[di Francesco Saverio Calcara] Cara Stefania, mi sono profondamente vergognato l’altra sera quando hanno mandato in onda il tuo ultimo servizio su Castelvetrano, la mia città. Ero a Milano, a casa di amici, e volevo sprofondare.
Mi sono vergognato fin dalla prima inquadratura, col pannello stradale circondato dall’immancabile munnizza (che fa tanto colore locale, vero?), mi sono vergognato per il ragazzo che temeva di essere lasciato dalla zita, per quell’altro sprovveduto che faceva il turista per caso, per i due rincoglioniti che miseramente nicchiavano, per i quattro stronzetti di paese che ti seguivano con la macchina, e anche un po’ per te, che, dovendo fare il compitino, hai dedicato a loro quasi tutto il servizio e lasciato gli ultimi 20 secondi ai ragazzi che in piazza hanno accettato di farsi fotografare col famigerato cartello. Il cartello, appunto. Adesso ti spiego perché, se ti avessi incontrato, nemmeno io avrei acconsentito a farmi immortalare con te.
Ti avrei ricordato innanzitutto che quella frase – la mafia fa schifo – campeggiava a Palermo in centinaia di manifesti commissionati da un presidente di regione che poi si fece qualche annetto di galera per concorso esterno con la criminalità organizzata. Ti avrei detto poi che tu non puoi venire nella mia città a fare la maestrina che costringe il discolo scolaretto a scrivere cento volte sul quaderno una frase edificante per dimostrare di essersi pentito e di voler tornare a fare il buono.
Avrei cercato di farti capire che né io né la stragrande maggioranza dei miei concittadini abbiamo nulla da farci perdonare e che, in ogni caso, non basta un autoscatto per affermare la propria onestà, come non bastò a Reina la dichiarazione, resa davanti ai giudici, di essere un semplice agricoltore e non il capo di cosa nostra. Ti avrei ricordato che l’antimafia si fa con i comportamenti, con i fatti concreti e non con le goliardate demagogiche e che, in ogni caso, eri nel posto sbagliato.
Pensi davvero che Castelvetrano sia la capitale della mafia, i cui abitanti vanno dunque trascinati sulla pietra del vituperio nazionale, a cui chiedere pubbliche, solenni e telematiche attestazioni di fede legalitaria? Nell’era del villaggio globale, non trovi grottesco venire a cercare a Castelvetrano la “cappa” della mafia, quando oggi gli interessi di cosa nostra sono legati ai grandi traffici del riciclaggio, della droga, delle armi, dei clandestini, “affari” che si gestiscono per via elettronica e che hanno probabilmente la loro sede nelle capitali della grande finanza? Forse avresti dovuto chiedere la foto sotto altri palazzi e a gente incravattata e con grisaglie firmate, piuttosto che continuare nel patetico esercizio di scovare l’ omertoso con la coppola o l’imbecille di turno, che ingenuamente si prestano alla trappola mediatica.
Essere la patria del grande latitante non significa niente, come niente significa dire di essere la patria di Giovanni Gentile, o vantare i nostri monumenti, il paesaggio, Selinunte, Triscina e via ripetendo. Non serve a nulla, neppure, proclamare di essere persone per bene e farsi fotografare con un cartello al collo – lo dico con tutto il rispetto per chi lo ha fatto e le cui motivazioni comprendo – perché, nel nostro caso, nemmeno l’onestà personale è più sufficiente. In una città avvilita, bersagliata e mortificata in ogni modo, occorre una forte ripresa della politica, che sia davvero strumento di selezione di una classe dirigente la migliore possibile e non tavolo di spartizione d’incarichi e prebende; una ripresa che passa inevitabilmente da una sorta di rivoluzione culturale alla quale le energie migliori di questa città non possono sottrarsi.
Questo e altro avrei voluto dirti, cara Stefania, ma, ovviamente, parlando io un passabile italiano, e argomentando fuori dalla vulgata, la mia intervista, come già in passato, sarebbe stata inesorabilmente tagliata. E comunque, saluti a te e una carezza al bassotto.
