Fratelli d’Italia, di Ferruccio Pinotti, edito dalla Bur, è una disamina molto articolata della massoneria e delle sue implicazioni.
La realtà delle logge massoniche è vista nella sua doppia faccia: una ufficiale, carica di valenze filosofiche, con figure storiche di indubbio spessore (da Foscolo a Quasimodo, da Mameli a Voltaire).
L’altra, molto sinistra e buia, è quella della trasformazione delle logge in comitati d’affari, quella dei rapporti con la criminalità organizzata e con i servizi segreti deviati.
Quando si parla di massoneria ormai viene subito in mente la Loggia P2, ma oggi le principali famiglie massoniche italiane sono 3: Il Grande Oriente d’Italia, la Gran Loggia Nazionale d’Italia e la Loggia Regolare d’Italia. Gli iscritti sono sempre in crescita e, se si contano anche le altre obbedienze “irregolari”, si supera il numero di 30mila adepti nel territorio nazionale.
Sono dati da brivido se si tiene presente che gli aderenti dell’Opus Dei (in Italia) sono poco più di 5000.
Nel libro di Pinotti ci sono le interessanti confessioni di Giuliano Di Bernardo, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1990 al 1993, oggi professore di Filosofia della scienza all’Università di Trento: <<Sono stato ai vertici della massoneria e oggi posso parlarne con disincanto>>, <<Gli americani si convinsero che Gelli avesse la capacità di arginare il pericolo comunista>>, <<Oltre a dargli tutti i soldi che gli servivano, fecero pervenire ai politici più potenti un messaggio chiaro: mettetevi all’obbedienza di Gelli>>, <<In molti hanno cominciato a credere che, se si voleva un “favore”, bisognava passare dalla sua struttura. Di coloro che si rivolgevano a Gelli, otto su dieci ottenevano qualcosa>>.
Avvincenti le rivelazioni dell’ex Presidente della Repubblica Cossiga, dello stesso Gelli e i rapporti inquietanti della massoneria con la finanza, con la Chiesa e con i poteri criminali.
Misteriose le vicende del centro Scontrino di Trapani che, tra i suoi affiliati segreti, negli anni 80 accoglieva funzionari del comune e della provincia, imprenditori, commercianti e boss mafiosi, descritto da Attilio Bolzoni come “una super loggia legata alla P2, uno scandalo che scopre l’ultimo intreccio tra mafia, armi e droga” con una serie di nomi e storie che portarono gli investigatori a considerarla una sorta di cupola, un “supercomitato che decide nella città di Trapani”.
Molto interessanti anche le rivelazioni di Vincenzo Calcara, ex boss di Castelvetrano (Trapani) che, incaricato di uccidere Paolo Borsellino, decide all’ultimo momento di collaborare con la giustizia, sviluppando col giudice un rapporto di fiducia e di amicizia: <<Poco prima della strage, Borsellino si era appuntato le prossime rivelazioni che avrei poi verbalizzato>>, <<Esiste un grosso collegamento tra la loggia massonica di Castelvetrano, Campobello e Trapani e l’organizzazione mafiosa che milita in quella zona. Infatti il Vaccarino è un massone, e anche l’avv. Pantaleo di Campobello>>.
Degno di nota anche un misterioso viaggio, in cui Vincenzo Calcara porta con se due valigie contenenti cinque miliardi di lire l’una, in macchina da Castelvetrano a Roma. Un viaggio considerato molto credibile dai PM, così come lo stesso pentito Calcara è stato giudicato un collaboratore attendibile da diverse sentenze dei Tribunali di Palermo e di Marsala, in grado di fornire “formidabili riscontri” sul traffico di stupefacenti di Cosa Nostra.
Pare sia stato proprio dalla casa di Francesco Messina Denaro a Castelvetrano che le due valigie avrebbero iniziato il loro viaggio in macchina.
Il PM Luca Tescaroli scrive: <<In quella casa Vincenzo Calcara aveva visto “una delle due valigie aperta e tutta piena di soldi da carte di 100 mila”. Vi erano presenti il maresciallo Donato Giorgio (con il quale era arrivato da Milano), Tonino Vaccarino, l’onorevole Vincenzo Culicchia di Partanna, della Dc, Stefano Cannata, Stefano Accardi, l’onorevole Enzo Leone del Partito socialista, Giuseppe Marotta, Vincenzo Furnari>>. I dieci miliardi sarebbero finiti nelle mani di Roberto Calvi, ma poco dopo sarebbero andati persi. <<Lì fu decisa la sentenza di morte di Calvi – giura Calcara – in una riunione molto tesa, in cui oltre a Bernardo Provenzano erano presenti anche un cardinale, un politico e un uomo della massoneria>>.
Quello di Ferruccio Pinotti si rivela quindi un libro molto esaustivo sull’argomento massoneria, con una cronologia di fatti e intrecci che vanno dalla riunione Torinese del giugno 1945, in cui un gruppo di grandi industriali, tra cui Pirelli, Piaggio ed altri, cercano di decidere i piani per la “lotta al comunismo”, fino ai giorni nostri con l’inchiesta guidata da De Magistris, che chiama in causa una “lobby d’affari” costituita da massoni, politici, imprenditori e funzionari dello stato.
Egidio Morici
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