Quest’anno c’è Antonio Ingroia alla manifestazione della legalità organizzata dalle scuole. E al corteo i ragazzi gridano il loro forte no alla mafia. Un segnale significativo, soprattutto alla luce del fatto che la data del 21 maggio è stata scelta proprio in funzione degli impegni del magistrato.
E’ un grosso passo avanti in una città come Castelvetrano, dove la gente non si è ancora affrancata dalla cultura mafiosa descritta dall’ultima relazione della procura nazionale antimafia e fa fatica a riconoscere e prendere le distanze da tutto ciò che odora di mafia.
“Si riuscirà a catturare Matteo Messina Denaro – ha affermato Ingroia – quando si avrà la percezione che non sono soltanto i magistrati, i poliziotti e i carabinieri a volerlo, ma quando a volerlo catturare sarà un’intera comunità che vuole che ognuno risponda dei reati che commette. La nostra Sicilia ha un passato in cui i mafiosi potevano scorazzare in piazza, mentre le persone per bene stavano nascoste in casa – ha proseguito il giudice – oggi invece i mafiosi sono nascosti e inseguiti e i tanti castelvetranesi per bene sono scesi in piazza, come questi bravissimi giovani. Voglio dire grazie ai giovani, perché grazie a voi, riusciremo ad essere più forti e ad avere la meglio. La politica deve prendere esempio da loro, dalla loro spontaneità, dalla loro passione e dalla loro fiducia nella possibilità di cambiare questa nostra terra. In politica invece viene rappresentata spesso la Sicilia del passato, della rassegnazione e dell’indifferenza”.
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E i giovani, soprattutto quelli dello staff, colgono più di altri le differenze, confrontandosi con assessori e professori, senza però lasciarsi guidare acriticamente e affrontando anche accese discussioni che a volte hanno sfiorato la rottura. Sono consapevoli che il cambiamento necessita di tempo: molti commercianti, hanno messo in un cassetto l’adesivo “I love legalità, noi aderiamo… e tu?”. Ma a questa età non ci si dà per vinti. Avevano anche invitato tutte le scuole di Trapani, non se ne è presentata nessuna. In compenso c’era una delegazione scolastica della vicina Campobello di Mazara e due scuole di Lentini e Francofonte, dalla lontana provincia di Siracusa.
Insomma alla fine la partecipazione è consistente e il corteo sfila con successo.
Alcuni non sono ancora maggiorenni, eppure sanno leggere molto bene il territorio.
L’anno scorso avevano già capito quello che molti ancora oggi hanno difficoltà a comprendere: i commercianti del luogo non pagano il pizzo in città. È una sorta di regalo di Matteo Messina Denaro in cambio del consenso.
Quando dicevano che il boss, “con questa sua continua latitanza e questo penetrare nelle istituzioni” stava rovinando la nostra terra, avevano anticipato di un anno ciò che politici e “intellettuali” avrebbero detto in coro (tranne la penetrazione nelle istituzioni) dopo la ferita nell’orgoglio provocata dalla trasmissione di La7.
Tra loro ci sono ragazzi ormai in grado di dire davanti una telecamera che sono stanchi di Matteo Messina Denaro, indignati per la recente delegittimazione nei confronti di quei magistrati “che sono a un passo dalla verità sulle stragi” e dispiaciuti di non aver potuto partecipare all’incontro con il pentito Calcara, visto che non erano stati informati.
Purtroppo non si può dire lo stesso sui politici, che hanno partecipato alla manifestazione con i soliti interventi farciti di retorica.
Dal palco, il sindaco Pompeo augura un futuro diverso, una volta catturato Matteo Messina Denaro, convinto forse che il problema sta solo nell’associazione tra il nome del boss e l’immagine della città.
Il senatore Lumia, fresco del suo sostegno a Lombardo raggiunto da un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa, dice “basta con i voti di mafia”.
Più letterario l’intervento del consigliere provinciale Marco Campagna (forse tra coloro che si candideranno a sindaco alle prossime amministrative): “Amate il presente, custodi telo, proteggetelo e anche il vostro futuro brillerà. E con esso il futuro della nostra città”.
Qualcuno invece cavalca l’orgoglio ferito da Exit, la trasmissione di La7, come Francesco Lombardo, presidente del consiglio comunale, anche lui tra i futuri candidati a sindaco: “Ci vogliono fare credere che Castelvetrano è una città di mafiosi. Ultimamente la stampa ci ha tartassati, ma con questa manifestazione stiamo dimostrando di essere una città libera e dobbiamo gridare per il futuro per poter andare a cancellare questo detto che Castelvetrano sia una città di mafiosi”.
Gli fa eco Livio Marrocco, non nella veste di sponsor di un altro papabile a sindaco, Felice Errante, ma di quella più istituzionale di vicepresidente della commissione antimafia regionale: “Una grande differenza fra la Castelvetrano per bene, quella che dignitosamente ogni giorno fa il suo lavoro e tutti gli altri invece che ancora una volta vogliono denigrare – prosegue Marrocco – con i luoghi comuni e con la presenza pesante della mafia, il vostro lavoro e la vostra vita quotidiana”.
Peccato che non sia soltanto un problema di immagine, dal momento che, come dice un altro ospite della manifestazione, Nicola Clemenza del Consorzio di Tutela Valli Belicine, mafia ed economia vanno di pari passo: “E’ alla luce del sole – ha affermato l’imprenditore – l’enorme differenza tra i prezzi ricavati dagli agricoltori e tutto il giro economico che sta a monte”.
Anche Peppino Impastato è protagonista della manifestazione, con la presentazione della seconda edizione del libro “Felicia e le sue sorelle” di Gabriella Ebano. Curiosamente ad introdurre il lavoro della scrittrice non c’è nessuno del circolo Impastato di Castelvetrano. Pare non siano stati invitati. Troppo comunisti?
La sera, gli attori di “Squadra Antimafia. Palermo oggi”, Simona Cavallari, Alice Palazzi, Claudio Castrogiovanni e il castelvetranese Fabrizio Ferracane, hanno letto con passione dei testi su Peppino Impastato e Giovanni Falcone.
Gli studenti dello staff, qualche giorno prima, non avevano raccomandato altro: “Le domande si dovranno attenere al tema della legalità”. Purtroppo, proprio la celebrità degli attori ha portato la città ad interessarsi alla fiction, con domande del tipo “Quando prendete questa Rosy?”. L’unico intervento in tema è quello di un pensionato che lamenta il “cadere a pezzi dei meravigliosi edifici storici della città, senza che nessuno muova un dito”. “E con loro cade anche la legalità di chi li ha fatti”, aggiunge l’anziano signore con la coppola, tra gli applausi degli attori. “Bravo! – dice Claudio Castrogiovanni – Occorre urlare a gran voce ciò che pensiamo non sia giusto che si faccia”.
Oggi sembra proprio che il problema non siano più le coppole, ma i colletti. Quelli bianchi.
Egidio Morici
per L’isola del 04/05/2011