[di Max Firreri]Un’installazione ispirata da un fatto di mafia: negli anni ’90 al consigliere comunale di Castelvetrano Francesco Cirrincione furono tagliati in campagna due enormi pini.

Il vero motivo non si è mai saputo ma il consigliere, in quegli anni, si oppose alla realizzazione di una discarica di rifiuti tossici in contrada Galasi, nei pressi della diga Delia, a Castelvetrano. Prima di quel taglio aveva subito attentati incendiari e minacce. I due pini tagliati furono l’epilogo.

«Si trattava di due pini che rappresentavano i miei figli e che avevo piantato insieme a mio suocero. Certo che, per tagliarli, si sono impegnati parecchio. Non è facile buttare giù degli alberi così grossi. Avranno usato una motosega molto potente».

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Per anni gli enormi tronchi sono rimasti in campagna, lì a sfidare acqua, vento e sole. La loro storia incuriosì però Umberto Leone e Ute Pika, due artisti di Castelvetrano che col legno realizzano opere d’arte. Così è nata l’opera “I pini di Castelvetrano”, realizzata in collaborazione con Gaetano Savatteri e con Vincenzo Pirrotta ed esposta, in maniera permanente, al “Pensiero contemporaneo”, di fronte l’ingresso del Parco archeologico di Selinunte.

«Cerchiamo di seminare bellezza, cerchiamo di restituire a questi luoghi quella dignità che, giorno dopo giorno, un pezzo alla volta, viene loro sottratta».

di Max Firreri
per Giornale di Sicilia

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