«Siamo pronti a riaprire ma con l’amara consapevolezza di non riuscire a garantire il futuro dei nostri dipendenti». Giuseppe Rizzuto, titolare insieme alla sua famiglia del ristorante “La Pineta” di Marinella di Selinunte ne è consapevole: «Riapriremo certamente, ma con troppi se e troppi ma». In questo tempo di coronavirus ci sono anche le storie di imprenditori che devono rimettersi in carreggiata. Dopo mesi di chiusura e con le nuove disposizioni governative, la ripresa è una strada tutta in salita. «Sarà dura con questi presupposti», ammette Rizzuto. Da 30 anni la sua famiglia gestisce l’attività a Marinella di Selinunte che, di giorno, è uno stabilimento balneare e di sera un suggestivo ristorante dove mangiare coi piedi sulla sabbia.

La stagione estiva che verrà sarà difficile da affrontare. «Circa il 50% dei clienti che stagionalmente frequentano la nostra struttura sono di provenienza straniera quindi è già possibile fare una stima provvisoria sul calo degli incassi», spiega Giuseppe Rizzuto. «La cosa che più mi preoccupa è affrontare le spese iniziali per riaprire, con la consapevolezza che se la curva dell’epidemia ritornasse a salire, saremo costretti a chiudere nuovamente».

Per rimettersi in moto serve fare la manutenzione, acquistare le merci, assumere il personale. E poi c’è il distanziamento sociale che dovrà essere garantito. Come? «Qualcuno, presumo non del mestiere, ha proposto di installare i pannelli in plexiglass tra un ombrellone e l’altro: è qualcosa di impensabile – spiega Giuseppe – a oggi sappiamo che dovremmo piazzare gli ombrelloni a una distanza di almeno 5 metri l’uno dall’altro. Questo non sarebbe un problema, perché si potrebbe mantenere lo stesso numero di postazioni, occupando più spiaggia rispetto a quella che ci viene concessa. Questo potrebbe essere una soluzione se le istituzioni ci venissero incontro».

Il distanziamento sociale porrà un ulteriore problema. E cioè niente assembramento al bar. «Stiamo pensando di dotare gli ombrelloni con i palmari, in modo tale da gestire le prenotazioni dal banco senza che le persone debbano fisicamente spostarsi, facendo così il servizio direttamente agli ombrelloni», spiega Giuseppe Rizzuto. E in cucina? «Come faremo a gestire il distanziamento sociale tra cuochi e aiuti, in ambienti non grandissimi?», s’interroga Giuseppe Rizzuto.

Altro nodo è quello dei dipendenti. A fronte di un drastico calo degli introiti, sarà necessario rivedere i costi. «Per assicurare il servizio, rispettando le disposizioni governative, dovrei assumere molti più dipendenti tra camerieri e bagnini. Ma come si fa ad assicurargli lo stipendio?». L’appello di Giuseppe Rizzuto è verso le istituzioni: «Non lasciateci soli – dice – noi siamo ben disposti ad assicurare il lavoro ai dipendenti ma sono necessari gli aiuti, anche a partire dagli sgravi fiscali», ha concluso Rizzuto.

Giuseppe Rizzuto

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