STUDENTI UNIVERSITARI SICILIANI ABBANDONATI A SE STESSI E PRIVATI DELLA RAPPRESENTANZA ALL’ENTE CHE GESTISCE I SERVIZI PER IL DIRITTO ALLO STUDIO. ECLATANTE AD ENNA: NOMINA DI UN COMMISSARIO IN VIOLAZIONE DI LEGGE. DA QUI UNA DOMANDA: PERCHE’ LA REGIONE IMPEDISCE AI RAGAZZI DI PARTECIPARE ALLA GESTIONE DI UN ENTE CHE LI RIGUARDA DA VICINO? CHE COSA SI NASCONDE DIETRO QUESTA STORIA?
Nella Sicilia tanto cara a Tomasi di Lampedusa e guidata dal governo della legalità e della trasparenza a parole (i fatti raccontano altro…), può accadere anche ciò che non ti aspetti, e cioè che il diritto allo studio venga ripetutamente calpestato.
Non solo. Succede poi che si stravolga anche l’ordinamento regionale disciplinato dalla legge n.10 del 15 maggio 2000, perché un sottoposto si ritrova ad impartire direttive al diretto superiore, per dirla in gergo…“patruni e sutta”. Insomma, ben venuti tra gli Ersu della Sicilia, gli Enti per il diritto allo studio universitario. Finiti nelle ‘grinfie’ del Governo di Rosario Crocetta, anche con gli Ersu non poteva che finire ‘a bordello’.
Iniziamo col dire che il Governo regionale e l’assessore al ramo, Nelli Scilabra, studentessa universitaria, neghino agli studenti l’accesso alla gestione dell’Ersu di Palermo, Catania e Messina a causa del ripetuto commissariamento degli stessi Enti che ne impedisce la nomina del rappresentante del mondo studentesco.
Ad Enna, poi, la situazione è ancora più complessa dato che va in scena un’anomalia. Nel capoluogo di provincia più alto d’Italia sarebbe stato nominato un funzionario direttivo nella qualità di direttore dell’Ersu, non a seguito di provvedimento emanato dalla dottoressa Anna Rosa Corsello, che ne ha la competenza, ma con atto unilaterale emanato dal Vice presidente del Consiglio di amministrazione.
Tale funzionario non appartiene al ruolo unico della dirigenza, da dove per legge vengono reclutati i dirigenti per gli incarichi apicali. Un paradosso che confermerebbe la reiterazione della violazione delle leggi regionali.
Facciamo un passo indietro per chiarire ruolo e funzione degli Organismi nati per garantire l’accesso degli studenti alla carriera universitaria.
L’Ersu è l’Ente della Regione siciliana che gestisce i servizi per il diritto allo studio destinati agli studenti delle Università di Palermo, Catania, Messina, Enna e, a partire dalla riforma universitaria del 2001, agli studenti del Conservatorio, dell’Accademia di Belle Arti e della Libera Università Maria Santissima Annunziata (Lumsa).
L’ente persegue le finalità stabilite dall’art. 34 della Costituzione che sancisce il diritto allo studio quale diritto a conseguire, per tutti i cittadini, i titoli più alti degli studi, con specifica attenzione per i cittadini svantaggiati economicamente ma che dimostrano impegno negli studi e da una serie di norme nazionali e regionali che regolano il settore universitario.
Secondo quanto previsto dalla normativa regionale, infatti, l’Ersu è struttura intermedia: è, a tutti gli effetti, un Servizio della Regione siciliana. Per il funzionamento sono previsti diversi organi come il Consiglio di amministrazione, i cui rappresentanti vengono nominati, tra gli altri, dagli studenti, dall’assessore regionale all’Istruzione e dal Rettore, il Collegio dei revisori dei conti e la figura del direttore. Quest’ultimo, secondo quanto stabilito dalla legge regionale n.9 del 16 gennaio 2012, viene nominato dal dirigente generale del dipartimento Istruzione e Formazione professionale. E questo, come abbiamo visto, ad Enna non è accaduto.
Sulla vicenda emergono diversi punti oscuri. Intanto il presidente del CdA è scaduto da mesi e la Giunta regionale, che dovrebbe ricevere una proposta di nomina dall’assessore Scilabra, non ha provveduto ad alcuna sostituzione. Di fatto, lasciando ogni potere al vice presidente che, nel frattempo, ha pensato bene di nominare, come già riferito, un funzionario direttivo come direttore dell’Ersu, infrangendo le norme della legge 10/2000 che regolano l’Ordinamento regionale, e la previsione contenuta nella legge n.9/2012 la quale dispone che la nomina del direttore dell’Ersu compete al dirigente generale.
