Mala tempora currunt, e dunque, secondo Valentina Sereni, presidente di Gherush92, una organizzazione di ricercatori e professionisti che svolge progetti di educazione allo sviluppo e ai diritti umani, accreditata presso l’ONU, la Divina commedia sarebbe profondamente offensiva, razzista, antieducativa.
Il capolavoro di uno dei più grandi geni dell’umanità andrebbe per questo espunto dai programmi scolastici, perché sarebbe antisemita, omofono e islamofobo. Poco importa se la Commedia è stata tradotta in tutte le lingue del mondo, arabo compreso, ed è un’opera universalmente apprezzata.
La traduttrice persiana Farideh Mahdavi-Damghani, che da anni vive a Ravenna e che ha curato l’edizione in parsi sia de La vita nova sia della Divina Commedia, ha dichiara «La gente in Persia non conosceva Ravenna, non sapeva che è la città in cui è sepolto Dante, ma vedendo tutto quello che io amo fare per questa città, leggendo le mie traduzioni, il pubblico persiano ora conosce Ravenna. C’è questo paradosso: siamo lontani dal punto di vista culturale, ma nello stesso tempo siamo molto vicini: le credenze sulla famiglia, sull’emotività, sull’amore per la poesia e la letteratura, cose primordiali che forse per altri paesi hanno minore importanza, sono molto simili in Italia e in Persia. Quindi si può dire che gli italiani somigliano ai persiani».
Ciò non ostante, da un certo punto di vista, l’ineffabile Valentina può stare tranquilla, giacché sono sempre di meno i docenti che fanno studiare ancora il “Padre Dante” – come affettuosamente lo chiamava la Merini – o quelli che, come me, pretendono addirittura – audite, audite – che alcuni canti siano imparati a memoria!Insomma, nonostante il successo mediatico della lectura Dantis di Benigni – una lettura che, sia detto per inciso, fece venire il voltastomaco a Zeffirelli – le quotazione del “Ghibellin fuggiasco” sono da tempo in evidente ribasso. Eppure, io sono tra quelli che ritengono, anche a settecento anni dalla sua composizione, che il capolavoro dantesco può ancora parlare agli uomini del 2012, ed in fondo è lo stesso Dante a spiegarlo, in una lettera indirizzata, insieme al Paradiso, a Cangrande della Scala. Dunque, l’Alighieri chiarisce al suo benefattore perché ha scritto la Commedia, affermando che lo ha fatto per scuotere i viventi dalla condizione di miseria, di peccato, di tristezza, e accompagnarli alla felicità e alla beatitudine.
AUTORE. Francesco Saverio Calcara
Mirabile e apprezzabilissima spiegazione del contenuto della Divina Commedia, si apprende molto del significato della stessa attraverso questa spiegazione. Ma, potrebbe gentilmente prof.Calcara, spiegare perche’ la traduttrice persiana lo accusa di omofobia e razzismo? grazie.
Gentile Signora Mirella, intanto vorrei precisare che l’accusa a Dante non proviene dalla traduttrice persiana, ma da questo fantomatico istituto accredidato presso l’ONU e, segnatamente, dalla dott.ssa Valentina Sereni. Le accuse a Dante derivano da una lettura decontestualizzata di alcuni canti dell’Inferno, in particolare, l’accusa di antisemitismo partirebbe dall’analisi del canto XXXIV, dove compare Giuda come una persona falsa per antonomasia, traditore. Per quanto concerne l’Islam, nel canto XXVIII dell’Inferno, Dante descrive le orrende pene che soffrono i seminatori di discordie, cioè coloro che in vita hanno operato lacerazioni politiche, religiose e familiari. Maometto è rappresentato come uno scismatico e l’Islam come una eresia. Al Profeta è riservata una pena atroce: il suo corpo è spaccato dal mento al deretano in modo che le budella gli pendono dalle gambe. La teoria di un Dante omofobo viene, invece, estratta dal girone dell’Inferno dove compaiono coloro che ebbero rapporti “contro natura”, i sodomiti, condannati a non fermarsi, correndo sotto una pioggia di fuoco. Conme giustamente ha chiosato il Corriere, la colpa di Dante sarebbe quella di ragionare come un uomo del Basso Medioevo e non come una persona della nostra epoca. Ma la domanda è: condanniamo anche il ser Ciappelletto di Boccaccio, l’ omosessuale malvagio che più non si può? E che fine farà Shakespeare, il cui pregiudizio sui Mori non è mai mascherato? E Cicerone, Orazio, Seneca e Sant’ Agostino, tutti più o meno terrorizzati dal proselitismo ebraico («barbara superstitio»)? In realtà, la richiesta di Gherush92 rivela la pochissima fiducia negli insegnanti (non sarà razzismo anche questo?), che sarebbero incapaci di comunicare una banalità: la distanza che ci separa dalla cultura del passato. Avvicinare Dante a noi, depurandolo, sarebbe un imperdonabile peccato di antropofobia…
Cordialità.
