Quel viaggio da Palermo a Castelvetrano è difficile dimenticarlo: «Eravamo in macchina, io, mio padre e mia madre a bordo di un’Alfa Giulietta; frequentavo il primo anno di Università e loro erano venuti in città a prendermi; poi, quando siamo arrivati a casa a Castelvetrano, dalla tv abbiamo appreso la triste notizia…». Cosa successe quel 23 maggio 1992 per Marco Campagna è ancora un ricordo vivo: «Da quel tratto d’autostrada eravamo passati qualche ora prima….». Trent’anni non hanno cancellato la memoria che, proprio nella settimana delle commemorazioni, fa riaffiorare i particolari. «Avevo 19 anni e mi ero iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dopo aver terminato gli studi al Liceo Classico. Quella tremenda notizia scosse tutti noi…», racconta Marco Campagna, oggi avvocato. A Castelvetrano in quel tempo c’era un fervore culturale particolare: le attività nei Circoli, i concerti degli “Amici della musica”, «ma le stragi diedero vita a un sussulto di rabbia soprattutto in noi ragazzi – ricorda Campagna – respiravamo aria di rivolta contro quello che aveva compiuto la mafia».
Così nacque “Cuori di Sicilia”, su idea di Massimo Di Pasquale, che coinvolse tutti i giovani che aderivano ai Clubs Service. Una manifestazione al porto di Marinella di Selinunte che coinvolse gli artisti della città. «Invitammo tutti a pitturare un lungo lenzuolo e poi, una volta tagliato, vendemmo in beneficenza i singoli drappi», racconta ancora Campagna. Nel suo studio è incorniciata una maglietta di quella manifestazione: «Il disegno lo realizzò Ignazio Di Blasi, è un ricordo per me carissimo», dice Campagna. La somma di beneficenza raccolta venne poi consegnata a una vedova di mafia, durante una celebrazione pubblica al Circolo della gioventù.
Gli anni del dopo stragi sono stati quelli che hanno segnato il giro di boa nella lotta alla criminalità mafiosa: «Da un lato c’è stata la piena consapevolezza del fenomeno mafioso e di cosa era capace di fare e lo Stato ha dato le giuste risposte – dice Campagna – dall’altro, invece, su alcuni aspetti, come quello della gestione dei beni confiscati, rimane l’amaro in bocca perché lo Stato non ha saputo dare una risposta concreta». È il caso del gruppo 6GdO che l’avvocato Marco Campagna conosce bene: l’impianto che fu di Giuseppe Grigoli è stato confiscato e poi chiuso con lo strascico doloroso dei licenziamenti.
I trent’anni trascorsi dal 1992 sono anche quelli della latitanza di Matteo Messina Denaro di Castelvetrano. Dal ’93 il suo nome è iscritto nella lista dei ricercati e sulla sua città d’origine grava il peso della sua storia criminale: «Eppure conosco tante persone pulite e oneste che ogni giorno fanno il proprio dovere e ripudiano le etichette, dice Marco Campagna. Come educare i giovani? Con l’esempio di fare ognuno il proprio dovere, rispettare il prossimo, la legge, le Forze dell’ordine e poi anche con la concretezza di una politica che si impegna per il territorio e la gente senza compromessi. Il tempo delle bacchette magiche è finito…», conclude Campagna.
AUTORE. Max Firreri