Sulla vicenda ennese,, dicevamo, vi sono in corso accertamenti ed un ricorso. È stata la dottoressa Corsello ad avviare un’ispezione a mezzo dell’Ispettorato provinciale del lavoro di Enna tesa ad accertate la regolarità dell’operato del CdA dell’Ersu in merito alla nomina del direttore. Da tale verifica, sembrerebbe essere emersa la violazione di legge consumata ai danni del dirigente responsabile rimosso per fare spazio al funzionario direttivo ad oggi in carica. Funzionario che, in atto, opererebbe nella responsabilità della funzione pubblica, assumendo impegni senza alcun contratto.
La questione che di per sé appare abbastanza ingarbugliata è stata oggetto di denuncia da parte del sindacato autonomo Cobas regionale alla Corte dei Conti dato che si potrebbe configurare un danno alle ‘casse’ dell’Erario regionale. E, per finire, risulterebbe anche che la dirigente Corsello abbia trasmesso all’Ersu di Enna, da alcune settimane, una nota per sapere se la nomina fosse stata fatta nel rispetto della legge regionale n.10/2000. Nota alla quale pare che nessuno abbia ad oggi risposto.
Peraltro, il dirigente che esercitava la funzione prima della rimozione sarebbe stato autorizzato, dal dirigente generale pro tempore, Ludovico Albert, a svolgere il ruolo di direttore dell’Ersu di Enna fino al dicembre del 2013 e comunque fino alla nomina del nuovo direttore.
Un fatto davvero strano e preoccupante, perché nonostante tutte le segnalazioni, il ricorso depositato dal direttore rimosso, gli atti ispettivi e le note di chiarimento il Governo regionale e, in particolare, l’assessore Scilabra restano silenti. Per quale motivo?
Non stanno meglio le altre sedi Ersu della Sicilia. A Palermo, per esempio, è stato nominato commissario dell’Ente per la terza volta Giuseppe Amodei, attuale dirigente del Servizio gestione interventi per le scuole e Oif al dipartimento regionale Istruzione e Formazione professionale. Uomo che si dice essere molto vicino allo staff dell’assessore Scilabra. A Messina all’Ersu è stato nominato come commissario Lucio Oieni che è di Cefalù come la dottoressa Corsello. Nulla di strano, per carità. Però…
Per tornare al diritto allo studio, è davvero singolare che il commissariamento in Sicilia degli Ersu si protragga per tanto tempo. Quali ostacoli si sarebbero frapposti al rinnovo dei Consigli di amministrazione e dei Collegi dei revisori dei conti? Quali difficoltà starebbe trovando l’assessore Scilabra, studentessa universitaria e quindi vicinissima ai problemi degli studenti, a garantire la partecipazione del mondo studentesco alla gestione dell’Ersu? Si stanno ‘garantendo’ operazioni clientelari che gli studenti non debbono conoscere? E per questo che vengono tenuti fuori?
Altrettanto strano è la perdurante mancata nomina dei direttori degli Ersu, sebbene si fosse tenuto regolarmente un concorso, bandito dall’assessore regionale pro tempore Mario Centorrino, che si fosse stilata una graduatoria definitiva dei vincitori da nominare agli Ersu di Palermo, Catania e Messina. Eppure, inspiegabilmente, la procedura resta bloccata. Perché?
Su questa vicenda del concorso a direttore dell’Ersu, per chiarezza d’informazione, va detto che l’assessore Scilabra, a seguito di un’interrogazione parlamentare all’Assemblea regionale siciliana, a firma dell’onorevole Antonello Cracolici del PD, ha emanato nel settembre scorso una direttiva con la quale ordinava alla dottoressa Corsello di provvedere alla nomina dei direttori degli Ersu nel rispetto del concorso. Spetta, infatti, al dirigente generale del dipartimento Istruzione comunicare al Cda, nel caso in specie al commissario Ersu, l’elenco dei vincitori di suddetto concorso. Ad oggi, però, inspiegabilmente, non sarebbe stato emesso alcun provvedimento da parte della dottoressa Corsello. Perché?
Intanto, i vincitori del concorso hanno fatto ricorso al Tribunale amministrativo regionale della Sicilia (Tar) la cui udienza si è celebrata nel corso del mese di novembre, mentre la sentenza è attesa per le prossime settimane. Chi pagherà?
Dietro l’angolo il solito “danno erariale”. A carico di chi? Non è che, alla fine, pagherà “mamma Regione”, cioè i cittadini siciliani che pagano le tasse?
Se questo è l’esempio di come si difende il diritto costituzionale allo studio in Sicilia, beh, gli studenti universitari della Sicilia è bene che si sveglino un po’. Magari dando la ‘sveglia’ proprio al Governo regionale. Magari alla loro collega assessore regionale…