Si è svolto il 17 ottobre a Castelvetrano, presso il locale Teatro Selinus, il Convegno internazionale “Il Basso Belice e il Mediterraneo nell’età di Federico II”, tappa finale degli “Itinerari Federiciani”.
Si tratta di un progetto interregionale finanziato dalla legge 135 del 2001, a cura dell’Assessorato regionale al Turismo della Regione Siciliana, svoltosi in Sicilia dal 13 agosto appunto sino al 17 ottobre, nelle località di Montalbano Elicona, Giuliana, S. Cipirrello, Catania, Siracusa, S. Giuseppe Jato, Corleone, Cefalù, Menfi, Salemi e Castelvetrano, con convegni, rievocazioni e ricostruzioni storiche, visite di castelli e monumenti medievali, giornate federiciane.
Le manifestazioni, che si sono svolte, come un unicum ideale, nel segno dello “Stupor Mundi”, Federico II Hohenstaufen, hanno interessato più siti, dove l’imperatore ha regnato ed ha lasciato la sua impronta.
La città di Castelvetrano da alcuni anni è oggetto di interesse da parte di studiosi e appassionati per la scoperta di una vasta riserva di caccia, la Foresta di Birribaida che ricadeva nei comuni di Castelvetrano, Campobello e Menfi.
Sono state individuate tre costruzioni che, in età sveva, erano poste a servizio della riserva di caccia; in particolare una all’interno del palazzo Pignatelli di Castelvetrano, dove si troverebbero i resti di una costruzione fortificata del sec. XIII, di cui restano alcuni corpi di fabbrica, una torre angolare e le fondazioni di una torre mediana, entrambe di forma ottagonale. I resti rinvenuti sono stati attribuiti da diversi studiosi al “Castrum Bellum Videre”, castello elencato nella lista dei “Castra Exempta” del 1239.
Castelvetrano, in seguito a questi ritrovamenti e alla presenza della chiesa arabo-normanna della Trinità di Delia, rappresenta oggi una realtà di interesse turistico e culturale per lo studio dell’età normanno-sveva nella Sicilia occidentale.
A conclusione di questo lungo percorso, l’Amministrazione comunale di Castelvetrano ha organizzato il Convegno suddetto, tenutosi presso il Teatro Selinus, che si è concluso nel pomeriggio con le visite guidate del Castello di “Bellum Videre” e della Chiesa della Trinità di Delia.
La giornata di studi ha visto il saluto ufficiale del Sindaco di Castelvetrano Selinunte; di seguito sono intervenuti alcuni studiosi, italiani e francesi.
Ferdinando Maurici del Centro regionale del Catalogo e della Documentazione dei BB. CC. della regione Sicilia, nonché docente di archeologia cristiana e medievale nell’Università di Bologna, sede di Trapani, ha relazionato su “La Valle del Belice nell’età di Federico II”. Lo studioso ha sostenuto che, in relazione al toponimo contemporaneo “Belvedere”, si riteneva che il castello “Bellum videre” potesse trovarsi all’epoca nell’attuale zona sud di Castelvetrano; mentre le nuove indagini portano a ritenere che corrisponda invece al castello (non ultimato) divenuto poi palazzo Pignatelli. Federico II, nel basso Belice, spopolò tutti i casali nelle guerre contro i musulmani, deportando la popolazione a Lucera; sull’aria spopolata realizzò la foresta di “Birribaida” e tre castelli per lo svago e la caccia : “Turris Burgimillus” (Menfi), “Castrum bellum reparum” (Campobello), “Castrum Bellum Videre” (Castelvetrano).
Henri Bresc, storico di fama internazionale, dell’Università di Parigi X – Nanterre, ha parlato su “Il Belvedere, sollazzo e paesaggio, tra ‘200 e ‘300”. Lo studioso ha proposto un excursus sul toponimo “Belvedere” in storia, geografia e letteratura, concludendo sulla foresta di “Birribaida”, il cui toponimo è unico. Secondo Bresc, Federico II avrebbe voluto riproporre, mediante la costruzione di questi edifici, quelli rappresentati nel ciclo letterario arturiano.
Martine Fourmont, del CNRS di Parigi, ha relazionato su “Selinunte in età normanno-sveva”. L’archeologa ha chiarito che la presenza umana a Selinunte non si è interrotta coll’età romana, ma ha visto arabi, normanni e perfino svevi; lo provano le indagini effettuate su alcuni edifici dell’acropoli e il ritrovamento di suppellettili e monete di età medievale.
Gli architetti P. Calamia, M. La Barbera e G. Salluzzo hanno svolto una relazione su “Castelvetrano e il Basso Belice nell’età di Federico II”. I relatori, già autori nel 2004 del volume “Bellumvider, la reggia di Federico II a Castelvetrano”, in base a rilievi sulla torre angolare esistente e sui resti delle torre mediana e a ricerche archivistiche, ritengono probabile che il castello di Bellum Videre corrisponda ai resti del castello federiciano contenuto nel palazzo Pignatelli; il castello non fu completato, come tanti altri castelli federiciani – si pensi in particolare ai casi di Catania e Siracusa. Con molta probabilità il castello rispettava l’ipotesi progettuale federiciana di otto torri ottagonali, quattro angolari e quattro mediane, alcune forse mai realizzate.
Francesco Violante, dell’Università di Bari, ha parlato su “La caccia e le domus solaciorum nel Mezzogiorno svevo. Alcuni esempi pugliesi”, che ha proposto vari esempi di castelli e foreste di caccia, chiarendo che per foresta si doveva intendere un demanio regale, e non necessariamente un bosco, ma appunto un possedimento regale, anche un canneto.
L’intervento conclusivo di sintesi è stato svolto da Salvatore Fodale, docente di Storia Medievale nell’Università di Palermo.
In seguito alle ricerche condotte dal prof. Bresc, che ha individuato il castello e la foresta di Birribaida, e dal prof. Maurici, che localizza il castello di Bellum videre a Castelvetrano, ipotesi di studio quest’ultima documentata dagli architetti di Castelvetrano che hanno studiato i resti medievali rilevati all’interno dell’attuale palazzo Pignatelli, le conclusioni dell’importante convegno portano a far ritenere che si aprono ulteriori temi di approfondimento sulla Sicilia occidentale nell’età di Federico II agli studiosi del Medioevo Federiciano, per i quali occorrerà vagliare ancor meglio le fonti archivistiche e tutti i dati a disposizione. In particolare, appare affascinante l’ipotesi, presentata dal prof. Bresc, dell’equivalenza dei castelli federiciani con quelli descritti nel ciclo arturiano.
Si è, comunque, trattato di una straordinaria giornata di studi sulla storia del territorio belicino e della Sicilia nell’età di Federico II. Alla luce di quanto detto, sia la fine di Selinunte come centro abitato, sia la nascita e lo sviluppo di Castelvetrano, sono da rivedere. Allo studio della Selinunte greco–punica e della Castelvetrano spagnola occorrerà aggiungere d’ora in poi una riflessione più attenta su quanto avvenuto in questo territorio nel Basso Medioevo.
Giuseppe L. Bonanno
AUTORE. Giuseppe L. Bonanno
Ho seguito il convegno con interesse. L’articolo e le ricostruzioni fotografiche sono pregievoli.