Viviamo da troppo tempo in una cultura narcisistica, dove la tv si spende quasi sempre nell’elogio della superficie, presentando sostanza e profondità come sinonimi di noia e pesantezza; dove il consumo del bene materiale è l’unico sentiero verso la felicità; dove la vecchiaia viene trasformata in una malattia da combattere col silicone e dove il fascino della celebrità sembra davvero al di sopra di ogni cosa.
“Consumare” è il verbo principale che è stato fatto proprio dal Paese.


“Azienda Italia” ormai è un termine che non scandalizza più nessuno. Dopo tangentopoli, gli italiani, sempre più stanchi di vivere in una nazione che non funzionava, hanno provato a farsi governare da un ricco imprenditore.
La trasformazione aziendale del Paese ha avuto i naturali effetti collaterali legati ad un nuovo sistema fondato sulla capacità di convincere gli altri ad acquistare un prodotto, con una fisiologica “confusione” tra l’azienda Italia e le aziende personali del nuovo premier. Una situazione in cui l’imperativo categorico del produrre ha di fatto soppiantato altri valori, come l’impegno, l’integrità e la dignità, che peraltro sono sempre stati in bilico anche nei profili dei governi precedenti.
Nell’attuale società narcisistica, la fusione tra potere pubblico e impero privato è una miscela esplosiva, in grado di rendere onnipotente chi la detiene.
Nel caso del nostro premier è legittimo chiedersi se questa corrodente onnipotenza, abbia potuto produrre dei danni alla sua personalità.

Luigi Cancrini, presidente del Centro Studi di Terapia Familiare e Relazionale, ha già affermato che Berlusconi, affetto da un narcisismo patologico, non sarebbe padrone dei suoi comportamenti.
Qualcuno ha obiettato che si tratta dell’ennesimo attacco e che le diagnosi non si fanno guardando il paziente in tv ed estrapolando alcuni suoi comportamenti. Vero, anche se la quantità di informazioni pubbliche, così numericamente e qualitativamente significativa, fornisce più di un motivo per considerare l’obiezione quanto meno pretestuosa.


Ma che cos’è il disturbo narcisistico di personalità?
Senza addentrarci in complicate argomentazioni psicodinamiche, possono sicuramente essere d’aiuto i criteri diagnostici del DSM (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders), che descrive il disturbo come un quadro pervasivo di grandiosità e mancanza di empatia, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:

1) ha un senso grandioso di importanza (per esempio esagera risultati e talenti, si aspetta di essere notato come superiore senza un’adeguata motivazione)
2) è assorbito da fantasie di illimitati successo, potere, fascino, bellezza, e di amore ideale
3) crede di essere “speciale” e unico, e di dover frequentare e poter essere capito solo da altre persone (o istituzioni) speciali o di classe elevata
4) richiede eccessiva ammirazione
5) ha la sensazione che tutto gli sia dovuto, cioè, la irragionevole aspettativa di trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative
6) sfruttamento interpersonale, cioè, si approfitta degli altri per i propri scopi
7) manca di empatia: è incapace di riconoscere o di identificarsi con i sentimenti e le necessità degli altri
8) è spesso invidioso degli altri, o crede che gli altri lo invidino
9) mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi

Il manuale, testo di riferimento di tutta la diagnostica psichiatrica, è stato redatto da una commissione di esperti nominata dall’Associazione Americana dei Psichiatri.
Comunisti anche loro?

Egidio Morici
www.500firme.it

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