Alla fine, la normale attività (prevista per legge) della procura di Salerno, nei confronti della procura di Catanzaro che si è rifiutata di fornire gli atti di indagine “Why Not” per quasi un anno, proprio per evitare che saltassero fuori i veri motivi dell’allontanamento di De Magistris, viene trasformata dalla casta politico-giornalistica in una “guerra fra procure”.
In Italia si può fare questo e altro, mentre dalla panchina si sta scaldando Casini, che si appresta ad abbandonare le finte opposizioni per giocare all’attacco della Costituzione con la squadra del cavaliere. Allora si potrà dire che le riforme costituzionali saranno condivise da un’ampia maggioranza, nonostante i colpi bassi di certa magistratura e di Di Pietro (che fa orrore).
Egidio Morici
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