Cane come bene di lusso? La risposta non può che essere negativa.
Il cane è un amico speciale di cui molti purtroppo non possono prendersi cura a causa delle ingenti spese da dover affrontare per vaccinazioni, eventuali cure, sterilizzazioni. E allora, secondo questa logica, potrebbe ben sembrare un bene di lusso.
Alla luce della nostra realtà locale, l’impossibilità per molti di accudire un amico a quattro zampe ostacola indubbiamente le adozioni presso i canili o le associazioni animaliste locali e, in un territorio come il nostro, fortemente segnato dalla piaga del randagismo, questo si rivela essere un enorme problema da risolvere e nella maniera più celere possibile.
La soluzione potrebbe essere proprio la realizzazione di una medicina veterinaria di base convenzionata, al fine di sostenere le fasce sociali più svantaggiate, favorendo le adozioni e conseguentemente riducendo drasticamente gli esorbitanti dati di cani investiti, maltrattati, abbandonati.
Il sostegno economico che un progetto simile potrebbe far avere alle famiglie economicamente più deboli, indubbiamente apporterebbe anche dei vantaggi dal punto di vista del benessere collettivo e soprattutto dei vantaggi in termini di risparmio economico per gli enti locali, che di fatto affrontano ingenti spese per far fronte al problema del randagismo, evidentemente con scarsi risultati.
A giudicare dalle proposte di legge degli ultimi anni, che mirano ad un crescente ed esponenziale aumento dell’aliquota IVA (attualmente al 21%) sulle prestazioni veterinarie, non sembra proprio che chi ci governa sia disposto ad aiutare i proprietari di animali in difficoltà.
L’imposta di consumo non dovrebbe nemmeno essere applicata alle cure veterinarie che, come per l’uomo, rientrano nell’attività di sanità pubblica e di prevenzione sanitaria, a beneficio degli animali e delle persone.
Ragionando con criterio, è evidente che istituire un medico veterinario di base, convenzionato A.S.L., comporterebbe per gli enti locali un risparmio notevole proprio perché avrebbe come obiettivo quello di risolvere in maniera definitiva il problema del randagismo.
E’ necessario assumere delle decisioni drastiche, soprattutto in una realtà problematica come quella di Castelvetrano-Selinunte, evitando così soluzioni che potrebbero apparire risolutive ma che in realtà si rivelano, a lungo andare, assolutamente inutili.
L’ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) ha, già da tempo, promosso il progetto LEAVET (Livelli Essenziali di Assistenza Veterinaria) che mira proprio ad eliminare il problema del randagismo alla radice, favorendo la realizzazione concreta di una rete di strutture veterinarie private in regime di convenzione per l’erogazione di prestazioni con caratteri di sanità pubblica e prevenzione veterinaria.
L’obiettivo deve essere proprio quello di favorire il salvataggio di quanti più animali possibili alla luce di una politica di sostegno economico verso chi ne ha bisogno, in base al reddito, consentendo così una migliore riuscita del progetto che, è evidente, risulta avere un interesse riscontrato in tutta la collettività.
In Umbria è già stata avanzata una proposta di legge regionale a tutela degli animali di affezione e per la lotta al randagismo che prevede proprio la realizzazione di un sistema nel quale le prestazioni di medicina veterinaria siano “di base” e che prevede, per i veterinari liberi professionisti, di ottenere l’accreditamento e la possibilità di operare in tutto il territorio regionale e stipulare convenzioni con Comuni, Asl e associazioni animaliste.
Perché non fare la stessa proposta di legge in una Regione come la nostra notoriamente dilaniata dal fenomeno randagismo?
Sarebbe una svolta di rilevante importanza per il nostro territorio, che ci potrebbe portare a raggiungere finalmente l’obiettivo cui noi tutti, volontari e non, aspiriamo: una perfetta convivenza uomo-animale, nella quale crescano i momenti di sensibilizzazione, aumentino le adozioni e i maltrattamenti e gli abbandoni rimangano solo un terribile ricordo.
l’articolo è interessante, tuttavia poichè stiamo toccando il fondo e la miseria avanza, con persone che si suicidano per la fame, con un governo che chiude ospedali e stringe il torchio continuamente sulla sanità, ritengo assurdo parlare in questi momenti di un medico veterenario di base a spese della collettività. Già un cane rinchiuso in un canile costa dalee 2,50 alle 3 euro al giorno alla collettività. Tuttavia si può rimediare prelevando le spese necessarie da un prelievo fiscale obbligatorio verso tutti coloro che possiedono animali da compagnia, compresi i furbetti che non denunciano questo possesso.
La causa del randagismo, un fenomeno dei popoli sottosviluppati, che certamente non ci fa onore, è da attribuirsi agli amanti degli animali, che prima adottano un animale cucciolo che intenerisce il cuore e poi lo abbandonano al loro destino. Gli animali meritano il massimo del rispetto e proprio per questo bisogna eliminare la proliferazione e I canili comunali,lagher sovraffollati, come le nostre carceri.
Quoto Vito Marino
Ciao Chiara, condivido il tuo pensiero. In particolare anche a me, sia per ragioni di lavoro sia per interesse personale, sta molto a cuore il problema randagismo. Oltre alle cure mediche di base però va valutato il “costo” di un animale per la società. Il canile rappresenta attualmente solo una voce costi a carico della comunità. Ciò scatena “lamentele” da parte di quei cittadini che non vogliono e/o non posso avere in carico un animale.
Bisognerebbe agire anche su questo fronte. Il canile può rappresentare una parte attiva di bilancio. Ma per fare questo serve informazione, competenza, capacità, in parte anche denaro da investire. Il problema delle cure veterinarie seppure fondamentale diventa secondario al bilancio. Non per un discorso venale ma per una logica di accordo tra la cittadinanza. Alcuni canili “virtuosi” ormai stanno aprendo la strada e iniziano a ottenere i primi risultati.
Spero che la mia riflessione ti dia spunto per qualche idea ;)
Ciao
Tommaso