Egr. prof. Calcara, grazie per il cortese chiarimento.Mi viene da fare una considerazione. .Nella Divina Commedia Dante opera una rappresentazione dell’oltretomba in forma allegorica e immaginaria, perfettamente aderente alla visione che la chiesa cattolica aveva del mondo nel mediovevo e Dante, uomo del suo tempo, non puo’ che aderire a questa visione. Non regge dunque l’accusa che gli si rivolge perche’ si ignora questa elementare considerazione. Piuttosto e’ la chiesa cattolica che rimane, tetragona in posizioni ormai insostenibili e se da un lato ha rinunciato alle guerre teologiche aprendosi all’ecumenismo, dall’altro continua a considerare peccato l’omosessualita’ oggi come appunto nel medio evo. Mi piacerebbe sapere la sua opinione sull’oscurantismo imperversante nella chiesa cattolica . Saluti.
Bene, prof. Calcara, io la penso esattamente come Lei. E condivido quanto scritto dal Corriere, cioè che Dante ragionava come un uomo del basso Medio Evo. Ma allora basta con stà camurrìa che mi sento ripetere dai tempi della scuola circa la presunta ‘attualità’ di Dante. Dante non è affatto attuale, e non lo è il suo pensiero. Fu un uomo del suo tempo. Un geniale uomo del suo tempo, di un genio che può essere esaltato tutt’ora. Ma un genio medievale. Ho assistito ad esami di maturità ove si approvavano gli studenti che definivano Dante attuale e correggere quelli che consideravano attuale Pirandello.. Quanto alla Sereni un conto è evidenziare certi aspetti del pensiero dantesco, un conto proporre censure…questo sì che sarebbe un ‘ragionamento’ da Medio Evo!
Caro Valenziano, ritengo Dante sempre attuale, come è attuale chi conosce l’animo umano. E’ chiaro che il contorno è quello del suo tempo, ma l’uomo rimane sempre tale.
Viva Dante, e viva la nostra letteratura, linfa vitale del nostro sentimento e vivida luce della nostra libertà di pensiero.
Luigi
Gentile signora Mirella, lei pone una questione molto delicata che, come lei capirà, non può essere discussa in questa sede. Oggi, il catechismo della Chiesa Cattolica non condanna in sé la condizione omosessuale ma, come tutti gli atti sessuali compiuti al di fuori del matrimonio, il suo esercizio concreto. Ovviamente altra cosa è la pratica pastorale che tiene conto anche delle situazioni soggettive. C’è un dibattito aperto da tempo e, in tal sesno, se è intertessata all’argomento, le consiglio un testo pionere, pubblicato da un gesuita americano con tanto di imprimatur: John J. Mc Neill, La Chiesa e l’omosessualità, Mondadori.
Cordialità.
@prof. Calcara: seguendo il suo ultimo ragionamento la Chiesa Cattolica dovrebbe allora, per coerenza, ammettere le nozze tra gli omosessuali…
Ovviamente l’unico matrimonio che la
Chiesa ammette ė quello tra un uomo e una dona in quanto è il solo legame aperto potenzialmente alla vita. Per il resto, come dicevo, esiste un interessante dibattito sull’etica sessuale anche in campo cattolico.