Fino all’8 giugno sarà possibile visitare a Belìce/Epicentro della memoria viva a Gibellina, “Luce Residua”, progetto artistico di Rossana Taormina, quarto appuntamento della rassegna “Plenaria: nuovi fermenti creativi per Belìce/EpiCentro della Memoria Viva 2024/2025”, curata dal direttore Giuseppe Maiorana. “Luce Residua” è un’installazione luminosa che fa riflettere sul significato profondo della memoria e sul suo rapporto con la storia, l’oblio e l’archivio. «Per questa occasione – spiega Maiorana – abbiamo deciso, in via del tutto eccezionale, di delocalizzare l’installazione nel seminterrato del museo proprio per amplificare quella sensazione di discesa, di immersione in uno spazio intimo, fuori dalla narrazione ufficiale».

Tre neon, allestiti nello spazio spoglio di uno scantinato, evocano un ambiente sospeso tra camera oscura e rovina, in cui la luce – flebile, inquieta, residua – diventa metafora della memoria che resiste al tempo e alle sue cancellazioni. Con questo lavoro, Taormina prosegue la sua indagine artistica sulla Valle del Belìce, territorio fragile e segnato, attraverso un linguaggio che intreccia poesia visiva, fotografia e installazione. «Luce Residua, allora, esprime in un’immagine l’esperienza scomoda – scrive il co-curatore Vito Chiaramonte – di chi sente l’urgenza di ritornare sulle narrazioni memoriali, rivendicando il diritto di modificarle, mettendosi al centro della storia. L’ombra in cui vive tutto ciò che è sottratto ai riflettori della storia è il sangue della luce. Se dall’incendio del tempo si salvano la polvere e la fuliggine, è in quel mondo dimenticato che balugina una qualche luce».

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