Francesco Saverio Calcara
AUTORE. Francesco Saverio Calcara
Sante parole non aggiungo altro….
Concordo pienamente con il pensiero del prof. Calcara. Basta! I castelvetranesi non meritano di essere trattati così.
Ho letto attentamente la lettera, e non nascondo di esserne rimasto un po’ deluso, da Lei mi aspettavo ben altro. Strenua difesa della città, che rivela il suo profondo amore e nulla più. Concetti triti e ritriti, molte frasi fatte, e parecchie ovvietà. A parte che nella trasmissione di Canale 5, che come tantissime altre, segue l’obiettivo dei massimi ascolti, non si è mica affermato che siamo tutti mafiosi, anzi che molti atteggiamenti sono dettati dalla paura, comprensibile, direi di non cadere nel solito vittimismo, e non diamo a tale servizio più importanza di quelle che ne ha in realtà.
Cerchiamo di risolvere i nostri “piccoli problemini” vedrà che la cara Stefania non avrà più motivo di venire a Castelvetrano, se non per mero turismo.
Condivido.pienamente.quanto scritto.dal prof. CALCARA.
Che tristezza , e che caduta di stile…la prossima volta lasci a casa il cane e.non.lo coinvolga in tanta “bassezza”
D’accordissimo col dott. Calcara. Condivido in pieno le sue parole e ne condivido lo spirito di disappunto.
Semplicemente COMPLIMENTI.
Semplicemente MERAVIGLIOSO.
Caro Professore Calcara e più volte Amministratore di questa nostra splendida città, con il suo “passabile italiano” ha scritto una bella lettera, però, le voglio dire, che io la foto l’avrei fatta e con orgoglio avrei gridato la “Mafia fa Schifo”.
La mafia storicamente ha sempre giocato sulle paure delle persone, ed è proprio la paura di una ritorsione verso se stessi, o peggio verso i propri familiari, che crea quel clima di omertà che è evidente.
Certo ha ragione quando dice che Castelvetrano non è solo la città natale di messina denaro, ma anche di Giovanni Gentile, Raffaele Caravaglios, Gennaro Pardo, Loreta Gulotta e molti altri che hanno da sempre portato avanti gli onori della nostra città. Ma quel messina denaro è presente ogni giorno e soltanto chi non vuol vedere non vede.
Ecco cosa avrei detto io a Stefania Petyx:
“La Mafia fa Schifo, ma mi fa schifo ancora di più questa mentalità di paura e omertosa dei miei concittadini”.
Castelvetrano come tutte le città ha tanti problemi, magari più delle altre in questo momento storico. Ma non si può fare di tutta l’erba un fascio…… la maggior parte dei cittadini Castelvetranesi è ONESTA.
Anch’io mi vergogno, mi vergogno di avere più volte guardato le trasmissioni di striscia. Mi sa che striscia è il nome giusto, striscia e lascia la bava. Non spacciatevi per gioranlisti dandovi addirittura allori da giornalisti d’inchiesta.
Se Castelvetrano fosse la capitale della mafia, e tutti i Castelvetranesi avessero la mafia nel DNA, lo avrebbe scritto Le Monde Diplomatique e altri media di peso e volume. Voi di striscia siete dei comici, o forse anche questo è esagerato perchè si impara di più, molto di più dalla comicità critica di tanti e tanti cabarettisti, che da striscia. Viene da dire “cacao meravigliao” programma al quale per le capacità di satira neanche l’acqua sareste capaci di porgere.
Infine, sì a Castelvetrano la mafia c’è, purtroppo c’e anche qualche idiota che se ne vanta. E al comune, mesi addietro, personaggi che si credono persone adulte e mature, si sono lasciati provocare da voi come bambini di 6 o 7 anni.
Ma sono convintissimo, che se si riuscisse ad uscire dalla situazione colonialistica alla quale il sud è condannato, la mafia non sarebbe più argomento alcuno.
