anita garibaldiDONNA ANITA: Son venuta in questa piazza,
se il dottore non si incazza,
son venuta a consegnare
il permesso per ballare.

SINDACO: mille grazie alla madama,
ma di concession veruna
abbisogna il mio mandato popolar legittimato.
Della piazza son padrone,
ve lo dico con le buone,
ad andarvene v’invito,
chè m’ha eletto un plebiscito.

DONNA ANITA: non cianciar di plebiscito,
questa piazza a mio marito
era stata intitolata
e un villan gliel’ha scippata.
Questa grande sofferenza
a Peppino diè impotenza,
trasformando me infelice
in colei che piange e dice,
ma che proprio in nessun modo
già da tempo batte un chiodo.

SINDACO: ma madonna, o dei immortali,
dei doveri coniugali
mi attribuite violazione
come se fossi il padrone
di guidare il fiero brando
di colui ch’ebbe il comando
di soldati a mille a mille
provocandovi scintille!
Se ora Beppe non vi brama,
segno è che meno v’ama!

DONNA ANITA: voi errate,mio signore,
ve lo dico con fervore,
con potente convinzione:
gli è rimasta la minzione;
per il resto più non serve,
mentre in me l’ormone ferve!

SINDACO: sono tanto dispiaciuto,
ma io non ho provocato
la mancanza di libido
del vostro signor marito.

DONNA ANITA: io vi ho esposto solo i fatti;
dico – ohè! Ma siamo matti?
Prima di questa disfatta
ero moglie soddisfatta,
colpa vostra è questa qua,
se Peppin non ce la fa.

SINDACO: ma non sono stato io,
testimone m’è il buon Dio!
Ve lo giuro sul mio onore:
colpa è d’un professore,
senza ch’io fossi presente
cambiò inopinatamente
il nome di questo sito
ch’era di vostro marito.

DONNA ANITA: affè mia, corpo di Bacco!
Ma non fatemi il vigliacco,
questo oscuro professore
ora qui fa l’assessore,
nella giunta oggi egli vive
come il sol che legge e scrive.

SINDACO: e va bene, per creanza
questa chiara circostanza
in fè mia non so negare.
Come posso rimediare?
Posso fare qualche cosa
che vi renda paga sposa?

DONNA ANITA: mio signore, a mio parere,
voi dovreste provvedere,
come primo cittadino,
sostituendovi a Peppino,
appagando le mie voglie,
finchè lui non me le toglie.

SINDACO: mia signora, la richiesta
mi confonde un po’ la testa:
son cattolico osservante,
son marito diligente,
non pensai giammai sul serio
di commettere adulterio.

DONNA ANITA: il problema provocato,
signor mio, va riparato,
porterà un po’ di pazienza
vostra candida coscienza
e mettete un po’ d’impegno:
donna son, non sono legno!

SINDACO: mi chiedete un intervento
che il poter che rappresento
non mi ha mai qui consentito,
poiché sono coniugato.
S on cattolico, cristiano,
sono santo, son romano,
m’è proibito fornicare
con chi vuole sovvertire
il potere costituito
sostituendomi al marito,
ma vi posso consegnare
una lista da osservare;
sceglierete un candidato
che sarà poi nominato,
vi darà soddisfazione
contro il solito gettone.

DONNA ANITA: proponetemi la lista
e il migliore scenda in pista,
ma fin d’ora qui v’avverto,
vantaggioso sia il concerto:
da par mio sarà accettato
solo quello più adeguato.

SINDACO: ascoltate questi nomi,
sono quasi tutti buoni;
allorquando avrete udito
solo quello più gradito,
io da voi verrò fermato
sopra quello nominato;
mi direte voglio questo
e il potere farà il resto.

DONNA ANITA: sono pronta sto ascoltando
ma vi avverto di rimando
che Peppino, storia oscura,
pur dei Mille aveva cura.

SINDACO: siate saggia e meno stolta:
i problemi uno alla volta.

-Bonsignore?
-è cacciatore.
Alla prima discussione
piglierà lo schioppettone!

