ferruccio_centonze_al_di_la_della_siepe_di_bosso.pngNella biografia di Daniele Simanella abbiamo menzionato, citando i personaggi della cultura castelvetranese, anche il maestro Ferruccio Centonze a cui nel recente passato è stata intitolata la scuola di teatro comunale.

Una persona che colpiva subito per la sua cultura, la sua modestia, e per quello sguardo profondo dove si potevano leggere gli stati d’animo e percepire le grandi virtù umane, una persona che manca e mancherà non solo ai suoi cari, ma anche a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di calcare le scene con le sue opere.

Nato il 24/11/1917 a Castelvetrano, Centonze si è laureato in Lingue e Letterature straniere, autore del saggio Molière e la sua commedia (1949) nonché curatore per le scuole dei testi di Molière, Daudet e Flaubert. Ha scritto commedie teatrali come Il morto assicurato nel 1954, Chi ha ucciso l’”uomo cane”? (1956), Appena sentirai i dodici tocchi (1958); e una raccolta antologica di commedie dialettali: Lu mortu assicuratu, Li cazzictaùmmuli di Nonnu Matteu, L’uomo che vendeva sogni,La littra di Joe Bastiano, L’antenna smossa, Fidi di sarva e no lignu di varca, Un sonnu stranu.

Ha inoltre pubblicato volumi di narrativa: Storie senza tempo (1972), Le scarpe del soldato Percàuz (1982), La misteriosa storia di Abdia (1988), Il soppalco con la trave smurata (1988).

Altre tappe salienti della vita di questo grande personaggio castelvetranese:
preside di ruolo a.r.; giornalista iscritto all’Albo dal 1952; narratore; drammaturgo, associato alla Siae (Dor) dal 1955 (una ventina di opere teatrali protette). Pitigrilli (Dino Segre) definì la pièce “Il morto assicurato”, “…un lavoro intelligente, originale, captivant e diretto” (da Parigi, maggio 1963). Schivo di presenzialismi e primi piani, Centonze ha riscosso successi e simpatie. Parecchi suoi volumi di narrativa e di teatro riportano storie di guerra, ritorni che provengono da esperienze indimenticabili per avere rivestito il grado di Ten. Colonnello di complemento.

“Al di là della siepe di bosso” è uno dei romanzi che ha dato al maestro Centonze, grandi soddisfazioni. Ambientato nei terribili anni della Seconda guerra mondiale narra di una struggente storia d’amore tra un ufficiale dell’esercito italiano e una giovane donna ebrea. L’amore che li lega è puro e profondo, capace di resistere alle più dure prove imposte dalla situazione storica del momento, facendo sì che la sincerità dei loro affetti elevi quell’amore dalla prosaicità a un livello poetico, quasi etereo.
Gli avvenimenti sono ripercorsi e raccontati dalla memoria ossessionata di Maurizio D’Aragona, il protagonista maschile che non può dimenticare la sua Elisa, dalla quale numerose traversie lo hanno irrimediabilmente separato.

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