“…Dottore io sono un uomo d’onore… e sono quella persona che avrei dovuto ucciderla… c’erano pronti due piani… uno prevedeva che le sparassi con un fucile di precisione… l’altro con un attentato che sarebbe dovuto avvenire con un’autobomba…”.

Siamo nel novembre del 1991. Il dottore è il giudice Paolo Borsellino. La persona che avrebbe dovuto ucciderla è Vincenzo Calcara, di Castelvetrano.
Nei suoi memoriali, il pentito racconta che Borsellino rimase perplesso e un attimo dopo disse: “Va bene Calcara, mettiamoci a lavorare”.
Un lavoro che però è stato bruscamente interrotto dal tritolo di via D’Amelio, sparito insieme alla famosa agenda rossa che il magistrato portava sempre con sé.


Non c’è dubbio, un personaggio scomodo per molti, Vincenzo Calcara. Ancor più in una città come Castelvetrano, nella provincia di Trapani, in parte ancora legata a quei nomi che in passato sono stati oggetto delle sue accuse.
Nella sua vita ci sono stati agguati, omicidi, fughe e tanto altro, ma determinate informazioni non si possono certo pretendere dall’onesto macellaio all’angolo. Inoltre, l’aver rigettato integralmente tutti i “valori” della cultura mafiosa, non lo rendono poi così incompatibile con un incontro sull’educazione alla legalità. Chi si scandalizzerebbe se ad una trasmissione sugli effetti dell’alcol partecipasse un ex alcolista? Lo scopo dei suoi racconti non sarebbe affatto quello dell’istigazione al bere.
Se poi si pensa che all’incontro partecipa anche il magistrato Antonio Ingroia, allievo di Paolo Borsellino, e il giornalista e scrittore Giacomo Di Girolamo (autore del libro “Matteo Messina Denaro. L’invisibile”), di cose interessanti se ne potranno sentire parecchie.

Qualcuno dirà che i pentiti sono solo buoni ad usare la giustizia per liberarsi degli avversari o per vendicarsi di qualcuno, ma Calcara non è mai sembrato quel genere di pentito e nei contributi a vari processi, dall’omicidio Santangelo (figlioccio di Francesco Messina Denaro) al processo Calvi, è sempre stato considerato pienamente attendibile.
Un’attendibilità definita dai magistrati, al di là delle temporanee ritrattazioni, e un pentimento riconosciuto come autentico dalla stessa famiglia del giudice Paolo Borsellino.
I suoi memoriali, da qualche anno diffusi in internet, non parlano però solo di fatti e personaggi locali.

C’è di più, molto di più.
A leggerli si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un nuovo Buscetta, con intrecci di altissimo livello riguardanti la mafia, pezzi deviati della massoneria, del Vaticano, dei servizi segreti e della ‘ndrangheta. Sono quelle che Calcara chiama “le cinque entità, una potenza economica incredibile, capace di condizionare in alcuni casi il potere politico italiano, anche quello rappresentato da persone pulite”, uno stato nello Stato in grado di deciderne le sorti dall’interno.
Vincenzo Calcara vuol parlare ai giovani, per primi quelli di Castelvetrano, sua città natale:
Manco da Castelvetrano da ben 19 anni – aveva detto – ed avverto il bisogno, la necessità, di incontrare i giovani per dire loro che bisogna avere il coraggio delle proprie idee.
L’incontro con i giovani è un omaggio che voglio fare a Paolo Borsellino, un grande magistrato, ma anche un grande uomo
”.
Paolo Salerno, presidente dell’associazione Antiracket ed antiusura di Trapani, ha accolto la sua richiesta facendosi carico di organizzare l’incontro, che sarà moderato da un giornalista d’esperienza come Gianfranco Criscenti.

Mercoledi’ 19 gennaio 2011 alle ore 10.00, presso il Teatro Selinus a Castelvetrano.

Egidio Morici

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