Le malelingue mormorano che, alla fine, quello che ha fatto più paura era il rischio di finire a casa, con un consiglio comunale sciolto per legge se non fossero passati gli equilibri di bilancio, e il sindaco che sarebbe rimasto al suo posto. E proprio quella paura avrebbe fatto premurare una parte del consiglio a votare sì agli equilibri di bilancio dove la Tari 2023 è stata inserita, dopo il no di qualche settimana addietro. Ieri il massimo consesso civico ha detto, stavolta, sì: 12 si sono espressi favorevoli (M5S, Biagio Virzì, Giuseppe Curiale, Pd e Rosy Milazzo), 5, invece, si sono astenuti (che, secondo il regolamento, vale voto contrario). La Tari 2023, dunque, passa con la manovra di equilibri di bilancio. Anche il Collegio dei revisori aveva messo in allarme i consiglieri comunali che, la mancata approvazione, avrebbe causato uno squilibrio di 1.431.846,00 euro, quella famosa somma che sostanzialmente differenzia la tariffa 2023 da quella del 2022.

Lo scorso anno l’importo della tariffa era stato “calmierato” con l’avanzo di amministrazione dell’anno precedente, quest’anno – 2023 – la Tari è tornata a totale copertura e, quindi, sarà più cara in bolletta per i cittadini rispetto all’anno passato. I consiglieri dem Marco Campagna e Monica Di Bella e Giuseppe Curiale, nonostante abbiano votato la salvaguardia degli equilibri di bilancio, in un documento, evidenza il suo «giudizio negativo sull’operato del sindaco Alfano, privo di numeri e strumenti per proseguire il progetto politico-amministrativo».

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