Qualcuno dei nostri lettori si sarà, sicuramente, chiesto: «Ma perché CastelvetranoSelinunte.it non ha pubblicato la notizia del suicidio verificatosi a Marinella?». Il fatto è questo: l’altro ieri notte un giovane ha deciso di farla finita a casa sua. Nella mattinata vengono avvertiti i carabinieri, arriva anche il medico legale e il tam tam delle indiscrezioni corre veloce anche sui social. C’è chi arriva finanche a chiedere “Consigli” su Facebook: «Salve a tutti, gira voce a Selinunte che un ragazzo si è suicidato a Castelvetrano. Sapete qualcosa?». A volte sui social c’è chi fa stupide mosse. Ma, come sappiamo, è un mondo senza regole, purtroppo.
I giornali, i giornalisti, però, non sono i social. A differenza di quello che succede lì, chi fa informazione ha una responsabilità, una deontologia professionale e regole da rispettare. La missione di ogni giornale è informare i lettori, dopo aver verificato le fonti. Ogni giorno chi lavora nelle redazioni fa questo, in silenzio, a garanzia di tutti i cittadini.
In questo specifico fatto di cronaca, a differenza di altre testate giornalistiche online che hanno raccontato in prima pagina del suicidio, mettendo nome, cognome e foto del giovane, noi di CastelvetranoSelinunte.it abbiamo deciso di non dare la notizia. E lo abbiamo fatto nel rispetto dell’etica e la deontologia professionale che deve riguardare ogni giornalista.
Del trattare i suicidi (cioè la scelta autonoma di togliersi la vita) sui giornali non c’è una regola precisa che ne pone il divieto («l’Ordine dei giornalisti non ha mai pensato che non si debbano dare notizie di suicidi ma occorre darle con misura e attenzione e soprattutto commisurate al fatto» spiega il giornalista Carlo Bartoli). Ma, negli anni, ci sono stati interventi autorevoli a riguardo. Non per ultimo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dedicato una pubblicazione specifica al tema dell’influenza dei media (ripresa a modello da molti Ordini professionali regionali). La conclusione a cui giunge il rapporto è che «i giornalisti hanno l’obbligo di essere cauti nel riportare i casi di suicidio, bilanciando il diritto all’informazione con il rischio di nuocere».
Sempre l’Oms spiega che «i media giocano un ruolo significativo. In primo luogo, individui vulnerabili possono essere spinti a comportamenti emulativi da notizie concernenti i suicidi […]». Tra le indicazioni date dall’Oms c’è quella di «evitare il posizionamento della notizia in primo piano» e «non divulgare le generalità di chi ha deciso di togliersi la vita e altri particolari che rendano il suicida identificabile».
Ecco spiegato perché non pubblichiamo notizie di suicidi. «Un giornalismo responsabile può essere utile a educare il pubblico e può incoraggiare le persone a rischio a chiedere aiuto» spiega ancora Carlo Bartoli (autore di “L’ultimo tabù: giornalisti, blogger e utenti dei social media alle prese con il suicidio), «Se il social ha una capacità intrinseca di moltiplicazione delle fonti e quindi offre a ciascuno la possibilità di proporsi quale protagonista di un evento eclatante, è anche possibile constatare come i social non possano generare un’influenza particolarmente forte, in ambito emulativo, senza la sponda, il rimando, l’amplificazione dei media tradizionali». Da qui la responsabilità che riguarda l’intera redazione di un giornale.
AUTORE. Max Firreri
Egregio direttore, non sono d’accordo con lei perché le notizie dovrebbero essere tutte pubblicate senza essere influenzate da appartenenza politica, religiosa o da emotività caratteriale
Gentile signore,
rispondo al suo commento spiegandole il motivo del perché le notizie dei suicidi non vanno date, se non per casi davvero eccezionali (cioè di rilevanza sociale). Dal suo commento immagino proprio che ha letto in maniera distratta quanto ho scritto nel mio pezzo e, quindi, qui Le spiego – brevemente – le ragioni.
Le notizie sui suicidi non si pubblicano perché si possono prestare facilmente a emulazione. Non c’entrano, quindi, motivazioni legate ad appartenenze politiche, religiose e, finanche, emotività caratteriali. Nulla di tutto questo, ma solamente la delicatezza e l’attenzione massima quando si tratta di suicidi.
Sul fatto che, secondo lei, “le notizie dovrebbero essere tutte pubblicate…” non mi trova d’accordo. La funzione del giornalista è anche quella di saper scegliere, valutare, filtrare, verificare le fonti. Il nostro mestiere, come quello di qualsiasi altro in cui c’è l’obbligo di iscrizione a un Ordine professionale, si muove dentro regole ben precise. Non siamo liberi di fare ciò che ci piace. Soprattutto se si lede e si offende la dignità degli altri, travalicando il diritto di cronaca che è sacrosanto.
Cordiali saluti.
Max Firreri