L’Italia è un paese democratico, in cui esiste un panorama politico differenziato da correnti di pensiero che da destra a sinistra sono diametralmente opposte. Da un liberale e da un conservatore ci si aspettano diverse opinioni a secondo che si parli, ad esempio, di aborto, legalizzazione o eutanasia. Il primo può contestare il secondo esponendo quelle che sono le tesi a favore della propria opinione e quest’ultimo può, dal canto suo, fare lo stesso. È necessario chiarire però che non tutte le tematiche che la politica affronta quotidianamente sono opinabili. Al contrario, in alcuni casi è fondamentale affidarsi a dati e fonti attendibili per ottenere dalla decisione politica un grado di efficienza quanto maggiore possibile.
Cosa succede allora? Perché la politica italiana tutta ha abbandonato il metodo scientifico? I populismi di destra e sinistra hanno influito fortemente sul modo con il quale l’elettorato partecipa alla “cosa pubblica”. Il focus dei cittadini si è spostato dal partito al suo leader facendo sì che un frontman carismatico riesca a camuffare delle decisioni sbagliate prese da uno dei suoi e, al contrario, un personaggio antipatico o non adatto metta in cattiva luce un progetto valido. Conseguentemente a questo cambio di prospettiva, il sostegno politico muta in una sottospecie di tifo (senza far mancare i cori da stadio e le lacrime di commozione nell’intonarli) e non c’è nulla di più pericoloso di un elettorato non pragmatico ma “adoratore”.
Qualunque affermazione esca dalla bocca del proprio pupillo, infatti, diventa una verità da difendere con le unghie e con in denti, a prescindere dal fatto che questa sia sensata, razionale e che, quindi, sia una verità (d’altronde, un laziale non ammetterebbe mai a un romanista che il rigore assegnato alla sua squadra in realtà era inesistente). E mentre sventoliamo la nostra bandiera dimentichiamo di verificare che la dose di informazioni giornaliera che ci viene propinata sia adeguata e pulita, che non sia eccessiva o che sia abbastanza.
Gli esempi sono infiniti e riguardano qualunque area tematica. Riportiamone uno molto attuale. L’energia nucleare è parte del dibattito politico da ormai diversi anni. Questa crociata iniziata nel 1977, con la nascita del movimento antinucleare e con il referendum del 1987 (che ne sancisce l’abbandono) prosegue anche ai giorni d’oggi. Alcuni partiti della sinistra italiana (in particolare il Movimento Cinque Stelle, Sinistra Italiana ed Europa Verde) si definiscono contrari alla costruzione di centrali nucleari nel nostro paese, evidenziando come principale problema la pericolosità della tecnologia in questione. Ma questi rischi sono davvero così rilevanti? Secondo dei dati pubblicati da “Statista” nel febbraio 2022 il nucleare è la tecnologia con l’ottavo tasso di mortalità più alto per mille terawatt ora prodotte (0.03), mentre sulla cima della classifica si trovano le tecnologie che utilizzano la lignite (32.72) ed il carbone (24.62), alle quali, tra l’altro, la Germania dovrà fare ritorno successivamente allo spegnimento degli ultimi tre impianti nucleari rimanenti, previsto per il 15 aprile 2023.
Anche l’eolico ha un tasso di mortalità appena maggiore rispetto al nucleare. Inoltre, facendo un rimando alla catastrofe di Fukushima del 2011, come riporta “Avvocatoatomico.com” «delle 170000 persone evacuate, il numero di contaminati con potenziali conseguenze cliniche è stato di 9. Nessuno di essi ha comunque manifestato problemi di salute; l’utilizzo dell’acqua di mare per raffreddare i reattori ha causato un iniziale aumento della radioattività marina nella zona, ma già da giugno 2012 il pesce pescato a Fukushima risulta indistinguibile da quello pescato da qualunque altra parte…». La disamina dell’assessment finale di UNSCEAR continua sul sito sopra riportato, per i più curiosi. In sintesi, sono tante le bugie che vengono raccontate per far mandare giù la pillola all’elettorato, da sinistra così come da destra, e in questo mare di bugie il nucleare è solo la punta dell’iceberg: dal liceo del Made in Italy al termovalorizzatore, dall’immigrazione ai bonus edilizi.
Giunto alla conclusione mi sono chiesto quale fosse la motivazione di cotanta loquacità per spiegare quello che forse è solo uno sfogo personale. La risposta è semplice: i cittadini stanno perdendo il loro senso critico, la loro capacità di giudizio e il loro sano scetticismo (non quello che porta al complottismo ma che porta alla ricerca di una verifica). È semplicemente inaccettabile. Torniamo ad essere pragmatici, a votare in base alla realizzabilità e alla serietà dei programmi elettorali, a punire con lo strumento del voto il politico che non ha fatto ciò che ha promesso, evitando di trattare la politica come ciò che non è: un campionato sportivo.
Michele Plaia
AUTORE. Redazione