Certo, se uno mette in piedi le pale eoliche,e l’altro le abbatte invece che metterle in funzione e produrre energia, siamo alla frutta. Che importa ormai se le pale eoliche le ha messe su la mafia o meno, li sono, facciamole funzionare, abbassiamo i costi dell’energia elettrica, in Sicilia tra i più cari d’Europa, diventare autonomi e attirare anche un minimo d’industria, quella è una delle strade per sconfiggere la mafia.
Standing ovation.
– La mafia fa schifo. –
La mafia fa schifo, fa schifo senza se e senza ma.
Con questa frase avrei iniziato la lettera aperta e tutti i relativi commenti.
Chi non lo ha fatto insinua il sospetto di essere, in fondo, quello che il professore asserisce da castelvetranese di non essere.
Si dica prima in coro che la mafia fa schifo poi si può anche divagare quanto e quanti castelvetranesi sono integerrime persone.
Belle parole.
Però mi sorge un dubbio.
Se a Castelvetrano la maggior parte dei cittadini è onesta (come credo anch’io), l’estimatore della famiglia Messina Denaro che avrebbe fatto di tutto per proteggerla e avrebbe ucciso un figlio a Cimarosa per dargli una lezione, il suo collega di partito al quale faceva certe confidenze, evidentemente perché poteva permettersi di fargliele, il corriere dei pizzini di Messina Denaro, quell’altro che andava a chiedere i voti al parente dei Messina Denaro, e tanti altri personaggi che si sono seduti sulle poltrone della politica castelvetranese negli ultimi decenni, CHI ACCIDENTI LI HA VOTATI…?
Ci vuole una rivoluzione culturale?
Certo.
Lo penso anch’io da sempre.
Cominciamo col NON VOTARE LA MAFIA…
D’accordo con Lei dott. Calcara solo sulla prima parte, purtroppo mi tocca spendere due minuti per dire la mia. Anch’io come il sig. Antonio mi sarei aspettato un diverso atteggiamento da parte Sua, il quale suona molto Berlusconiano quando a fronte dei problemi amministrativi e finanziari evidenziati dalla comunità Europea il suddetto rispose pubblicamente di venire a godere del nostro sole e del nostro mare e mangiare il nostro cibo, ignorando tutta una serie di problematiche culturali che fanno del Paese più bello del mondo uno tra i più invivibili d’ Europa, venendo così deriso dalla commissione e dai media internazionali. Inutile sottolineare il campanilismo che si evince da queste parole come dalle Sue. La mentalità marcia esiste ed è radicata in tutti gli italiani, per questo prima di vergognarmi di essere castelvetranese potrei vergognarmi di essere siciliano, italiano, occidentale e per certi versi anche un essere umano. Altri fatti me ne fanno essere orgoglioso. Per quanto riguarda l’ex capo di cosa nostra (RIIna), avrei certamente evitato l’estremizzazione del concetto paragonandolo a semplici cittadini che con un goliardico selfie non avrebbero dichiarato la loro estraneità ai fatti anche se ne fossero stati realmente coinvolti. Anzi non l’avrei menzionato affatto. Come esperimento sociale il servizio della Petyx è riuscito appieno, sollevando anche il polverone mediatico sui social che era intenzionato a scatenare; d’altronde i giornalisti vivono di questo e lo sappiamo quando parlano di Scampia, degli Spada o dei Casamonica, abituandoci a realtà omertose che si estendono ben al di là della nostra ridente comunità. Da siciliana la Petyx avrebbe dovuto dedicare più spazio a chi ha risposto da persona “perbene” invece che concentrare il servizio su quei pochi pagliacci.
Egregio professore, concordo con lei sui modi
Tuttavia, poteva fare meglio e di più sembra proprio un luogo comune, probabilmente banale ed inutile.
Ed ancora, una domanda: quante volte al giorno prova vergogna per ciò che i siciliani fanno (e non fanno)?
Forse è meglio riflettere, rispondere ed intervenire. Offendersi o vergognarsi è troppo semplice e sicuramente non bastevole per il futuro dei nostri figli
Buona domenica
Mi fa molto sperare, il leggere non solo su questo sito, di diversi commenti, a mio parere, più “intelligenti” e affatto … come dire…servili, di quanto espresso nella lettera del signor Calcara.