– Santo Sacco?
– troppo colto,
rischierei di non capire,
tanto aulico è il suo dire!
– l’assessor Felice Errante?
– Signor mio sarei raggiante,
ma già un biondo l’ho provato,
preferisco un altro stato!

-L’avvocato Sammartano?
– troppo a destra e troppo strano,
– e poi è di seconda mano!
– Che vi pare di Lo Piano?
– Non lo voglio un sacrestano
– Vi pigliate Enzo Cafiso?
– Voglio un tipo più deciso!
– Il dottore Perricone?
– Non mi piace è un po’ cafone!
– L’assessore Tavormina?
– Come uomo si avvicina
– L’architetto Calamia?
– Me tapina, mamma mia!
– Che vi piace il bel Barresi?
– Meglio digiunar per mesi!
– E pigliatevi Calcara!
– Una sorte meno amara?
– Ci sarebbe il segretario…
– Mettilo sul calendario, attaccato alla parete chè la faccia ci ha da prete
– Lo volete il presidente?
– Mah mi pare un po’ pesante, un modello impegnativo: c’è qualcosa di più estivo?
– Vi interessa un senatore? È un modello dell’altr’anno…ma coi prezzi che si fanno…
– Signor mio non m’ha imbrogliato ei non è che un avvocato
– Ma una volta scongelato….
– Se è scaduto va buttato
– E vi piace il bel Triolo?
– Mi venisse un orzaiolo!
– L’assessore Enrico Adamo?
– Vi confesso che non l’amo.
– E Silvestro von Pisciotta?
– Era meglio la ricotta
– ma i suoi cari genitori
– non furon saggi signori
– Gradireste un onorevole?
Di sicuro ragguardevole!
– Vi confesso che il buon Vito
– non l’ho punto preferito,
– troppo tronfio e padreterno
– per mezz’ora di governo!
– Posso suggerir Guarino?
Troppo dandy Robertino!
Tutto quanto va firmato,
lo vedete è un po’ sfigato,
voi ci siete affezionato,
ma un po’ meglio va osservato.
– E l’Alessandro Quarrato?
– Un po’ troppo s’è ingrassato
– Lo volete Bonagiuso?
– Vorrei un tipo meno chiuso
– Piero D’angelo v’aggrada?
– Un somaro con la biada!
– Lo volete un comandante?
Ce n’è uno interessante,
un aitante giovincello
che di nome fa Marcello.
– Troppo alto e troppo bello,
non mi sento di arrivare
a codesto eccelso altare.
– IL commissario Casiglia?
– Tiene l’occhio della triglia!
– E il dottor Paolo Natale?
– Oh mio Dio mi sento male!
– Salvatore Ingrasciotta?
– Che faccia di mela cotta!
– Ed il buon Peppe Curiale?
– Vola via col Fortunale!
– Su Mistretta ci ha un parere?
– Ha bisogno d’un clistere!
– Il consigliere Caruso?
– Fuori moda e fuori uso!
– E l’autista Bongiovanni?
– Ma si metta nei miei panni!
– Vincenzo Mezzobiglietto?
– Se lo porti al gabinetto!
– L’ingegnere Ampolilla?
– Peggio di una camomilla!

SINDACO: Quasi non mi sembra vero:
Io vi do un paese intero,
E non c’è bello, non c’è mostro
Che qui faccia al caso vostro!
O Peppino è insostituibile
O voi siete incontentabile,
Esigente e capricciosa
Come ogni buona sposa!

ANITA: voglio chiaramente dire
che continuo a preferire
vostra dignità regale
dentro al talamo nuziale.

SINDACO: e va bene v’accontento
ma facciamo in un momento;
sono punto lusingato
d’essere stato preferito,
ma che non sia risaputo
dalla chiesa o dal partito.

ANITA: vi do ampia garanzia
della discrezione mia.
Cercherem tosto un bel posto
che sia comodo e nascosto.

PRESENTATORE: Ma dei Mille che mi dice?

SINDACO: per i Mille mando il Vice!

Anna Gelsomino
AUTORE.